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Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione: la Depressione Dissociativa

Depressione Dissociativa e Dissociazione: i Disturbi Dissociativi nella Depressione

Nel vasto panorama dei disturbi psicologici e della salute mentale in generale, la depressione è spesso considerata una delle sfide più comuni, ma ciò che molti non sanno è che può assumere molte forme, alcune più elusive e complesse di altre. Una di queste forme è la depressione dissociativa, un fenomeno dove la depressione e la dissociazione si intrecciano in un complicato balletto mentale, lasciando chi ne soffre in uno stato di confusione e smarrimento.

Come è accaduto per la schizofrenia, i precedenti sottotipi di disturbo depressivo, come i tipi endogeno, reattivo, nevrotico, ritardato, agitato e ansioso, hanno perso popolarità nel corso degli anni. La depressione maggiore, che rappresenta il quadro completo del disturbo depressivo, e il disturbo distimico, come tipo più lieve e piuttosto cronico di quest’ultimo, sono stati introdotti per sostituire i precedenti. Tuttavia, nonostante il concetto piuttosto vago di disturbo distimico, non tutte le depressioni “maggiori” sono uguali. Infatti, la depressione può essere il percorso finale comune di diversi disturbi psichiatrici. Questo articolo si occupa di un potenziale sottotipo di disturbo depressivo che è stato teorizzato dall’autore Vedat Sar.

Questo nuovo concetto introdotto da Sar, la depressione dissociativa, si differenzia dalla depressione primaria per sintomatologia, decorso e risposta al trattamento. Essendo legata alla traumatizzazione nell’infanzia, la depressione dissociativa tende a essere cronica ed è solitamente classificata come resistente al trattamento a causa della sua risposta limitata agli interventi biologici.

La psicoterapia incentrata sul trauma e mirata alla psicopatologia dissociativa porta a risultati positivi. Tuttavia, questi pazienti sono solitamente sottotrattati in termini di psicoterapia efficace e diventano destinatari di prescrizioni di antidepressivi a lungo termine. L’introduzione del concetto di depressione dissociativa viene proposta per facilitare l’identificazione di questo ampio gruppo di pazienti che soffrono della loro condizione “senza nome” dal punto di vista della psichiatria ufficiale.

La dissociazione può anche essere intesa come un meccanismo di difesa del nostro cervello contro il trauma o lo stress e può manifestarsi in vari modi: distacco dalla realtà, sensazione di estraneità da sé stessi o dall’ambiente circostante, e persino la perdita di memoria. Quando si combina con i sintomi depressivi, come la tristezza pervasiva, la mancanza di interesse o piacere nelle attività quotidiane, e la fatica cronica, il quadro clinico diventa più complesso e sfuggente.

Questo articolo si propone quindi di esplorare in profondità la natura della depressione dissociativa, analizzando come i sintomi dissociativi si intrecciano con quelli della depressione, come influenzano la vita quotidiana di chi ne soffre, e quali sono le opzioni terapeutiche disponibili.

Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione
Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione

Contenuti

Tipi di Dissociazione

Esistono diversi tipi di dissociazione che possono essere distinti sulla base della loro funzione adattiva e del livello di compromissione che determinano:

  • Processi dissociativi non patologici: sono parte del normale funzionamento mentale quotidiano, come quando una persona è assorta nei propri pensieri o compie azioni in modo automatico. Queste forme di dissociazione consentono di alternare stati mentali diversi in modo funzionale.
  • Disturbo dissociativo dell’identità: si caratterizza per la presenza di due o più identità o stati della personalità distinti all’interno della persona. C’è una discontinuità nel senso di sé e nel comportamento, con incapacità di ricordare informazioni personali importanti.
  • Fenomeni di distacco: includono esperienze di depersonalizzazione, in cui la persona si sente distaccata dal proprio corpo e dai propri processi mentali, e di derealizzazione, in cui l’ambiente esterno appare strano e irreale. Vi è una sensazione di estraneità da sé e dal mondo.
  • Fenomeni di compartimentazione: comprendono amnesia dissociativa, in cui vi sono vuoti di memoria per eventi stressanti, interruzioni del controllo motorio e alterazioni della percezione corporea come nel disturbo di conversione. Parti di esperienze personali appaiono separate e non integrate.

La dissociazione, se persiste in modo cronico, può diventare fonte di disagio e interferire con il normale funzionamento della persona. La valutazione del tipo e del livello di dissociazione risulta quindi cruciale ai fini diagnostici e terapeutici.

Funzioni della Dissociazione

La dissociazione svolge una importante funzione difensiva e adattiva in risposta ad eventi traumatici o a emozioni intollerabili. In situazioni di grave minaccia, il distacco dissociativo protegge la persona dagli aspetti emotivamente sconvolgenti dell’esperienza, consentendo di mantenere un comportamento adattivo e funzionale.

La dissociazione permette così di preservare un senso di continuità e integrità del Sé a fronte di circostanze altrimenti travolgenti.Tuttavia, se la dissociazione persiste a lungo termine anche quando il pericolo è cessato, può diventare disadattiva e fonte di disagio psicopatologico. I ricordi traumatici non adeguatamente elaborati possono riemergere sotto forma di flashback e sintomi intrusivi, mentre il distacco emotivo cronico compromette la capacità di provare emozioni positive e di entrare in relazione con gli altri.

Numerosi studi confermano che la dissociazione è frequentemente correlata a esperienze traumatiche, soprattutto quando queste si sono verificate durante l’infanzia ad opera di figure di accudimento. Bambini esposti a gravi forme di maltrattamento sviluppano strategie dissociative per far fronte a emozioni intollerabili generate da abusi ripetuti.

Tuttavia il legame non è sempre diretto o lineare. Possono intervenire fattori di resilienza individuale, di supporto ambientale e trattamenti efficaci.

In sintesi, la comprensione delle funzioni adattive della dissociazione e della sua correlazione con eventi avversi risulta centrale sia per spiegare molte psicopatologie, sia per impostare interventi clinici mirati a rielaborare adeguatamente i vissuti traumatici alla base dei sintomi dissociativi.

Manifestazioni Cliniche della Dissociazione

I manuali diagnostici DSM-5 e ICD-11 descrivono diversi disturbi caratterizzati da sintomi dissociativi quali amnesia, depersonalizzazione, derealizzazione, identità frammentata.

Nel DSM-5 i disturbi dissociativi sono solo 3 e includono: disturbo dissociativo dell’identità, amnesia dissociativa, disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.

L’ICD-11 categorizza i disturbi dissociativi in: Disturbo neurologico dissociativo, Amnesia dissociativa, Disturbo da trance, Disturbo da trance da possesso, Disturbo dissociativo dell’identità, Disturbo dissociativo parziale dell’identità, Disturbo da depersonalizzazione-derealizzazione, Altri disturbi dissociativi specificati.

Distacco: depersonalizzazione, derealizzazione, intorpidimento emotivo

I fenomeni di distacco comprendono vissuti di depersonalizzazione, in cui la persona ha la sensazione di essere distaccata dal proprio corpo e dai propri processi mentali, e derealizzazione, in cui l’ambiente esterno appare strano, distante, irreale. Vi è inoltre una riduzione del coinvolgimento emotivo, con sensazione di intorpidimento affettivo. Questi sintomi riflettono una dissociazione della coscienza di sé e della realtà circostante.

Compartimentazione: amnesia, interruzioni del controllo, conversione

I fenomeni di compartimentazione includono amnesia dissociativa, con incapacità di ricordare eventi stressanti, interruzioni del controllo motorio e sensoriale come nei disturbi di conversione, e compartimentazione di parti di sé o dell’esperienza. Si ha una mancata integrazione di processi mentali e funzioni fisiche che normalmente sono sotto controllo cosciente.

Dissociazione psicoforme e somatoforme

Il modello di dissociazione strutturale postula una connessione tra sintomi fisici medicalmente inspiegabili, trauma e dissociazione. Si è soliti ricorrere ad una distinzione tra sintomi fisici e sintomi psichici nella dissociazione, sebbene entrambi i tipi di sintomi riflettano un’eziologia mentale (traumatogena) simile.

  • Dissociazione psicoforme: comprende sintomi come amnesia dissociativa, depersonalizzazione e frammentazione dell’identità. Esempi di dissociazione psicoforme sono l’amnesia per eventi traumatici, gli stati di trance, il disturbo dissociativo dell’identità.
  • Dissociazione somatoforme: comprende sintomi come analgesia, anestesia, dolore e perdita della funzione motorie. Questi sono considerati “ricordi” fisici legati al trauma. Esempi di dissociazione somatoforme sono la perdita sensoriale o motoria, l’anestesia, le crisi non epilettiche.

Correlazioni con diversi tipi di trauma

Studi preliminari suggeriscono una correlazione tra diversi tipi di trauma infantile e dissociazione somatica vs psicologica:

  • Traumi da incuria (trascuratezza) → dissociazione somatica
  • Traumi intrusivi (abusi) → dissociazione psicologica

Sia nella depressione che in altri disturbi possono essere presenti entrambe le forme, anche se prevalenti in quadri differenti.

Il Modello TRASC della Dissociazione

Il modello dei disturbi dissociativi legati al trauma (TRASC) proposto da Frewen e Lanius si focalizza sul ruolo centrale delle alterazioni della coscienza in risposta ad eventi traumatici, sia acuti che cronici.

Secondo questo modello, la dissociazione rappresenta una risposta difensiva messa in atto dall’individuo per far fronte a minacce percepite come ineluttabili e intollerabili. Di fronte a tali minacce, si attivano cambiamenti neurobiologici che portano ad alterazioni in quattro dimensioni chiave della coscienza:

  • Senso del tempo (es. distorsioni temporali, flashback)
  • Pensiero (es. stati di trance, assorbimento)
  • Corpo (es. depersonalizzazione, anestesia)
  • Emozioni (es. intorpidimento affettivo, labilità emotiva)

I diversi disturbi dissociativi e post-traumatici possono essere concettualizzati come pattern specifici di alterazione in una o più di queste dimensioni della coscienza.

Ad esempio, nel PTSD prevalgono tipicamente intrusioni traumatiche e iperattivazione emotiva. Nel disturbo dissociativo dell’identità, sono più marcate la compartimentazione di stati mentali differenti e l’amnesia.

TARSC e Disturbi Comorbili

Il modello TRASC può essere applicato per comprendere le basi comuni di diversi disturbi psicopatologici frequentemente associati a esperienze traumatiche.

Nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD) prevalgono tipicamente alterazioni nella dimensione temporale, con intrusioni traumatiche e rivissuto come se l’evento si stesse ripresentando nel qui e ora. Vi possono essere anche alterazioni nella dimensione emotiva, con iperattivazione emotiva e intensa riattività fisiologica ai trigger.

Nella depressione possono prevalere alterazioni nella dimensione temporale, con una sensazione di “blocco” e fissazione sul passato doloroso, e nella dimensione emotiva, con intorpidimento affettivo, incapacità di provare emozioni positive e sensazione di vuoto interiore.

Nel disturbo borderline di personalità possono essere particolarmente compromesse la dimensione corporea, con comportamenti autolesivi, e la dimensione emotiva, con intensa instabilità affettiva.

Questa concettualizzazione multidimensionale del trauma evidenzia come diverse psicopatologie possano derivare da alterazioni specifiche ma interconnesse delle dimensioni fondamentali dell’esperienza cosciente di Sé. Ciò ha implicazioni per impostare trattamenti integrati che affrontino in modo globale gli effetti traumatici sulla persona.

Trauma e Dissociazione

Il trauma, soprattutto quando sperimentato nelle fasi precoci dello sviluppo, è riconosciuto come un importante fattore di rischio per la depressione.

Numerosi studi hanno dimostrato che le esperienze stressanti infantili aumentano la vulnerabilità a sviluppare episodi depressivi, sia nell’infanzia che nell’età adulta.

In particolare, maltrattamenti, abusi e trascuratezza durante l’infanzia sono associati ad un esordio più precoce della depressione, ad un decorso più grave e cronico, ad una maggiore comorbilità con altri disturbi e ad una minore risposta ai trattamenti. I meccanismi alla base di questa relazione sono complessi e coinvolgono fattori biologici, psicologici e sociali.

Dal punto di vista neurobiologico, il trauma infantile induce alterazioni permanenti nei sistemi di risposta allo stress, in particolare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con conseguente ipersensibilità agli eventi stressanti in età adulta. Anche la neurotrasmissione serotoninergica appare compromessa.

Psicologicamente, il trauma può portare allo sviluppo di schemi disfunzionali negativi su di sé, modelli di attaccamento insicuro e difficoltà nella regolazione emotiva, tutti fattori di rischio per la depressione. Il trauma infantile è associato anche a stili di coping disadattivi come l’evitamento.

Socialmente, le esperienze avverse precoci aumentano la probabilità di ulteriori eventi stressanti nel corso della vita, perpetuando la vulnerabilità individuale.

Valutazione della Dissociazione: Strumenti per la valutazione della dissociazione

Esistono diversi strumenti self-report per valutare la presenza e la gravità dei sintomi dissociativi in popolazioni cliniche e non cliniche.

Tra i più utilizzati vi sono la Dissociative Experiences Scale (DES), la sua versione breve DES-T, la Multiscale Dissociation Inventory (MDI) e l’intervista diagnostica strutturata Dissociative Disorder Interview Schedule (DDIS) per i disturbi dissociativi del DSM-5

La DES è una scala di 28 item che valuta la frequenza di esperienze dissociative nella vita quotidiana. Ha dimostrato buone proprietà psicometriche ed è ampiamente utilizzata nella ricerca sulla dissociazione. La versione breve DES-T con 8 item è utile per uno screening rapido della dissociazione patologica.

La MDI è una scala di 30 item che valuta più specificamente la presenza di sintomi dissociativi clinicamente rilevanti. Ha sei sottoscale: disimpegno, depersonalizzazione/derealizzazione, costrizione emotiva, disturbi della memoria, disturbi dell’identità. Un punteggio ≥20 indica dissociazione patologica.

Screening nei pazienti con depressione

Dati gli elevati tassi di comorbidità tra depressione e dissociazione, è raccomandabile effettuare uno screening di routine con strumenti self-report come DES-T o MDI nei pazienti con disturbi depressivi. Ciò consente di identificare la presenza di sintomatologia dissociativa clinicamente significativa che potrebbe richiedere specifici interventi terapeutici.

Depressione Dissociativa

La depressione dissociativa è stata proposta come un sottotipo depressivo caratterizzato da peculiari caratteristiche di decorso, sintomatologia e scarsa risposta ai trattamenti farmacologici standard.

L’esordio dei sintomi depressivi nella depressione dissociativa è descritto come precoce, talvolta già nella prima infanzia, con un’età di insorgenza inferiore rispetto agli altri pazienti depressi.

Prevalenza della depressione dissociativa

La dissociazione è definita come un’interruzione delle funzioni mentali solitamente integrate che riguardano la memoria, la coscienza, l’identità, le emozioni, la consapevolezza del corpo, la percezione di sé e dell’ambiente e le capacità sensomotorie. I disturbi dissociativi cronici complessi, come il disturbo dissociativo dell’identità (DID), sono sempre più considerati sindromi post-traumatiche strettamente correlate all’abuso e/o all’abbandono infantile.

Quasi tutti i pazienti con disturbi dissociativi gravi e cronici, come il DID e le sue forme sub-soglia, sono cronicamente depressi. Ciò significa che tra i pazienti con depressione cronica è vero anche il contrario.

In particolare, secondo i dati raccolti da un campione rappresentativo di donne della popolazione generale di una città della Turchia centrale (Sivas City), proporzioni considerevoli di donne con una diagnosi di depressione maggiore in vita (39,2%) e di depressione maggiore attuale (41,3%) avevano una storia di disturbo dissociativo DSM-V (American Psychiatric Association, 1994) in vita.

Nello stesso studio, la prevalenza in vita della depressione maggiore era del 31,7% e quella attuale del 10,0%.

Sintomatologia e Decorso clinico

Dal punto di vista sintomatologico, i pazienti con depressione dissociativa riportano più frequentemente difficoltà di concentrazione, pensieri di colpa e inutilità, ideazione suicidaria cronica e tentativi di suicidio multipli. Sono inoltre più frequenti oltre che le citate variazioni rapide e improvvise dell’umore, anche i sintomi di depersonalizzazione e derealizzazione e una varietà di sintomi somatici non spiegati medicamente.

La depressione dissociativa è una condizione di salute mentale complessa caratterizzata da una serie di sintomi che la differenziano dalle forme più tipiche di depressione. Ecco una panoramica della sua sintomatologia:

  • Umore depressivo cronico e irregolare: a differenza della depressione tipica, che può presentare episodi distinti di depressione seguiti da remissione, la depressione dissociativa tende ad avere un decorso più cronico e fluttuante.
  • Insorgenza precoce: Questa condizione spesso inizia presto nella vita, a volte già nell’infanzia, distinguendola da altre forme di depressione che di solito iniziano in fasi successive della vita.
  • Sintomi cognitivi ed emotivi: I soggetti affetti da depressione dissociativa presentano spesso difficoltà di concentrazione, pensieri persistenti di colpa e inutilità e idee suicide. Questi sintomi sono risultati particolarmente prevalenti in uno studio incentrato sulle donne turche affette da depressione dissociativa.
  • Sintomi fisici: Anche le variazioni di peso sono una caratteristica comune, che riflette il profondo impatto di questo disturbo sulla salute fisica e mentale.
  • Esperienze di influenza passiva: I pazienti possono riferire esperienze che assomigliano ai sintomi schneideriani (come la sensazione che i loro pensieri o le loro azioni siano controllati da una forza esterna).
  • Comorbilità con il disturbo borderline di personalità: C’è una maggiore incidenza di criteri di disturbo borderline di personalità nei soggetti con depressione dissociativa.
  • Suicidalità: I pensieri di suicidio sono persistenti e più difficili da articolare in termini di causalità rispetto alla depressione primaria. Nonostante la loro cronicità, i pazienti spesso tengono sotto controllo questi pensieri.
  • Disregolazione degli affetti: La regolazione dell’umore nella depressione dissociativa può imitare la ciclotimia o il disturbo bipolare II. I cambiamenti d’umore possono essere rapidi e di breve durata, spesso senza una chiara causa scatenante, oppure possono essere provocati da segnali esterni. I pazienti descrivono cambiamenti di umore improvvisi e inspiegabili, sentendosi “giù” o “su”.

La comprensione della sintomatologia unica della depressione dissociativa è fondamentale per una diagnosi e un trattamento efficaci. Questa condizione richiede un approccio personalizzato che affronti le sue caratteristiche distintive, in particolare la sua natura cronica e la miscela di sintomi dissociativi e depressivi.

Il decorso è caratterizzato da cronicità e fluttuazioni irregolari dell’umore depressivo, piuttosto che da episodi depressivi maggiori netti alternati a periodi di remissione. Questa forma depressiva mostra spesso resistenza ai trattamenti antidepressivi tradizionali.

In sintesi, la valutazione delle caratteristiche peculiari della depressione dissociativa può contribuire a identificare specifici bisogni clinici in un sottogruppo di pazienti depressivi resistenti ai trattamenti standard.

Studi sulla dissociazione in campioni depressivi

Diversi studi hanno esaminato la presenza di sintomi dissociativi in campioni di pazienti con disturbi depressivi, riscontrando tassi significativi di dissociazione patologica. Ad esempio, in uno studio nei pazienti con disturbo depressivo maggiore, il punteggio medio alla Dissociative Experiences Scale è risultato più elevato rispetto ai controlli sani. In particolare, il 7% dei pazienti depressi ha ricevuto anche una diagnosi di disturbo dissociativo.

In un altro studio il 35% dei depressi ha ottenuto punteggi patologici alla DES, indicativi di dissociazione clinica. Questo sottogruppo presentava anche una maggiore frequenza di sintomi legati a trauma e dissociazione. I risultati confermano che la valutazione della dissociazione nei quadri depressivi può contribuire a identificare specifiche caratteristiche cliniche e bisogni terapeutici.

Confronto tra sottogruppi

Alcuni studi hanno confrontato le caratteristiche di sottogruppi di pazienti depressivi con e senza dissociazione clinica: hanno riscontrato che i pazienti con depressione e dissociazione riportavano più frequentemente abusi fisici infantili, mancanza di supporto familiare, sintomi borderline e somatizzazione. Questi risultati confermano differenze tra questi sottogruppi, indicando una maggiore compromissione psicopatologica e bisogni clinici specifici nei pazienti con depressione dissociativa.

Valutazione e diagnosi differenziale

Data l’elevata comorbidità tra depressione e dissociazione, è importante che i clinici effettuino una valutazione approfondita per determinare se la dissociazione sia una condizione comorbide alla depressione o rappresenti il problema primario. In quest’ultimo caso, la depressione può essere una delle modalità con cui il disturbo dissociativo si manifesta.

È fondamentale una diagnosi differenziale accurata tra depressione dissociativa e altri disturbi come disturbo bipolare o borderline di personalità.

Trattamento: implicazioni teoriche e cliniche

La dissociazione può essere concettualizzata come un fattore trasversale che influenza molte psicopatologie, piuttosto che come un disturbo specifico. I sintomi dissociativi sono presenti in una varietà di disturbi mentali oltre ai disturbi dissociativi veri e propri.

Ad esempio, livelli clinicamente significativi di dissociazione sono stati riscontrati in disturbi d’ansia, disturbi depressivi, disturbo da stress, disturbo borderline di personalità, disturbi da uso di sostanze e disturbi del comportamento alimentare. In tutti questi disturbi, la presenza di dissociazione è associata ad una maggiore gravità psicopatologica, peggiore funzionamento e outcome sfavorevoli.

I sintomi dissociativi possono interferire con il normale decorso terapeutico ostacolando l’elaborazione emotiva e l’integrazione di nuove informazioni e competenze. Ad esempio, nei disturbi d’ansia la presenza di depersonalizzazione/derealizzazione può mantenere elevati i livelli di paura percepita. Nei disturbi depressivi, l’intorpidimento emotivo può limitare la capacità di provare emozioni positive.

Comorbilità o problema primario

Data l’elevata comorbidità, è importante determinare se la dissociazione sia una condizione comorbida alla depressione o rappresenti il problema primario. In quest’ultimo caso, la depressione può essere una delle modalità con cui il disturbo dissociativo si manifesta. È fondamentale una diagnosi differenziale accurata tra depressione dissociativa e altri disturbi come disturbo bipolare o borderline.

Pertanto, la valutazione della dissociazione e di eventuali bisogni terapeutici specifici ad essa correlati dovrebbe essere parte integrante del processo diagnostico e terapeutico nella maggior parte dei disturbi mentali. Ciò può contribuire a migliorare l’efficacia degli interventi psicoterapeutici.

Approccio Terapeutico Integrato

Il trattamento della depressione dissociativa richiede un approccio terapeutico integrato che affronti non solo i sintomi depressivi ma anche quelli dissociativi e post-traumatici alla base.

Le terapie evidence-based per il disturbo post-traumatico da stress, come la psicoterapia EMDR e le terapie cognitivo comportamentali focalizzate sul trauma, possono aiutare ad elaborare gli aspetti traumatici sottostanti la sintomatologia dissociativa e depressiva. L’esposizione graduale agli elementi traumatici, integrata con tecniche di gestione dell’ansia e del distacco dissociativo, può facilitare l’integrazione delle memorie traumatiche.

Altri interventi utili sono il dialogo tra le parti dissociate della personalità, l’immaginazione guidata e le tecniche di grounding, per migliorare la comunicazione e la cooperazione interna e ridurre i sintomi di depersonalizzazione/derealizzazione.

È fondamentale costruire una relazione terapeutica di supporto e validazione, per contrastare gli schemi disfunzionali di sfiducia e i vissuti di abbandono. Il clinico deve modulare con attenzione il lavoro sul trauma per non sovraccaricare le capacità di elaborazione del paziente.

Sono necessari ulteriori studi sull’efficacia di approcci integrati per la depressione dissociativa, date le sue peculiari caratteristiche. Tuttavia un modello che affronti in modo globale sia i sintomi depressivi che quelli post-traumatici e dissociativi sembra promettente per migliorare gli esiti a lungo termine.

FAQ

Q: Quali sono le cause del disturbo dissociativo?

A: Le cause dei disturbi dissociativi sono spesso legate a eventi traumatici o stressanti, soprattutto durante l’infanzia, che possono portare a una disconnessione dalle emozioni e dai ricordi.

Q: Quali sono i sintomi del disturbo dissociativo?

A: I sintomi includono episodi di depersonalizzazione, derealizzazione, perdita di memoria, e la sensazione di osservare se stessi da un punto di vista esterno.

Q: Come avviene la diagnosi del disturbo dissociativo?

A: La diagnosi del disturbo dissociativo avviene attraverso una valutazione clinica approfondita che tiene conto dei sintomi e della storia personale del paziente.

Q: Qual è il trattamento raccomandato per i disturbi dissociativi?

A: Il trattamento può includere psicoterapia, stabilizzazione e gestione dello stress post-traumatico, con l’obiettivo di riunire i diversi aspetti della personalità.

Q: Qual è la relazione tra disturbo dissociativo e depressione?

A: Il disturbo dissociativo può essere associato alla depressione, poiché entrambi possono derivare da traumi psicologici e possono manifestarsi in sintomi simili.

Q: Cosa si intende con il termine “disturbo da stress post-traumatico” in relazione alla dissociazione?

A: Il disturbo da stress post-traumatico è un disturbo mentale che può causare sintomi dissociativi in seguito a un evento traumatico, come un abuso o un incidente grave.

Q: Come può essere trattato il trauma infantile e le conseguenti manifestazioni dissociative?

A: Il trauma infantile e le sue conseguenze possono essere trattati attraverso interventi terapeutici mirati che puntano a ristabilire la connessione tra mente, corpo e emozioni.

Q: Qual è il ruolo della psicoterapia nel trattamento dei disturbi dissociativi?

A: La psicoterapia svolge un ruolo fondamentale nel trattamento dei disturbi dissociativi, poiché mira a identificare, comprendere e integrare le parti dissociate della personalità.

Q: Cosa significa depersonalizzazione e derealizzazione nel contesto dei disturbi dissociativi?

A: La depersonalizzazione è la sensazione di distacco dalla propria personalità o corpo, mentre la derealizzazione è la percezione distorta della realtà circostante, entrambe tipiche dei disturbi dissociativi.

Q: Qual è l’incidenza dei disturbi dissociativi nella popolazione generale?

A: I disturbi dissociativi sono considerati rari nella popolazione generale, ma possono manifestarsi in persone che hanno vissuto traumi significativi o hanno disturbi di salute mentale preesistenti.

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