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test DES

Che cos’è il test DES per la dissociazione?

Sapevi che la Dissociative Experience Scale (DES-II), oggi alla sua seconda edizione, è composta da 28 items e può essere completata in soli 10 minuti?

Questa scala non solo è rapida, ma è anche uno degli strumenti più utilizzati nel campo della valutazione psicologica per identificare esperienze dissociative.

Con decine di studi che ne confermano la validità, la DES è uno strumento cruciale per chiunque lavori con disturbi della dissociazione.

Proviamo a scoprire di più su cosa sia il test DES e come impatta la diagnosi dei disturbi dissociativi.

Elementi chiave

  • La Dissociative Experience Scale (DES) consiste in 28 items.
  • Può essere completata in circa 10 minuti.
  • È altamente valida e consistente, supportata da più di 100 studi.
  • Utilizzata come strumento di screening per disturbi dissociativi.
  • Punteggi più alti alla DES indicano maggiore probabilità di soffrire di disturbi come il DID.
  • Indispensabile per una diagnosi accurata e tempestiva.
Scala di Esperienze Dissociative

Introduzione alla dissociazione

La dissociazione è un fenomeno psicologico complesso e spesso frainteso, che può manifestarsi attraverso vari sintomi dissociativi. Questi sintomi comprendono momenti di perdita di memoria, un senso di distacco dal corpo o dalla realtà circostante e una frammentazione dell’identità personale.

Nella psicopatologia, la dissociazione è strettamente legata al trauma psicologico, spesso derivante da esperienze di vita estremamente stressanti o traumatiche.

Le statistiche indicano che la percentuale di soggetti nella popolazone generale che presentano una qualche forma di dissociazione si aggira tra il 0,3% al 10% e nella popolazione clinica (tra i pazienti) i sintomi dissociativi variano tra il 5,4% e il 12,7%. Il fenomeno dissociativo più comune è l’assorbimento immaginativo, mentre l’amnesia dissociativa risulta essere il meno comune.

Ecco una tabella che elenca e descrive i fenomeni dissociativi più comuni, inclusa l’assorbimento immaginativo (imaginative absorption), e la loro prevalenza nella popolazione clinica:

Fenomeno DissociativoDescrizionePrevalenza nella Popolazione Clinica
Amnesia Dissociativa Incapacità di ricordare eventi o periodi di tempo, spesso legati a stress o trauma.50% in alcuni studi, meno comune rispetto ad altri fenomeni dissociativi
Convulsione DissociativaConvulsioni non epilettiche, spesso associate a stress emotivo.23-86.3% tra i pazienti con disturbi dissociativi
Disturbo Motorio DissociativoDisturbi motori non spiegabili da condizioni mediche.37.7-43.3% tra i pazienti con disturbi dissociativi
Trance DissociativaStati di trance o sensazioni di possessione.5.3-11.5% tra i pazienti con disturbi dissociativi
Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID)Presenza di più identità distinte.1-2% nella popolazione generale, 6% in alcune popolazioni cliniche.
Disturbo da Depersonalizzazione e DerealizzazioneSensazioni di distacco da sé o dalla realtà.17.5-41.9% tra i pazienti psichiatrici
Fuga DissociativaViaggi improvvisi e amnesia per l’identità personale.1.4-3.6% tra i pazienti con disturbi dissociativi
Assorbimento ImmaginativoTendenza a essere assorbiti in immagini mentali o fantasie, spesso con ridotta consapevolezza dell’ambiente circostante.Presente nel 100% di alcuni campioni, è il fenomeno dissociativo più comune

Nei soggetti giovani, i fenomeni dissociativi tendono a manifestarsi con maggiore frequenza, probabilmente a causa della maggiore plasticità del sistema nervoso e della vulnerabilità psicologica tipica di questa fase di vita. Studi clinici hanno evidenziato una correlazione positiva tra la gravità dei sintomi dissociativi e il numero di patologie psichiatriche diagnosticate, suggerendo che la dissociazione possa essere non solo un sintomo trasversale a più disturbi, ma anche un fattore che complica il decorso e la gestione di molte condizioni psicopatologiche.

Inoltre, vi è una chiara associazione tra fenomeni dissociativi e condizioni socio-relazionali avverse, come la disoccupazione, la separazione coniugale e il celibato/nubilato, fattori che possono contribuire alla persistenza o all’aggravamento della sintomatologia. La relazione tra dissociazione ed età è inversa: con l’aumentare degli anni, l’incidenza dei fenomeni dissociativi tende a diminuire, forse a causa di una maggiore stabilità psicologica e di una ridotta esposizione a esperienze traumatiche o stressogene.

Sottostima dei Fenomeni Dissociativi

Un problema rilevante è che la dissociazione rimane spesso sottodiagnosticata, portando a una bassa consapevolezza della sua importanza clinica. Questo può tradursi in diagnosi errate o incomplete e in trattamenti non adeguati ai reali bisogni del paziente. La scarsa attenzione alla dissociazione nella pratica psichiatrica è legata a diversi fattori, tra cui la sovrapposizione con altri disturbi, la difficoltà nel riconoscere i sintomi e la mancanza di formazione specifica in molti contesti clinici.

Un maggiore utilizzo di strumenti di screening, come il DES (Dissociative Experiences Scale), potrebbe favorire un’identificazione più tempestiva dei disturbi dissociativi, migliorando la qualità della diagnosi e dell’intervento terapeutico.

Che cos’è il test DES

Il test DES, noto anche come Scala di Esperienze Dissociative o  Dissociative Experiences Scale (DES), è uno strumento fondamentale tra gli strumenti di screening per la dissociazione. Va specificato subito che il Dissociative Experiences Scale (DES) non è uno strumento diagnostico, ma un indicatore della presenza di esperienze dissociative.

Il Dissociative Experiences Scale-II (DES-II) è la versione aggiornata del Dissociative Experiences Scale (DES), sviluppato inizialmente da Bernstein e Putnam nel 1986. Questo strumento, utilizzato per valutare la frequenza delle esperienze dissociative, è stato rivisitato nel 1993 da Carlson e Putnam per migliorarne la precisione e la facilità d’uso, sia in ambito clinico che nella ricerca.

Utilizzato per misurare la presenza e la frequenza di esperienze dissociative, questo test è cruciale nell’affiancare il clinico nella diagnosi di vari disturbi dissociativi come il disturbo dissociativo dell’identità (DID), amnesia dissociativa, e disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.

La Scala di Esperienze Dissociative permette ai professionisti della salute mentale di quantificare e analizzare specifiche esperienze dissociative tramite un sistema di punteggio espresso in percentuali.

La scala utilizza un range che va dallo 0% al 100%, dove lo 0% indica l’assenza totale dell’esperienza dissociativa e il 100% rappresenta la costante presenza di tale esperienza.

Il Test valuta una serie di esperienze dissociative che possono variare in intensità e frequenza nella vita quotidiana. Tra i fenomeni considerati rientrano:

  • Guidare senza ricordare il tragitto percorso.
  • Sentirsi disconnessi dal proprio corpo o dall’ambiente circostante.
  • Dimenticare eventi significativi della propria vita, come matrimoni, lauree o altre occasioni importanti.
  • Avere la sensazione di osservare se stessi dall’esterno del proprio corpo.
  • Sperimentare frequenti vuoti di memoria riguardanti conversazioni o eventi recenti.
  • Percepire il mondo circostante o le proprie azioni come irreali o distanti.

I punteggi ottenuti forniscono una misura della gravità e della pervasività dei sintomi dissociativi. Questo strumento aiuta i professionisti a valutare la necessità di un intervento specifico e a pianificare un trattamento adeguato in base alla sintomatologia rilevata.

L’affidabilità e la validità della Scala di Esperienze Dissociative la rendono uno degli strumenti di screening per la dissociazione più utilizzati. Il test DES continua a svolgere un ruolo vitale non solo nella diagnosi ma anche nella comprensione e nel trattamento dei disturbi dissociativi.

Affidabilità Statistica

Questo questionario non solo è ampiamente riconosciuto per la sua capacità di misurare con precisione le esperienze dissociative, ma ha anche dimostrato una notevole affidabilità e validità.

Dal punto di vista dell’affidabilità, il DES-II ha mostrato una buona coerenza nei risultati quando somministrato più volte allo stesso soggetto (test-retest), e una consistenza interna elevata, con un coefficiente di Cronbach’s alpha che varia tra 0.93 e 0.96. Questo significa che le risposte fornite sono coerenti e attendibili nel tempo.

Inoltre, il DES-II ha una validità convergente significativa, essendo fortemente correlato con altre misure psicologiche come l’Aleximia e il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Ciò indica che il DES-II è efficace nel misurare fenomeni dissociativi in modo coerente con altre valutazioni cliniche.

Queste caratteristiche rendono il DES-II uno strumento essenziale per clinici e ricercatori che lavorano con pazienti che presentano sintomi dissociativi.

Come viene somministrato il test DES

La somministrazione del test DES (Dissociative Experiences Scale) segue procedure specifiche per garantire risultati accurati. Il test è autosomministrato per cui il paziente legge ogni affermazione e segna la percentuale che meglio descrive la sua esperienza.

Istruzioni generali

La somministrazione del test DES richiede che il paziente risponda a una serie di 28 elementi o domande. Ciascuna domanda viene valutata su una scala Likert da 0 a 100, dove 0 indica “mai” e 100 indica “sempre”.

È importante fornire istruzioni chiare al partecipante: deve indicare quanto frequentemente ha sperimentato ogni sensazione o comportamento descritto nella vita quotidiana.

Può essere compilato su carta o in formato digitale, a seconda del contesto clinico.

Esempi di domande

Le domande del test DES includono una varietà di esperienze dissociative comuni. Eccone alcune:

DomandaValutazione (0-100)
Ti capita mai di sentirti separato dal tuo corpo? 
Ti trovi mai a comportarti come se fossi una persona diversa? 
Ti capita mai di non ricordare come hai raggiunto un posto? 

La procedura del test DES varia leggermente a seconda del contesto clinico e della metodologia utilizzata. Ad esempio, rispetto ad altri test come il Test di Rorschach o la Wechsler Adult Intelligence Scale, la somministrazione del test DES è generalmente più breve e può essere completata in meno di 10-15 minuti.

Scoring

Il suo punteggio globale si ottiene calcolando la media delle risposte fornite ai 28 item, con un valore che può variare da 0 a 100. In generale, un punteggio superiore a 30-40 può suggerire una sintomatologia dissociativa significativa e la necessità di ulteriori approfondimenti clinici. Di questi secondo le statistiche più recenti solo il 17% riceverà una diagnosi di Disturbo Dissociativo dell’Identità.

In questi casi, il medico potrebbe ricorrere a strumenti più strutturati, come la SCID-D (Structured Clinical Interview for DSM Dissociative Disorders), per una valutazione diagnostica più approfondita

Alcuni studi suggeriscono un cutoff più basso (15-20) per identificare potenziali disturbi dissociativi, ma questo può aumentare i falsi positivi.

DES-Taxon: uno strumento per identificare la dissociazione patologica

Il DES-Taxon è un sottogruppo di otto item selezionati dal Dissociative Experiences Scale-II (DES-II), progettato per misurare specificamente la dissociazione patologica. Gli item inclusi in questa scala sono i numeri 3, 5, 7, 8, 12, 13, 22 e 27, i quali esplorano aspetti più severi della dissociazione, come amnesie significative, depersonalizzazione e derealizzazione marcate, e fenomeni di alterazione dell’identità.

L’uso del DES-Taxon è particolarmente rilevante in ambito clinico, poiché aiuta a determinare la probabilità che un individuo rientri nel taxon dissociativo, ovvero nel gruppo di persone con una maggiore probabilità di sviluppare disturbi dissociativi patologici. A differenza della scala DES nel suo complesso, che misura un’ampia gamma di esperienze dissociative (comprese quelle transitorie o non patologiche), il DES-Taxon si concentra sugli aspetti più gravi e clinicamente rilevanti della dissociazione.

L’identificazione di un punteggio elevato al DES-Taxon può suggerire la necessità di una valutazione più approfondita per la diagnosi di disturbi come il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), il Disturbo Dissociativo Non Altrimenti Specificato (DD-NOS) e il Disturbo di Depersonalizzazione/Derealizzazione. Per una maggiore accuratezza diagnostica, il DES-Taxon viene spesso utilizzato in combinazione con interviste cliniche strutturate, come la SCID-D.

Grazie alla sua capacità di distinguere la dissociazione patologica dalle forme più lievi e transitorie, il DES-Taxon rappresenta uno strumento utile per la ricerca e la pratica clinica, migliorando il riconoscimento precoce e la gestione dei disturbi dissociativi.

L’importanza del test DES nella diagnosi

Il Dissociative Experiences Scale (DES) rappresenta uno strumento fondamentale per la valutazione preliminare dei sintomi dissociativi, aiutando i clinici a identificare la possibile presenza di disturbi dissociativi.

Sebbene non sia sufficiente per una diagnosi definitiva, il DES fornisce un’indicazione chiara della gravità e della frequenza di esperienze dissociative vissute dal paziente, permettendo di individuare i casi che necessitano di un approfondimento diagnostico.

Un punteggio elevato può suggerire la presenza di condizioni come il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), il Disturbo di Depersonalizzazione/Derealizzazione o altre forme di dissociazione clinicamente rilevanti. Questo strumento è particolarmente utile nel contesto della salute mentale, dove la dissociazione può essere un fenomeno sottovalutato o confuso con altre manifestazioni psicopatologiche.

Integrato in un percorso diagnostico più ampio, che include il colloquio clinico e test più strutturati come la SCID-D, il DES aiuta a orientare il professionista verso un intervento mirato e tempestivo, migliorando così l’accuratezza della diagnosi e la qualità del trattamento.

Test DES
Test DES

L’interpretazione dei risultati del Test DES

L’interpretazione dei risultati del Dissociative Experiences Scale (DES) deve essere effettuata esclusivamente da professionisti qualificati, come psichiatri e psicologi clinici, in grado di contestualizzare i punteggi alla luce della storia del paziente e del quadro clinico complessivo.

Il DES è uno strumento di screening, non diagnostico, e un punteggio elevato non implica automaticamente la presenza di un disturbo dissociativo, ma indica la necessità di un approfondimento clinico.

Per garantire una valutazione accurata, è essenziale fare riferimento alle norme statistiche più aggiornate, che permettono di confrontare i punteggi con dati normativi su diverse popolazioni cliniche e non cliniche.

Inoltre, è fondamentale considerare fattori confondenti, come la presenza di altre condizioni psicopatologiche, lo stato emotivo del paziente al momento della somministrazione e possibili influenze culturali o contestuali. Un’analisi rigorosa dei risultati, integrata con colloqui clinici e strumenti diagnostici più strutturati, consente di evitare diagnosi errate e di individuare il percorso terapeutico più adeguato per il paziente.

FAQ

Che cos’è il test DES per la dissociazione?

Il test DES (Dissociative Experiences Scale) è uno strumento psicometrico utilizzato per rilevare e valutare le esperienze di dissociazione nella persona. Si compone di una serie di affermazioni che aiutano a comprendere la frequenza e l’intensità delle esperienze dissociative.

Che cos’è la dissociazione?

La dissociazione è un fenomeno psicologico caratterizzato da una disconnessione tra pensieri, identità, coscienza e memoria. Questo processo può manifestarsi in diverse forme, come amnesie, depersonalizzazione e derealizzazione, ed è spesso associato a traumi psicologici.

Come viene somministrato il test DES?

Il test DES viene solitamente somministrato sotto forma di questionario autodiagnostico. Il paziente risponde a domande specifiche riguardanti le sue esperienze dissociative, indicando la frequenza con cui si verificano. Le risposte vengono poi valutate per determinare il livello di dissociazione.

Quali sono le istruzioni generali per completare il test DES?

Le istruzioni per completare il test DES generalmente includono la lettura attenta di ogni affermazione e la selezione della risposta che meglio rispecchia le proprie esperienze. È essenziale rispondere in modo onesto e accurato per ottenere un risultato valido.

Può fornire esempi di domande presenti nel test DES?

Esempi di domande del test DES includono affermazioni come “A volte mi sento completamente separato da me stesso” o “Ho difficoltà a ricordare informazioni importanti su me stesso”. Il rispondente deve indicare quanto spesso queste esperienze si verificano nella sua vita.

Perché il test DES è importante nella diagnosi dei disturbi dissociativi?

Il test DES è fondamentale nella diagnosi dei disturbi dissociativi perché offre un quadro chiaro e quantificabile delle esperienze dissociative di un individuo. Questo permette ai professionisti della salute mentale di identificare e trattare più efficacemente questi disturbi, migliorando così la qualità della vita del paziente.

Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione: la Depressione Dissociativa

Depressione Dissociativa e Dissociazione: i Disturbi Dissociativi nella Depressione

Nel vasto panorama dei disturbi psicologici e della salute mentale in generale, la depressione è spesso considerata una delle sfide più comuni, ma ciò che molti non sanno è che può assumere molte forme, alcune più elusive e complesse di altre. Una di queste forme è la depressione dissociativa, un fenomeno dove la depressione e la dissociazione si intrecciano in un complicato balletto mentale, lasciando chi ne soffre in uno stato di confusione e smarrimento.

Come è accaduto per la schizofrenia, i precedenti sottotipi di disturbo depressivo, come i tipi endogeno, reattivo, nevrotico, ritardato, agitato e ansioso, hanno perso popolarità nel corso degli anni. La depressione maggiore, che rappresenta il quadro completo del disturbo depressivo, e il disturbo distimico, come tipo più lieve e piuttosto cronico di quest’ultimo, sono stati introdotti per sostituire i precedenti. Tuttavia, nonostante il concetto piuttosto vago di disturbo distimico, non tutte le depressioni “maggiori” sono uguali. Infatti, la depressione può essere il percorso finale comune di diversi disturbi psichiatrici. Questo articolo si occupa di un potenziale sottotipo di disturbo depressivo che è stato teorizzato dall’autore Vedat Sar.

Questo nuovo concetto introdotto da Sar, la depressione dissociativa, si differenzia dalla depressione primaria per sintomatologia, decorso e risposta al trattamento. Essendo legata alla traumatizzazione nell’infanzia, la depressione dissociativa tende a essere cronica ed è solitamente classificata come resistente al trattamento a causa della sua risposta limitata agli interventi biologici.

La psicoterapia incentrata sul trauma e mirata alla psicopatologia dissociativa porta a risultati positivi. Tuttavia, questi pazienti sono solitamente sottotrattati in termini di psicoterapia efficace e diventano destinatari di prescrizioni di antidepressivi a lungo termine. L’introduzione del concetto di depressione dissociativa viene proposta per facilitare l’identificazione di questo ampio gruppo di pazienti che soffrono della loro condizione “senza nome” dal punto di vista della psichiatria ufficiale.

La dissociazione può anche essere intesa come un meccanismo di difesa del nostro cervello contro il trauma o lo stress e può manifestarsi in vari modi: distacco dalla realtà, sensazione di estraneità da sé stessi o dall’ambiente circostante, e persino la perdita di memoria. Quando si combina con i sintomi depressivi, come la tristezza pervasiva, la mancanza di interesse o piacere nelle attività quotidiane, e la fatica cronica, il quadro clinico diventa più complesso e sfuggente.

Questo articolo si propone quindi di esplorare in profondità la natura della depressione dissociativa, analizzando come i sintomi dissociativi si intrecciano con quelli della depressione, come influenzano la vita quotidiana di chi ne soffre, e quali sono le opzioni terapeutiche disponibili.

Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione
Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione

Contenuti

Tipi di Dissociazione

Esistono diversi tipi di dissociazione che possono essere distinti sulla base della loro funzione adattiva e del livello di compromissione che determinano:

  • Processi dissociativi non patologici: sono parte del normale funzionamento mentale quotidiano, come quando una persona è assorta nei propri pensieri o compie azioni in modo automatico. Queste forme di dissociazione consentono di alternare stati mentali diversi in modo funzionale.
  • Disturbo dissociativo dell’identità: si caratterizza per la presenza di due o più identità o stati della personalità distinti all’interno della persona. C’è una discontinuità nel senso di sé e nel comportamento, con incapacità di ricordare informazioni personali importanti.
  • Fenomeni di distacco: includono esperienze di depersonalizzazione, in cui la persona si sente distaccata dal proprio corpo e dai propri processi mentali, e di derealizzazione, in cui l’ambiente esterno appare strano e irreale. Vi è una sensazione di estraneità da sé e dal mondo.
  • Fenomeni di compartimentazione: comprendono amnesia dissociativa, in cui vi sono vuoti di memoria per eventi stressanti, interruzioni del controllo motorio e alterazioni della percezione corporea come nel disturbo di conversione. Parti di esperienze personali appaiono separate e non integrate.

La dissociazione, se persiste in modo cronico, può diventare fonte di disagio e interferire con il normale funzionamento della persona. La valutazione del tipo e del livello di dissociazione risulta quindi cruciale ai fini diagnostici e terapeutici.

Funzioni della Dissociazione

La dissociazione svolge una importante funzione difensiva e adattiva in risposta ad eventi traumatici o a emozioni intollerabili. In situazioni di grave minaccia, il distacco dissociativo protegge la persona dagli aspetti emotivamente sconvolgenti dell’esperienza, consentendo di mantenere un comportamento adattivo e funzionale.

La dissociazione permette così di preservare un senso di continuità e integrità del Sé a fronte di circostanze altrimenti travolgenti.Tuttavia, se la dissociazione persiste a lungo termine anche quando il pericolo è cessato, può diventare disadattiva e fonte di disagio psicopatologico. I ricordi traumatici non adeguatamente elaborati possono riemergere sotto forma di flashback e sintomi intrusivi, mentre il distacco emotivo cronico compromette la capacità di provare emozioni positive e di entrare in relazione con gli altri.

Numerosi studi confermano che la dissociazione è frequentemente correlata a esperienze traumatiche, soprattutto quando queste si sono verificate durante l’infanzia ad opera di figure di accudimento. Bambini esposti a gravi forme di maltrattamento sviluppano strategie dissociative per far fronte a emozioni intollerabili generate da abusi ripetuti.

Tuttavia il legame non è sempre diretto o lineare. Possono intervenire fattori di resilienza individuale, di supporto ambientale e trattamenti efficaci.

In sintesi, la comprensione delle funzioni adattive della dissociazione e della sua correlazione con eventi avversi risulta centrale sia per spiegare molte psicopatologie, sia per impostare interventi clinici mirati a rielaborare adeguatamente i vissuti traumatici alla base dei sintomi dissociativi.

Manifestazioni Cliniche della Dissociazione

I manuali diagnostici DSM-5 e ICD-11 descrivono diversi disturbi caratterizzati da sintomi dissociativi quali amnesia, depersonalizzazione, derealizzazione, identità frammentata.

Nel DSM-5 i disturbi dissociativi sono solo 3 e includono: disturbo dissociativo dell’identità, amnesia dissociativa, disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.

L’ICD-11 categorizza i disturbi dissociativi in: Disturbo neurologico dissociativo, Amnesia dissociativa, Disturbo da trance, Disturbo da trance da possesso, Disturbo dissociativo dell’identità, Disturbo dissociativo parziale dell’identità, Disturbo da depersonalizzazione-derealizzazione, Altri disturbi dissociativi specificati.

Distacco: depersonalizzazione, derealizzazione, intorpidimento emotivo

I fenomeni di distacco comprendono vissuti di depersonalizzazione, in cui la persona ha la sensazione di essere distaccata dal proprio corpo e dai propri processi mentali, e derealizzazione, in cui l’ambiente esterno appare strano, distante, irreale. Vi è inoltre una riduzione del coinvolgimento emotivo, con sensazione di intorpidimento affettivo. Questi sintomi riflettono una dissociazione della coscienza di sé e della realtà circostante.

Compartimentazione: amnesia, interruzioni del controllo, conversione

I fenomeni di compartimentazione includono amnesia dissociativa, con incapacità di ricordare eventi stressanti, interruzioni del controllo motorio e sensoriale come nei disturbi di conversione, e compartimentazione di parti di sé o dell’esperienza. Si ha una mancata integrazione di processi mentali e funzioni fisiche che normalmente sono sotto controllo cosciente.

Dissociazione psicoforme e somatoforme

Il modello di dissociazione strutturale postula una connessione tra sintomi fisici medicalmente inspiegabili, trauma e dissociazione. Si è soliti ricorrere ad una distinzione tra sintomi fisici e sintomi psichici nella dissociazione, sebbene entrambi i tipi di sintomi riflettano un’eziologia mentale (traumatogena) simile.

  • Dissociazione psicoforme: comprende sintomi come amnesia dissociativa, depersonalizzazione e frammentazione dell’identità. Esempi di dissociazione psicoforme sono l’amnesia per eventi traumatici, gli stati di trance, il disturbo dissociativo dell’identità.
  • Dissociazione somatoforme: comprende sintomi come analgesia, anestesia, dolore e perdita della funzione motorie. Questi sono considerati “ricordi” fisici legati al trauma. Esempi di dissociazione somatoforme sono la perdita sensoriale o motoria, l’anestesia, le crisi non epilettiche.

Correlazioni con diversi tipi di trauma

Studi preliminari suggeriscono una correlazione tra diversi tipi di trauma infantile e dissociazione somatica vs psicologica:

  • Traumi da incuria (trascuratezza) → dissociazione somatica
  • Traumi intrusivi (abusi) → dissociazione psicologica

Sia nella depressione che in altri disturbi possono essere presenti entrambe le forme, anche se prevalenti in quadri differenti.

Il Modello TRASC della Dissociazione

Il modello dei disturbi dissociativi legati al trauma (TRASC) proposto da Frewen e Lanius si focalizza sul ruolo centrale delle alterazioni della coscienza in risposta ad eventi traumatici, sia acuti che cronici.

Secondo questo modello, la dissociazione rappresenta una risposta difensiva messa in atto dall’individuo per far fronte a minacce percepite come ineluttabili e intollerabili. Di fronte a tali minacce, si attivano cambiamenti neurobiologici che portano ad alterazioni in quattro dimensioni chiave della coscienza:

  • Senso del tempo (es. distorsioni temporali, flashback)
  • Pensiero (es. stati di trance, assorbimento)
  • Corpo (es. depersonalizzazione, anestesia)
  • Emozioni (es. intorpidimento affettivo, labilità emotiva)

I diversi disturbi dissociativi e post-traumatici possono essere concettualizzati come pattern specifici di alterazione in una o più di queste dimensioni della coscienza.

Ad esempio, nel PTSD prevalgono tipicamente intrusioni traumatiche e iperattivazione emotiva. Nel disturbo dissociativo dell’identità, sono più marcate la compartimentazione di stati mentali differenti e l’amnesia.

TARSC e Disturbi Comorbili

Il modello TRASC può essere applicato per comprendere le basi comuni di diversi disturbi psicopatologici frequentemente associati a esperienze traumatiche.

Nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD) prevalgono tipicamente alterazioni nella dimensione temporale, con intrusioni traumatiche e rivissuto come se l’evento si stesse ripresentando nel qui e ora. Vi possono essere anche alterazioni nella dimensione emotiva, con iperattivazione emotiva e intensa riattività fisiologica ai trigger.

Nella depressione possono prevalere alterazioni nella dimensione temporale, con una sensazione di “blocco” e fissazione sul passato doloroso, e nella dimensione emotiva, con intorpidimento affettivo, incapacità di provare emozioni positive e sensazione di vuoto interiore.

Nel disturbo borderline di personalità possono essere particolarmente compromesse la dimensione corporea, con comportamenti autolesivi, e la dimensione emotiva, con intensa instabilità affettiva.

Questa concettualizzazione multidimensionale del trauma evidenzia come diverse psicopatologie possano derivare da alterazioni specifiche ma interconnesse delle dimensioni fondamentali dell’esperienza cosciente di Sé. Ciò ha implicazioni per impostare trattamenti integrati che affrontino in modo globale gli effetti traumatici sulla persona.

Trauma e Dissociazione

Il trauma, soprattutto quando sperimentato nelle fasi precoci dello sviluppo, è riconosciuto come un importante fattore di rischio per la depressione.

Numerosi studi hanno dimostrato che le esperienze stressanti infantili aumentano la vulnerabilità a sviluppare episodi depressivi, sia nell’infanzia che nell’età adulta.

In particolare, maltrattamenti, abusi e trascuratezza durante l’infanzia sono associati ad un esordio più precoce della depressione, ad un decorso più grave e cronico, ad una maggiore comorbilità con altri disturbi e ad una minore risposta ai trattamenti. I meccanismi alla base di questa relazione sono complessi e coinvolgono fattori biologici, psicologici e sociali.

Dal punto di vista neurobiologico, il trauma infantile induce alterazioni permanenti nei sistemi di risposta allo stress, in particolare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con conseguente ipersensibilità agli eventi stressanti in età adulta. Anche la neurotrasmissione serotoninergica appare compromessa.

Psicologicamente, il trauma può portare allo sviluppo di schemi disfunzionali negativi su di sé, modelli di attaccamento insicuro e difficoltà nella regolazione emotiva, tutti fattori di rischio per la depressione. Il trauma infantile è associato anche a stili di coping disadattivi come l’evitamento.

Socialmente, le esperienze avverse precoci aumentano la probabilità di ulteriori eventi stressanti nel corso della vita, perpetuando la vulnerabilità individuale.

Valutazione della Dissociazione: Strumenti per la valutazione della dissociazione

Esistono diversi strumenti self-report per valutare la presenza e la gravità dei sintomi dissociativi in popolazioni cliniche e non cliniche.

Tra i più utilizzati vi sono la Dissociative Experiences Scale (DES), la sua versione breve DES-T, la Multiscale Dissociation Inventory (MDI) e l’intervista diagnostica strutturata Dissociative Disorder Interview Schedule (DDIS) per i disturbi dissociativi del DSM-5

La DES è una scala di 28 item che valuta la frequenza di esperienze dissociative nella vita quotidiana. Ha dimostrato buone proprietà psicometriche ed è ampiamente utilizzata nella ricerca sulla dissociazione. La versione breve DES-T con 8 item è utile per uno screening rapido della dissociazione patologica.

La MDI è una scala di 30 item che valuta più specificamente la presenza di sintomi dissociativi clinicamente rilevanti. Ha sei sottoscale: disimpegno, depersonalizzazione/derealizzazione, costrizione emotiva, disturbi della memoria, disturbi dell’identità. Un punteggio ≥20 indica dissociazione patologica.

Screening nei pazienti con depressione

Dati gli elevati tassi di comorbidità tra depressione e dissociazione, è raccomandabile effettuare uno screening di routine con strumenti self-report come DES-T o MDI nei pazienti con disturbi depressivi. Ciò consente di identificare la presenza di sintomatologia dissociativa clinicamente significativa che potrebbe richiedere specifici interventi terapeutici.

Depressione Dissociativa

La depressione dissociativa è stata proposta come un sottotipo depressivo caratterizzato da peculiari caratteristiche di decorso, sintomatologia e scarsa risposta ai trattamenti farmacologici standard.

L’esordio dei sintomi depressivi nella depressione dissociativa è descritto come precoce, talvolta già nella prima infanzia, con un’età di insorgenza inferiore rispetto agli altri pazienti depressi.

Prevalenza della depressione dissociativa

La dissociazione è definita come un’interruzione delle funzioni mentali solitamente integrate che riguardano la memoria, la coscienza, l’identità, le emozioni, la consapevolezza del corpo, la percezione di sé e dell’ambiente e le capacità sensomotorie. I disturbi dissociativi cronici complessi, come il disturbo dissociativo dell’identità (DID), sono sempre più considerati sindromi post-traumatiche strettamente correlate all’abuso e/o all’abbandono infantile.

Quasi tutti i pazienti con disturbi dissociativi gravi e cronici, come il DID e le sue forme sub-soglia, sono cronicamente depressi. Ciò significa che tra i pazienti con depressione cronica è vero anche il contrario.

In particolare, secondo i dati raccolti da un campione rappresentativo di donne della popolazione generale di una città della Turchia centrale (Sivas City), proporzioni considerevoli di donne con una diagnosi di depressione maggiore in vita (39,2%) e di depressione maggiore attuale (41,3%) avevano una storia di disturbo dissociativo DSM-V (American Psychiatric Association, 1994) in vita.

Nello stesso studio, la prevalenza in vita della depressione maggiore era del 31,7% e quella attuale del 10,0%.

Sintomatologia e Decorso clinico

Dal punto di vista sintomatologico, i pazienti con depressione dissociativa riportano più frequentemente difficoltà di concentrazione, pensieri di colpa e inutilità, ideazione suicidaria cronica e tentativi di suicidio multipli. Sono inoltre più frequenti oltre che le citate variazioni rapide e improvvise dell’umore, anche i sintomi di depersonalizzazione e derealizzazione e una varietà di sintomi somatici non spiegati medicamente.

La depressione dissociativa è una condizione di salute mentale complessa caratterizzata da una serie di sintomi che la differenziano dalle forme più tipiche di depressione. Ecco una panoramica della sua sintomatologia:

  • Umore depressivo cronico e irregolare: a differenza della depressione tipica, che può presentare episodi distinti di depressione seguiti da remissione, la depressione dissociativa tende ad avere un decorso più cronico e fluttuante.
  • Insorgenza precoce: Questa condizione spesso inizia presto nella vita, a volte già nell’infanzia, distinguendola da altre forme di depressione che di solito iniziano in fasi successive della vita.
  • Sintomi cognitivi ed emotivi: I soggetti affetti da depressione dissociativa presentano spesso difficoltà di concentrazione, pensieri persistenti di colpa e inutilità e idee suicide. Questi sintomi sono risultati particolarmente prevalenti in uno studio incentrato sulle donne turche affette da depressione dissociativa.
  • Sintomi fisici: Anche le variazioni di peso sono una caratteristica comune, che riflette il profondo impatto di questo disturbo sulla salute fisica e mentale.
  • Esperienze di influenza passiva: I pazienti possono riferire esperienze che assomigliano ai sintomi schneideriani (come la sensazione che i loro pensieri o le loro azioni siano controllati da una forza esterna).
  • Comorbilità con il disturbo borderline di personalità: C’è una maggiore incidenza di criteri di disturbo borderline di personalità nei soggetti con depressione dissociativa.
  • Suicidalità: I pensieri di suicidio sono persistenti e più difficili da articolare in termini di causalità rispetto alla depressione primaria. Nonostante la loro cronicità, i pazienti spesso tengono sotto controllo questi pensieri.
  • Disregolazione degli affetti: La regolazione dell’umore nella depressione dissociativa può imitare la ciclotimia o il disturbo bipolare II. I cambiamenti d’umore possono essere rapidi e di breve durata, spesso senza una chiara causa scatenante, oppure possono essere provocati da segnali esterni. I pazienti descrivono cambiamenti di umore improvvisi e inspiegabili, sentendosi “giù” o “su”.

La comprensione della sintomatologia unica della depressione dissociativa è fondamentale per una diagnosi e un trattamento efficaci. Questa condizione richiede un approccio personalizzato che affronti le sue caratteristiche distintive, in particolare la sua natura cronica e la miscela di sintomi dissociativi e depressivi.

Il decorso è caratterizzato da cronicità e fluttuazioni irregolari dell’umore depressivo, piuttosto che da episodi depressivi maggiori netti alternati a periodi di remissione. Questa forma depressiva mostra spesso resistenza ai trattamenti antidepressivi tradizionali.

In sintesi, la valutazione delle caratteristiche peculiari della depressione dissociativa può contribuire a identificare specifici bisogni clinici in un sottogruppo di pazienti depressivi resistenti ai trattamenti standard.

Studi sulla dissociazione in campioni depressivi

Diversi studi hanno esaminato la presenza di sintomi dissociativi in campioni di pazienti con disturbi depressivi, riscontrando tassi significativi di dissociazione patologica. Ad esempio, in uno studio nei pazienti con disturbo depressivo maggiore, il punteggio medio alla Dissociative Experiences Scale è risultato più elevato rispetto ai controlli sani. In particolare, il 7% dei pazienti depressi ha ricevuto anche una diagnosi di disturbo dissociativo.

In un altro studio il 35% dei depressi ha ottenuto punteggi patologici alla DES, indicativi di dissociazione clinica. Questo sottogruppo presentava anche una maggiore frequenza di sintomi legati a trauma e dissociazione. I risultati confermano che la valutazione della dissociazione nei quadri depressivi può contribuire a identificare specifiche caratteristiche cliniche e bisogni terapeutici.

Confronto tra sottogruppi

Alcuni studi hanno confrontato le caratteristiche di sottogruppi di pazienti depressivi con e senza dissociazione clinica: hanno riscontrato che i pazienti con depressione e dissociazione riportavano più frequentemente abusi fisici infantili, mancanza di supporto familiare, sintomi borderline e somatizzazione. Questi risultati confermano differenze tra questi sottogruppi, indicando una maggiore compromissione psicopatologica e bisogni clinici specifici nei pazienti con depressione dissociativa.

Valutazione e diagnosi differenziale

Data l’elevata comorbidità tra depressione e dissociazione, è importante che i clinici effettuino una valutazione approfondita per determinare se la dissociazione sia una condizione comorbide alla depressione o rappresenti il problema primario. In quest’ultimo caso, la depressione può essere una delle modalità con cui il disturbo dissociativo si manifesta.

È fondamentale una diagnosi differenziale accurata tra depressione dissociativa e altri disturbi come disturbo bipolare o borderline di personalità.

Trattamento: implicazioni teoriche e cliniche

La dissociazione può essere concettualizzata come un fattore trasversale che influenza molte psicopatologie, piuttosto che come un disturbo specifico. I sintomi dissociativi sono presenti in una varietà di disturbi mentali oltre ai disturbi dissociativi veri e propri.

Ad esempio, livelli clinicamente significativi di dissociazione sono stati riscontrati in disturbi d’ansia, disturbi depressivi, disturbo da stress, disturbo borderline di personalità, disturbi da uso di sostanze e disturbi del comportamento alimentare. In tutti questi disturbi, la presenza di dissociazione è associata ad una maggiore gravità psicopatologica, peggiore funzionamento e outcome sfavorevoli.

I sintomi dissociativi possono interferire con il normale decorso terapeutico ostacolando l’elaborazione emotiva e l’integrazione di nuove informazioni e competenze. Ad esempio, nei disturbi d’ansia la presenza di depersonalizzazione/derealizzazione può mantenere elevati i livelli di paura percepita. Nei disturbi depressivi, l’intorpidimento emotivo può limitare la capacità di provare emozioni positive.

Comorbilità o problema primario

Data l’elevata comorbidità, è importante determinare se la dissociazione sia una condizione comorbida alla depressione o rappresenti il problema primario. In quest’ultimo caso, la depressione può essere una delle modalità con cui il disturbo dissociativo si manifesta. È fondamentale una diagnosi differenziale accurata tra depressione dissociativa e altri disturbi come disturbo bipolare o borderline.

Pertanto, la valutazione della dissociazione e di eventuali bisogni terapeutici specifici ad essa correlati dovrebbe essere parte integrante del processo diagnostico e terapeutico nella maggior parte dei disturbi mentali. Ciò può contribuire a migliorare l’efficacia degli interventi psicoterapeutici.

Approccio Terapeutico Integrato

Il trattamento della depressione dissociativa richiede un approccio terapeutico integrato che affronti non solo i sintomi depressivi ma anche quelli dissociativi e post-traumatici alla base.

Le terapie evidence-based per il disturbo post-traumatico da stress, come la psicoterapia EMDR e le terapie cognitivo comportamentali focalizzate sul trauma, possono aiutare ad elaborare gli aspetti traumatici sottostanti la sintomatologia dissociativa e depressiva. L’esposizione graduale agli elementi traumatici, integrata con tecniche di gestione dell’ansia e del distacco dissociativo, può facilitare l’integrazione delle memorie traumatiche.

Altri interventi utili sono il dialogo tra le parti dissociate della personalità, l’immaginazione guidata e le tecniche di grounding, per migliorare la comunicazione e la cooperazione interna e ridurre i sintomi di depersonalizzazione/derealizzazione.

È fondamentale costruire una relazione terapeutica di supporto e validazione, per contrastare gli schemi disfunzionali di sfiducia e i vissuti di abbandono. Il clinico deve modulare con attenzione il lavoro sul trauma per non sovraccaricare le capacità di elaborazione del paziente.

Sono necessari ulteriori studi sull’efficacia di approcci integrati per la depressione dissociativa, date le sue peculiari caratteristiche. Tuttavia un modello che affronti in modo globale sia i sintomi depressivi che quelli post-traumatici e dissociativi sembra promettente per migliorare gli esiti a lungo termine.

FAQ

Q: Quali sono le cause del disturbo dissociativo?

A: Le cause dei disturbi dissociativi sono spesso legate a eventi traumatici o stressanti, soprattutto durante l’infanzia, che possono portare a una disconnessione dalle emozioni e dai ricordi.

Q: Quali sono i sintomi del disturbo dissociativo?

A: I sintomi includono episodi di depersonalizzazione, derealizzazione, perdita di memoria, e la sensazione di osservare se stessi da un punto di vista esterno.

Q: Come avviene la diagnosi del disturbo dissociativo?

A: La diagnosi del disturbo dissociativo avviene attraverso una valutazione clinica approfondita che tiene conto dei sintomi e della storia personale del paziente.

Q: Qual è il trattamento raccomandato per i disturbi dissociativi?

A: Il trattamento può includere psicoterapia, stabilizzazione e gestione dello stress post-traumatico, con l’obiettivo di riunire i diversi aspetti della personalità.

Q: Qual è la relazione tra disturbo dissociativo e depressione?

A: Il disturbo dissociativo può essere associato alla depressione, poiché entrambi possono derivare da traumi psicologici e possono manifestarsi in sintomi simili.

Q: Cosa si intende con il termine “disturbo da stress post-traumatico” in relazione alla dissociazione?

A: Il disturbo da stress post-traumatico è un disturbo mentale che può causare sintomi dissociativi in seguito a un evento traumatico, come un abuso o un incidente grave.

Q: Come può essere trattato il trauma infantile e le conseguenti manifestazioni dissociative?

A: Il trauma infantile e le sue conseguenze possono essere trattati attraverso interventi terapeutici mirati che puntano a ristabilire la connessione tra mente, corpo e emozioni.

Q: Qual è il ruolo della psicoterapia nel trattamento dei disturbi dissociativi?

A: La psicoterapia svolge un ruolo fondamentale nel trattamento dei disturbi dissociativi, poiché mira a identificare, comprendere e integrare le parti dissociate della personalità.

Q: Cosa significa depersonalizzazione e derealizzazione nel contesto dei disturbi dissociativi?

A: La depersonalizzazione è la sensazione di distacco dalla propria personalità o corpo, mentre la derealizzazione è la percezione distorta della realtà circostante, entrambe tipiche dei disturbi dissociativi.

Q: Qual è l’incidenza dei disturbi dissociativi nella popolazione generale?

A: I disturbi dissociativi sono considerati rari nella popolazione generale, ma possono manifestarsi in persone che hanno vissuto traumi significativi o hanno disturbi di salute mentale preesistenti.

Bibliografia

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