EMDR Domande e Risposte Frequenti – FAQ
Cosa si prova durante una l’EMDR?
Durante una sessione di EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), le persone possono provare una serie di sensazioni e esperienze che sono parte integrante del processo terapeutico. È importante notare che le esperienze possono variare da individuo a individuo e da sessione a sessione. Tuttavia, ci sono alcune sensazioni comuni che molte persone riportano durante l’EMDR.
Durante la fase di movimenti oculari bilateral stimolanti, che è una componente chiave dell’EMDR, le persone possono sperimentare una sensazione di calma e rilassamento. I movimenti oculari, o altre forme di stimolazione bilaterale come i suoni o i tocchi alternati, possono aiutare a ridurre l’ansia e la tensione emotiva, favorendo uno stato di maggiore tranquillità.
Durante l’EMDR, è possibile che vengano risvegliati ricordi traumatici o esperienze dolorose del passato. Questo può portare a una temporanea intensificazione delle emozioni associate a tali ricordi. Tuttavia, l’obiettivo dell’EMDR è quello di elaborare e trasformare questi ricordi in modo da ridurre il loro impatto negativo sulla vita quotidiana. Nel corso del trattamento, molte persone riportano un senso di progresso e di liberazione emotiva, con una riduzione dei sintomi legati al trauma.
Durante le fasi di rielaborazione e risoluzione del trauma, le persone possono sperimentare una maggiore chiarezza e comprensione delle proprie esperienze passate. Ciò può portare a una sensazione di maggiore autostima, fiducia e resilienza. Alcuni individui riferiscono di provare un senso di leggerezza e di liberazione, come se un peso emotivo fosse stato sollevato.
È importante notare che l’EMDR è un trattamento altamente personalizzato e adattato alle esigenze specifiche di ciascun individuo. Pertanto, le sensazioni e le esperienze durante le sessioni possono variare. Il terapeuta EMDR è presente per fornire supporto e guida durante tutto il processo terapeutico, assicurando che il paziente si senta al sicuro e confortevole.
In conclusione, durante l’EMDR le persone possono sperimentare una gamma di sensazioni che vanno dalla calma e al rilassamento alla temporanea intensificazione emotiva. Tuttavia, l’obiettivo finale è quello di favorire la rielaborazione e la risoluzione del trauma, portando a una maggiore autostima e benessere emotivo. Il terapeuta EMDR è presente per guidare e supportare il paziente lungo il percorso di guarigione.
Cosa succede in una seduta EMDR?
Durante una seduta di EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), il terapeuta e il paziente lavorano insieme per affrontare e trattare esperienze traumatiche o disturbi emotivi. La seduta di EMDR segue una struttura ben definita, che comprende diverse fasi e attività.
Innanzitutto, il terapeuta stabilisce una relazione di fiducia con il paziente, creando un ambiente sicuro e confortevole. Durante la fase iniziale, viene raccolta la storia del paziente, comprese le esperienze traumatiche o i sintomi che desidera trattare con l’EMDR.
Successivamente, il terapeuta guida il paziente attraverso una serie di esercizi di rilassamento e di focalizzazione dell’attenzione per preparare la mente e il corpo all’elaborazione del trauma. Questa fase aiuta il paziente a raggiungere uno stato di maggiore calma e concentrazione.
Una volta raggiunto uno stato di rilassamento, il terapeuta invita il paziente a focalizzarsi su un ricordo specifico legato al trauma o al disturbo emotivo che si desidera trattare. Il paziente viene incoraggiato a ricordare i dettagli dell’evento, comprese le immagini, le sensazioni fisiche e le emozioni associate.
Durante l’elaborazione del trauma, il terapeuta utilizza una forma di stimolazione bilaterale per aiutare il paziente a rielaborare il ricordo traumatico in modo più sano e adattivo. Questa stimolazione può avvenire attraverso movimenti oculari guidati dal terapeuta, suoni alternati o tocchi alternati. L’obiettivo è quello di creare una doppia attivazione cerebrale che favorisca la rielaborazione del trauma.
Durante questo processo, il paziente viene invitato a seguire attentamente la stimolazione bilaterale, concentrandosi sul ricordo traumatico. Mentre il paziente partecipa a questo processo, possono emergere nuove associazioni, pensieri o sensazioni che contribuiscono alla rielaborazione del trauma.
Il terapeuta continua a guidare il paziente attraverso cicli di stimolazione bilaterale e discussione, aiutando a integrare nuove informazioni e a trasformare il ricordo traumatico in uno meno disturbante. Questo processo può richiedere diverse sedute di EMDR, a seconda della complessità e dell’intensità del trauma.
Alla fine di ogni seduta, il terapeuta aiuta il paziente a raggiungere uno stato di calma e a riflettere sull’esperienza. Vengono discussi i progressi fatti e vengono fornite strategie di coping per gestire eventuali reazioni emotive che potrebbero emergere dopo la seduta.
In conclusione, una seduta di EMDR comporta la preparazione del paziente, l’elaborazione del trauma attraverso la stimolazione bilaterale e la riflessione finale sull’esperienza. Questo processo mira a rielaborare il trauma in modo adattivo e a ridurre l’impatto negativo sul benessere emotivo del paziente. Il terapeuta EMDR è presente per guidare e supportare il paziente lung
La terapia EMDR è una cura di una sola sessione?
No, quando la dottoressa Shapiro nel 1989 introdusse per la prima volta la terapia EMDR alla letteratura scientifica, incluse anche il seguente avvertimento: “occorre sottolineare che la procedura EMDR, così come vi è stata qui presentata, serve semplicemente a desensibilizzare l’ansia connessa a ricordi traumatici e non ad eliminare la sintomatologia e le complicazioni del DPTS, né a fornire alle vittime delle strategie di gestione del disturbo” (p. 221).
In questo primo studio l’attenzione si concentrava soprattutto su un unico disturbo e gli effetti venivano misurati nei cambiamenti avvenuti secondo la scala delle Unità Soggettive di Disturbo (SUD); gli articoli scientifici a riguardo riportano costantemente effetti simili apportati dalla EMDR con una misurazione dell’ansia tramite SUD durante le sessioni. In seguito, la terapia EMDR si è evoluta in un approccio più integrativo che tiene conto del quadro clinico completo.
Due studi (Lee, Gavriel, Drummond, Richards, & Greenwald, 2002; Rothbaum, 1997) hanno evidenziato una scomparsa del Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) nell’83-90% dei partecipanti comuni dopo 4-7 sessioni. Altri studi con partecipanti affetti da DPTS (ad esempio Ironson, Freund, Strauss, & Williams, 2002; Scheck, Schaeffer, & Gillette, 1998; S. A. Wilson, Becker, & Tinker, 1995) hanno trovato una significativa diminuzione di una larga parte dei sintomi dopo 3-4 sessioni.
L’unico studio (Carlson, Chemtob, Rusnak, Hedlund, & Muraoka, 1998) svolto su veterani di guerra e orientato ai traumi multipli dei partecipanti riporta dopo 12 sessioni del trattamento il 77% di eliminazioni del DPTS. I pazienti che presentano traumi multipli e/o un’infanzia complicata di abusi, trascuratezza e carenze d’affetto, potrebbero necessitare di una terapia più intensiva che includa un lavoro di preparazione sostanziale nella fase 2 dell’EMDR (Korn & Leeds, 2002; Maxfield & Hyer, 2002; Shapiro, 2001).
La terapia EMDR è un trattamento efficace del PTSD?
La terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), o “Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”, è una forma di psicoterapia sviluppata negli anni ’80 da Francine Shapiro. È nota soprattutto per la sua efficacia nel trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS o PTSD in inglese).
L’EMDR è basata sul principio che i traumi possono interrompere i normali meccanismi di elaborazione dei ricordi nel cervello, causando sintomi di stress post-traumatico. Il metodo EMDR utilizza movimenti oculari guidati per stimolare il cervello a elaborare e integrare questi ricordi traumatici, riducendo così i sintomi associati.
Numerose organizzazioni scientifiche e sanitarie di tutto il mondo hanno riconosciuto l’efficacia dell’EMDR nel trattamento del PTSD. Tra queste:
- L’Associazione Psichiatrica Americana (APA) raccomanda l’EMDR come trattamento efficace per il PTSD nelle sue linee guida del 2004.
- Il Concilio Nazionale per la Salute Mentale in Israele ha incluso l’EMDR come uno dei tre metodi consigliati per il trattamento delle vittime del terrorismo nel 2002.
- Il California Evidence-Based Clearinghouse for Child Welfare riconosce sia l’EMDR che la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) come trattamenti adeguatamente supportati da prove e ricerche per il trauma nei bambini.
- Un gruppo di studio della Divisione Clinica dell’Associazione Psichiatrica Americana ha indicato l’EMDR come uno dei metodi empiricamente supportati per il trattamento del PTSD.
- L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato l’EMDR come una delle psicoterapie per il trattamento del PTSD nei bambini, adolescenti e adulti nelle sue linee guida del 2013.
L’EMDR è una tecnica particolarmente interessante poiché, a differenza di altre terapie come la CBT, non richiede una descrizione dettagliata dell’evento, una sfida diretta delle convinzioni, una lunga esposizione o compiti da svolgere a casa. Ciò rende l’EMDR una terapia potenzialmente più accessibile e meno stressante per i pazienti.
È importante sottolineare, tuttavia, che mentre l’EMDR è ampiamente riconosciuta come efficace nel trattamento del PTSD, come per qualsiasi terapia, l’efficacia può variare da individuo a individuo. Ogni persona è unica e ciò che funziona per una potrebbe non funzionare per un’altra. Quindi, è sempre importante lavorare con un professionista della salute mentale qualificato per determinare il miglior piano di trattamento per le esigenze individuali.
I risultati del trattamento rimangono dopo lungo tempo?
Sono stati svolti 12 studi su soggetti affetti da DPTS per valutare la durata degli effetti del trattamento analizzando le differenze tra i risultati immediatamente successivi alla terapia e quelli in periodi più distanti di 3, 4, 9, 15 mesi e 5 anni. Otto studi su nove con partecipanti civili hanno mostrato un mantenimento dei risultati; uno studio (Devilly&Spence, 1999) riporta una tendenza al deterioramento. Dei tre studi svolti sui veterani di guerra, solo uno (Carlson et al., 1998) considera un trattamento completo (12 sessioni) e evidenzia un mantenimento degli effetti in un periodo di 9 mesi.
Gli altri due studi riguardano un trattamento limitato: Devilly, Spence e Rapee (1998) analizzano due sessioni i cui effetti moderati ottenuti nel test subito successivo al trattamento non vengono mantenuti nel periodo seguente. Quello di Pitman et al. (1996) è invece uno studio in cui vengono trattati solo due dei molti traumi presenti e gli effetti del trattamento risultano scomparsi in un periodo di 5 anni (Macklin et. al., 2000). Emerge dunque come il sottoporre il paziente ad una terapia limitata sia inadeguato per un trattamento completo del disturbo, in quanto, sul lungo termine, si arriva ad una parziale scomparsa dei risultati precedentemente ottenuti.
La terapia EMDR può essere efficace nel trattamento di fobie, disturbi da panico o agorafobia?
Ci sono diversi aneddoti ed informazioni che parlano della terapia EMDR come efficace nel trattamento di specifiche paure, ma sfortunatamente nessuna ricerca riguardante l’EMDR nel trattamento di fobie, disturbi da panico e agorafobia, è riuscita a riportare prove empiriche forti di effetti positivi; nonostante questi risultati siano in parte dovuti a limiti metodologici dei diversi studi, è possibile che la terapia EMDR semplicemente non sia sufficientemente efficace contro questi disturbi.
De Jongh, Ten Broek e Renssen (1999) suggeriscono che, dal momento che l’EMDR è una terapia per il trattamento dei ricordi dolorosi e patologie annesse, potrebbe risultare più efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia dovuti ad un particolare evento traumatico (es. la fobia dei cani dovuta ad un morso) e meno per quelli di origine sconosciuta (es. la fobia dei serpenti).
Ci sono stati diversi test clinici randomizzati che hanno valutato l’EMDR nel trattamento dell’aracnofobia (Muris & Merckelbach, 1997; Muris, Merckelbach, van Haaften, & Nayer, 1997; Muris, Merkelbach, Holdrinet, & Sijsenaar, 1998) ed hanno riportato che l’EMDR è meno efficace nell’eliminazione della fobia rispetto alla terapia dell’esposizione in vivo. I limiti metodologici di queste ricerche includono il non utilizzo del protocollo completo di trattamento EMDR (vd. Shapiro, 1999) e la confusione sui risultati data dall’utilizzo del protocollo del trattamento per esposizione come valutazione post-terapia. Nei casi di utilizzo del protocollo completo dell’EMDR per il trattamento di fobie mediche e dentali (De Jongh et al., 1999; De Jongh, van den Oord, & Ten Broeke, 2002), sono stati invece raggiunti buoni risultati; un test randomizzato controllato (Doering et al., 2013) riporta che dopo tre sessioni di terapia EMDR l’elaborazione del ricordo ha portato all’eliminazione della paura dentale. “Ad un anno di distanza, l’83.3% dei pazienti si erano sottoposti a normali cure dentali (d=3.20)”
L’utilità clinica è un aspetto importante nella scelta del trattamento: l’applicazione della terapia dell’esposizione in vivo può essere impossibile per terapisti che non abbiano un facile accesso agli oggetti della fobia (es. ragni) nel loro studio, oltre al fatto che alcune fobie possono essere limite a situazioni (es. temporali) o posti (es. ponti) precisi. L’EMDR può essere una terapia più pratica in questi casi rispetto all’esposizione in vivo, mentre aspetti di quest’ultima possono essere aggiunti come compiti (De Jongh et al., 1999).
Sono stati svolti tre studi sull’efficacia dell’EMDR nel trattamento dei disturbi da panico con o senza agorafobia. I primi due sono stati studi preliminari (Feske & Goldstein, 1997;Goldstein & Feske, 1994) e hanno preso in considerazione trattamenti di breve durata (sei sessioni) dei disturbi da panico; i risultati sono stati promettenti, ma influenzati negativamente dalla scarsa durata del trattamento. Feske e Goldstein scrivono “Perfino dalle 10 alle 16 sessioni dei trattamenti più efficaci portano raramente a una normalizzazione dei sintomi del panico, specialmente quando questi sono complicati dalla presenza dell’agorafobia” (p. 1034). In aggiunta è stato notato che gli effetti della terapia EMDR si sono dimostrati ancora presenti in periodi successivi.
È stato condotto un terzo studio (Goldstein et al., 2000) per valutare gli eventuali benefici di un trattamento più lungo, tuttavia questa ricerca aveva un target di popolazione diverso dal momento che trattava pazienti affetti da agorafobia che non hanno risposto bene alla terapia EMDR. Goldstein (citato in Shapiro, 2001) suggerisce che questi pazienti potrebbero necessitare di una preparazione più intensa per sviluppare una tolleranza all’ansia rispetto a quella proposta nello studio. Gli autori considerano che la tecnica EMDR potrebbe non essere efficace quanto la Terapia Cognitivo Comportamentale nel trattamento dei disordini da panico con o senza agorafobia, tuttavia non sono stati ancora condotti studi di comparazione diretta.
Una ricerca (Faretta, 2013) paragona 12 sessioni di EMDR con la Terapia Cognitivo Comportamentale nel trattamento dei disturbi da panico con o senza agorafobia; il trattamento delle cause, degli inneschi e dei ricordi è stato svolto in sessioni senza l’utilizzo di compiti specifici, mentre il gruppo che si occupava della Terapia Cognitivo Comportamentale ha utilizzato durante la sessione esercizi di respirazione, rilassamento ed esposizioni ad immagini, e ha assegnato compiti sia di rilassamento che di esposizione.
Entrambi i trattamenti hanno mostrato un evidente calo dei sintomi d’ansia oltre che dell’intensità e della frequenza degli attacchi di panico; l’EMDR, in più, ha portato a un numero significativamente inferiore di attacchi di panico rispetto alla Terapia Cognitivo Comportamentale nei test svolti in periodi successivi.
La terapia EMDR può essere applicata a qualsiasi disturbo clinico?
No, la terapia EMDR è stata sviluppata per il trattamento di ricordi traumatici e la ricerca ha dimostrato la sua efficacia nella cura del DPTS (vd: L’EMDR è efficace nel trattamento del DPTS?). La dottoressa Shapiro (2001) afferma che dovrebbe essere d’aiuto nella riduzione o eliminazione dei disturbi derivanti da un’esperienza dolorosa.
Ad esempio lo studio svolto da Brown, McGoldrick e Buchanan (1997) ha riportato un serie di cinque casi su sette di diminuzione del Disturbo da Dismorfismo Corporeo dopo 1-3 sessioni di terapia EMDR orientata all’elaborazione del ricordo individuato come causa; analogamente sono stati riportati casi di eliminazione di dolori articolari fantasma dopo un trattamento EMDR del ricordo alla base e delle sensazioni dolorose (Vanderlaan, 2000; Wilensky, 2000; S. A. Wilson, Tinker, Becker, Hofmann, & Cole, 2000).
Non sono state fatte previsioni sull’efficacia della terapia EMDR nell’alleviamento completo dei sintomi dei disturbi con base psicologica, come la schizofrenia o il disturbo bipolare, ma ci sono contributi sperimentali che potrebbero giocare un ruolo chiave nella risoluzione di alcuni sintomi e sono stati riportati casi di persone affette da tali disturbi e che hanno ottenuto buoni risultati grazie all’utilizzo della terapia EMDR per il trattamento della sensazione di disagio riguardante gli eventi traumatici.
In aggiunta agli studi svolti per valutare l’efficacia della terapia EMDR nel trattamento del DPTS, delle fobie e dei disturbi da panico (vd. L’EMDR è efficace nel trattamento delle fobie, dei disturbi da panico e dell’agorafobia?), alcune ricerche preliminari hanno indicato che la terapia EMDR potrebbe essere utile nel trattamento di altri disturbi, compresi disturbi dissociativi (es. Fine & Berkowitz, 2001; Lazrove & Fine, 1996; Paulsen, 1995), ansia da prestazione (Foster & Lendl, 1996; Maxfield & Melnyk, 2000), disturbo da Dismorfismo Corporeo (Brown et al., 1997); disturbo da dolore (Grant & Threlfo, 2002), e disturbi della personalità (es. Korn & Leeds, 2002; Manfield, 1998). Si tratta di scoperte solamente preliminari e sono necessarie altre ricerche per poter trarre delle conclusioni adeguate.
Nel 2002 la dottoressa Shapiro tratta l’applicazione dell’EMDR per problemi come la depressione (Shapiro, 2002), disturbi dell’attaccamento (Siegel, 2002), socio fobia (Smyth, & Poole, 2002), controllo della rabbia (Young, Zangwill, & Behary, 2002), disturbi d’ansia generalizzata (Lazarus, & Lazarus, 2002), problemi legati all’infertilità (Bohart & Greenberg, 2002), disturbi dell’immagine corporea (Brown, 2002), difficoltà coniugali (Kaslow, Nurse & Thompson, 2002) e ansia esistenziale (Krystal, Prendergast, Krystal, Fenner, Shapiro, Shapiro, 2002). Occorre considerare che tutte queste applicazioni necessitano di ulteriori ricerche controllate per un esame completo.
I risultati della terapia EMDR potrebbero essere attribuiti ad effetti placebo o non specifici?
No, diversi studi hanno dimostrato che gli effetti della terapia EMDR nella cura del DPTS sono superiori ai trattamenti placebo o non specificatamente giustificati: il trattamento EMDR ha superato l’ascolto attivo (Scheck et al., 1998), la cura standard di pazienti in un ospedale Kaiser Permanente (Marcus et al. 1997) consistente in terapia cognitiva individuale, psicodinamica o comportamentale, e le terapie di rilassamento con biofeedback (Carlson et al., 1998). Sette studi clinici randomizzati hanno paragonato l’approccio della terapia EMDR a quello della Terapia Cognitivo Comportamentale e li hanno trovati relativamente equivalenti. Dal momento che gli effetti sono ampi e clinicamente significativi si può concludere che l’EMDR non è un trattamento placebo.
Ad esempio, una meta analisi dei trattamenti del DPTS, Van Etten and Taylor (1998), ha calcolato la dimensione degli effetti significativi sulla base di autovalutazioni: i placebo e le condizioni di controllo hanno ottenuto come risultato 0.43, l’EMDR 1.24 e la Terapia Cognitivo Comportamentale 1.27 (p.135). Diversi studi (es. Thordarson et al., 2001) hanno misurato la credibilità dei trattamenti assegnati per determinare se la terapia EMDR provocasse più fiducia in se stesso nel paziente, producendo così effetti più ampi; non ci sono studi che abbiano trovato l’EMDR più o meno credibile. Dal momento che la terapia EMDR non è meno credibile di altre gli effetti non possono essere attribuiti a suggestioni o placebo amplificati.
La fedeltà al trattamento è importante?
Sì, la fedeltà al trattamento rientra tra le regole d’oro della ricerca clinica (Foa & Meadows, 1997). Chiaramente bisogna considerare che, se il trattamento che si vuole testare non aderisce totalmente al protocollo, non si sta analizzando il trattamento standard: lo studio in questione avrà scarsa validità interna e i risultati non forniranno informazioni utili sull’effettiva terapia. La fedeltà al trattamento è stata oggetto di molte controversie (Greenwald, 1996; Rosen, 1999).
Ci sono state prove del fatto che la terapia EMDR sia un trattamento robusto, non influenzato da alcuni cambiamenti nel protocollo; ad esempio, le variazioni nel tipo di movimento oculare o nella scelta del componente di stimolo non sembra interferire con i risultati (Renfrey & Spates, 1994).
D’altra parte, ci sono prove anche del fatto che troncare la procedura può portare a scarsi risultati; ad esempio un’analisi (Shapiro, 1999) delle procedure usate per il trattamento delle fobie con utilizzo della terapia EMDR ha riportato che gli studi che omettevano più di metà delle fasi della terapia arrivavano a risultati poveri in confronto a quelli ottenuti seguendo il protocollo completo. In una meta analisi metodologica (Maxfield and Hyer, 2002) si è scoperta una significativa correlazione positiva tra le dimensione degli effetti pre e post e la valutazione della fedeltà: gli studi aventi una fedeltà valutata come adeguata tendono a riportare effetti più ampi rispetto a quelli con fedeltà variabile, scarsa o non valutata.
Quali elementi della terapia EMDR contribuiscono alla sua efficacia?
L’EMDR è un approccio terapeutico complesso che unisce gli elementi di diversi orientamenti psicologici tradizionali e li combina in un protocollo strutturato. Questi orientamenti includono quello psicodinamico, (Fensterheim, 1996; Solomon & Neborsky, 2001; Wachtel, 2002), cognitivo-comportamentale (Smyth & Poole, 2002; Wolpe, 1990; Young, Zangwill, & Behary, 2002), esperienziale (ad esempio Bohart & Greenberg, 2002), psicologico (Siegel, 2002; van der Kolk, 2002), e terapie interazioniste (Kaslow, Nurse, &Thompson, 2002). Di conseguenza l’EMDR contiene diversi elementi efficaci e tutti contribuiscono ai risultati del trattamento.
Marks, Lovell, Noshirvani, Livanou, & Thrasher (1998) affermano che l’emozione può essere concettualizzata come un “groviglio di risposte” visto come “delle vaghe connessioni tra molte reazioni di diverso tipo: psicologico, comportamentale e cognitivo” (p. 324). Suggeriscono che diversi tipi di trattamento andranno ad indebolire diversi fili della matassa di risposte e che “alcuni trattamenti agiscono su molti fili contemporaneamente” (p.324).
La terapia EMDR è un approccio che implica diversi componenti e agisce sul filo dell’immaginazione, della cognizione, dell’affetto, delle sensazioni somatiche e dei ricordi connessi. Questa complessità rende difficile isolare e misurare il contributo di ogni singolo componente, soprattutto dal momento che pazienti con la stessa diagnosi possono rispondere in maniera differente a diversi elementi.
Il modello di Elaborazione Adattabile dell’Informazione della dottoressa Shapiro concettualizza la terapia EMDR come coinvolgente direttamente componenti cognitivi, affettivi e somatici della memoria per poter formare nuove connessioni associative con materiale più adattabile. Diversi elementi del trattamento vengono indicati come importanti nel potenziamento del processo di elaborazione e assimilazione necessario al risultato adattabile, tra questi:
- 1) Il collegamento tra gli elementi della memoria: il fatto che il paziente debba concentrarsi contemporaneamente sull’immagine dell’evento, sulle convinzioni negative connesse e sulle sensazioni fisiche del momento, può servire a creare connessioni iniziali tra i vari elementi del ricordo traumatico e cioè a iniziare ad elaborare l’informazione
- 2) La consapevolezza: viene incoraggiata insegnando al paziente a “notare semplicemente” quello che accade e “lasciare che accada”. Questo coltivare la presa di posizione di un osservatore stabile nella tecnica EMDR risulta simile al processo che Teasdale (1999) ritiene utile per l’elaborazione dell’emozione.
- 3) Libera associazione: durante il processo, al paziente viene chiesto di riferire qualsiasi nuova intuizione, associazione, emozione, sensazione o immagine che emerge dalla sua coscienza. Questo metodo della libera associazione non diretta serve a creare nuovi collegamenti tra il trauma originariamente identificato come obiettivo e altre esperienze e informazioni relative, così da contribuire all’elaborazione del materiale traumatico (vd. Roger&Silver, 2002).
- 4) Il ripetuto accesso e allontanamento dal materiale traumatico: l’EMDR sottopone il paziente a una breve esposizione al trauma con una continua pratica nel controllare ed allontanare gli stimoli interni che sono fonte di disturbo. Questo può portare il paziente a provare un senso di padronanza, contribuendo così agli effetti del trattamento aumentando l’abilità di ridurre o gestire le interpretazioni e riflessioni negative.
- 5) Il movimento oculare o altri duplici stimolazioni dell’attenzione: ci sono diverse teorie su come e perché il movimento degli occhi possa contribuire all’elaborazione dell’informazione, i dettagli si possono trovare nella risposte seguenti.
L’EMDR è una terapia espositiva?
Un trattamento standard dei disturbi d’ansia implica l’esporre il paziente a stimoli che provochino angosci; è stato a volte dedotto che la terapia EMDR usi l’esposizione in questa modalità tradizionale e risulti per questo efficace. Alcuni studiosi hanno affermato che “se la terapia EMDR fosse stata proposta come una semplice variante di altri trattamenti già esistenti, probabilmente molte delle controversie sulla sua efficacia e sui suoi meccanismi sarebbero state evitate” (Lohr, Lilienfeld, Tolin, & Herbert, 1999, p. 201).
Tuttavia questo punto di vista ignora importanti elementi della procedura EMDR che sono antitetici alle teorie espositive, in altre parole, le teorie affermano che se questi elementi dell’EMDR venissero usati nella terapia espositiva si arriverebbe ad una diminuzione dei risultati positivi (Rogers&Silver, 2002). Tali elementi includo esposizioni brevi e frequenti, esposizione interrotta e libera associazione.
1) I teorici dell’esposizione Foa e McNally (1996) scrivono: “Dal momento che l’abitudine è un processo graduale, si può dedurre che l’esposizione deve essere prolungata per essere efficace. L’esposizione prolungata porta a risultati migliori di quella breve, a prescindere dalla diagnosi” (p.334). Tuttavia l’EMDR usa esposizioni ripetute estremamente brevi (ad esempio 20-50 secondi).
2) Altri teorici (Marks et al., 1998) affermano che l’esposizione deve essere continua e senza interruzioni: “Continue stimolazioni dei neuroni, così come delle cellule immunitarie ed endocrine, portano a uno smorzamento delle risposte, mentre stimolazioni intermittenti portano ad un aumento” (p.324). Nell’EMDR, invece, si interrompe l’attenzione interna chiedendo ripetutamente al paziente “Cosa senti ora?”.
3) La terapia espositiva è strutturata in modo da inibire l’evasione (Lyons&Keane, 1989) e proibisce specificatamente al paziente di ridurre “la sua ansia cambiando lo scenario o oltrepassandolo rapidamente per scorrere oltre il punto più traumatico” (p. 146) così da arrivare all’eliminazione dell’ansia. Invece nell’EMDR la libera associazione o qualsiasi cosa subentri nella coscienza del paziente viene considerata parte integrante del processo.
Differenze come queste hanno portato i ricercatori della terapia espositiva ad affermare: “In una terapia strettamente espositiva l’uso di alcuni [di una serie di componenti essenziali del trattamento EMDR] è considerato contrario alla teoria. È stato inoltre scoperto precedentemente che terapisti e pazienti preferiscono questa procedura a quella più diretta dell’esposizione” (Boudewyn and Hyer, 1996, p.192). Una sessione di analisi dirette del processo di queste due terapie ha trovato fondamentali differenze nelle pratiche e nelle risposte soggettive (Rogers et al., 1999).
Chiaramente le teorie che riescono a spiegare la terapia espositiva falliscono nel chiarire gli effetti del trattamento EMDR con le sue esposizioni brevi e interrotte e il suo incoraggiamento della libera associazione, in più risultano esserci delle differenze nel processo del trattamento. Durante la terapia espositiva i pazienti tendono a sperimentare lunghi periodi di forte ansia (Foa & McNally, 1996), mentre i soggetti sottoposti a EMDR già nel primo periodo della sessione testimoniano una rapida riduzione nei livelli SUD (Rogers et al., 1999).
Questa differenza suggerisce che probabilmente l’uso corto e ripetuto che l’EMDR fa dell’attenzione porta a un diverso meccanismo d’azione rispetto alla terapia espositiva con le sue esposizioni lunghe e continue.
Il movimento oculare è considerato essenziale nella terapia EMDR?
Nonostante il movimento degli occhi sia spesso considerato l’elemento più distintivo della terapia, l’EMDR non è semplicemente una procedura retta da esso: si tratta di una psicoterapia complessa contenente numerosi componenti che contribuiscono agli effetti del trattamento.
Il movimento oculare viene usato per impegnare l’attenzione del paziente con stimoli esterni, mentre questo si sta contemporaneamente concentrando sul materiale interno che è fonte di disturbo; la dottoressa Shapiro descrive il movimento degli occhi come un “duplice stimolo dell’attenzione” per identificare il processo nel quale il paziente deve focalizzarsi sugli stimoli sia interni che esterni.
Il movimento oculare diretto dal terapista è il tipo di duplice stimolo dell’attenzione più comunemente utilizzato, ma esiste una varietà di altri stimoli che comprendono il tamburellare con le dita o gli stimoli uditivi. L’uso di questi stimoli alternati costituisce da più di dieci anni (Shapiro 1991, 1993) una parte integrante del protocollo EMDR.
Cosa riportano le ricerche a proposito del componente del movimento oculare nella terapia EMDR?
Nel 1989, la dottoressa Francine Shapiro (1995) notò che lo stress emotivo che accompagnava i pensieri angoscianti spariva nel momento in cui i suoi occhi si muovevano spontaneamente e velocemente; iniziò a condurre esperimenti su questo effetto e scoprì che anche altri riuscivano a dissipare le loro emozioni negative grazie al movimento degli occhi. Condusse in seguito uno studio dei casi (1989b) e uno studio controllato (1989a) in cui le sue ipotesi che vedevano il movimento oculare come collegato alla desensibilizzazione dei ricordi traumatici furono confermate.
Il ruolo del movimento oculare era già stato documentato come connesso al meccanismo di elaborazione cognitiva, inoltre una serie di esperimenti sistematici (Antrobus, 1973; Antrobus, Antrobus, & Singer, 1964) aveva rivelato che i movimenti spontanei degli occhi erano associati ad emozioni spiacevoli e cambiamenti cognitivi.
In seguito ci furono due dozzine di pubblicazioni di studi randomizzati che investigavano il ruolo dei movimenti oculari nella terapia EMDR; si trattava generalmente di studi che comparavano l’EMDR comprendente i movimenti oculari con una condizione di controllo in cui la componente del movimento degli occhi era stata modificata (ad esempio una EMDR con lo sguardo fisso e focalizzato). Ci sono stati quattro tipi di studi:
- 1) studi di casistica
- 2) Studi di smantellamento con partecipanti clinici
- 3) Studi di smantellamento con partecipanti analoghi non clinici e
- 4) Studi della componente dell’azione in cui il movimento oculare è analizzato isolatamente. Recentemente una meta-analisi ha dimostrato gli effetti positivi del movimento oculare.
Lee, C.W. & Cuijpers, P. (2013). A meta-analysis of the contribution of eye movements in processing emotional memories. (tr. Una meta analisi sul contributo del movimento oculare nell’elaborazione dei ricordi) Journal of Behavior Therapy & Experimental Psychiatry, 44, 231-239.
La dimensione dell’effetto nell’aggiungere il movimento oculare negli studi sul trattamento EMDR risulta moderata e significativa (d= 0.41). Il secondo gruppo di studi in laboratorio riporta una dimensione dell’effetto ampia e significativa (d=0.74)
Nei 26 studi valutati è stato trovato un effetto significativo dei movimenti oculari isolati nel ridurre l’intensità dei ricordi autobiografici e i loro collegamenti.
Ulteriori studi hanno dimostrato una serie di altri effetti sulla memoria, tra cui la sollecitazione di ricordi episodici e l’aumento del riconoscimento delle informazioni reali.
Nella tecnica EMDR quali sono alcuni dei meccanismi d’azione ipotizzati per il movimento oculare?
Un’ipotesi comunemente proposta è che la duplice stimolazione dell’attenzione provochi una risposta di orientamento, cioè una risposta naturale di interesse e concentrazione che compare quando l’attenzione è attirata da nuovi stimoli. Esistono tre diversi modelli di concettualizzazione del ruolo della risposta di orientamento nell’EMDR: l’elaborazione della cognizione/informazione (Andrade et al., 1997; Lipke, 1999), il modello neurobiologico (Bergmann, 2000; Servan-Schreiber, 2000; Stickgold, 2002) e quello comportamentale (Armstrong & Vaughan, 1996; MacCulloch & Feldman, 1996).
Non si tratta di modelli che si escludono reciprocamente: si potrebbe dire che si tratta in parte di punti di vista diversi dello stesso fenomeno. Barrowcliff et al. (2001) affermano che l’orientamento nella terapia EMDR è, di fatto, un “riflesso investigativo” che provoca una risposta base di rilassamento in seguito all’aver realizzato che non c’è nessun pericolo; questo rilassamento contribuisce ai risultati tramite un processo di inibizione reciproca.
Altri suggeriscono che l’inizio di una risposta di orientamento può troncare i collegamenti del ricordo traumatico, interrompendo le precedenti associazioni ad emozioni negative e permettendo l’integrazione di nuove informazioni. Uno studio di Kuiken, Bears, Miall & Smitth (2001-2002), in cui è stata testata la teoria della risposta di orientamento, indica che la condizione del movimento oculare è correlata con l’incremento della flessibilità dell’attenzione. È inoltre possibile che la risposta di orientamento induca dei meccanismi neurobiologici che facilitano l’attivazione dei ricordi episodici e la loro integrazione nella memoria semantica corticale (Stickgold, 2002). Secondo Stickgold, la risposta di orientamento innesca lo stesso processo che entra in gioco durante la fase REM del sonno.
Esistono numerosi studi e ricerche (ad esempio Andrade et al., 1997; Kavanaugh et al., 2001; van den Hout et al., 2001) che indicano che i movimenti oculari e altri stimoli hanno un effetto sulla percezione del ricordo selezionato che consiste nel ridurre l’intensità dell’immagine e l’effetto di associazione.
Sono stati proposti due possibili meccanismi per spiegare come questo effetto contribuisca al trattamento EMDR. Kavanaugh et al. (2001) ipotizzano che si ottenga questo effetto quando i movimenti oculari interrompono il funzionamento della memoria diminuendo l’intensità, così da portare a una diminuzione dell’emozionalità.
Suggeriscono, inoltre, questo possa contribuire al trattamento costituendo una “risposta d’aiuto all’esposizione immaginativa” (p.278) e cioè aiutando a quantificare l’esposizione per quei pazienti che sono angosciati da ricordi di immagini e/o sentimenti. Van den Hout et al. (2001) ipotizzano invece che i movimenti oculari cambino la percezione somatica accompagnando il recupero, portando a una diminuzione del sentimento e quindi dell’intensità. Propongono che questo effetto “possa assistere temporaneamente il paziente nel riportare alla memoria ricordi che altrimenti apparirebbero insopportabili” (p.129). Questa spiegazione ha molti punti in comune con l’inibizione reciproca.
Quali sono gli effetti collaterali del EMDR?
Durante il trattamento con EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), è possibile che si verifichino alcuni effetti collaterali temporanei. È importante sottolineare che questi effetti collaterali di solito sono di breve durata e tendono a scomparire nel tempo. Alcuni potenziali effetti collaterali includono:
- Aumento temporaneo del disagio: Durante il processo di rielaborazione dei ricordi traumatici, potrebbe verificarsi un temporaneo aumento del disagio emotivo. Questo può essere causato dal fatto che vengono affrontati e rielaborati eventi traumatici che erano rimasti soppressi o repressi nella mente. Tuttavia, nel corso delle sedute successive, il disagio di solito diminuisce gradualmente.
- Emozioni intense: Durante le sessioni di EMDR, alcune persone possono sperimentare un alto livello di emozioni, come paura, tristezza, rabbia o ansia. Queste emozioni possono emergere poiché vengono affrontati i ricordi traumatici legati a eventi passati. Il terapeuta è addestrato a gestire e supportare il paziente durante queste esperienze emotive intense.
- Sensazioni fisiche: È possibile che durante il trattamento con EMDR si verifichino sensazioni fisiche associate ai ricordi traumatici. Ad esempio, il paziente potrebbe avvertire tensione muscolare, sensazioni di oppressione al petto o brividi. Queste sensazioni fisiche sono parte del processo di rielaborazione e solitamente si riducono nel tempo.
È importante sottolineare che il terapeuta EMDR è esperto nell’affrontare questi effetti collaterali e sarà in grado di fornire supporto e risorse al paziente durante il trattamento. È normale comunicare eventuali disagi o preoccupazioni al terapeuta, in modo che possa essere adeguatamente supportato nel processo terapeutico.
È anche importante tenere presente che i benefici a lungo termine dell’EMDR tendono a superare gli eventuali effetti collaterali temporanei. Molti pazienti riportano una significativa riduzione dei sintomi legati al trauma e un miglioramento complessivo del benessere emotivo dopo il trattamento con EMDR.
Cosa dovrei aspettarmi dalla terapia EMDR, ad esempio: cosa potrebbe/dovrebbe accadere?
Ogni caso è unico, ma esiste un protocollo standard in otto fasi che ogni specialista dovrebbe seguire, questo comprende: un’anamnesi completa, una preparazione del paziente, l’identificazione degli obiettivi e dei loro componenti, l’elaborazione attiva di aspetti del passato, del presente e del futuro, una continua valutazione durante il processo.
L’elaborazione dell’obiettivo include l’uso di una duplice stimolazione (movimento oculare, tamburellare con le dita, suoni…) mentre il paziente si concentra sui vari aspetti; dopo ogni serie di movimenti, il paziente descrive brevemente al terapista cosa ha provato.
Alla fine di ogni sessione, il paziente dovrebbe usare le tecniche apprese dal terapista per arrivare a controllare i sentimenti della sessione e così rafforzarsi. Terminata la terapia, i ricordi e le situazioni presenti, precedentemente fonte di disagio, non dovrebbero più essere un problema, sostituiti da delle nuove risposte più sane. Si può trovare una descrizione completa dei vari casi nel libro Getting Past Your Past: Take Control of Your Life with Self-Help Techniques from EMDR Therapy di Shapiro
Come di si sente dopo una seduta EMDR?
Dopo una seduta di EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), le persone possono sperimentare una varietà di sensazioni e reazioni. È importante notare che le risposte individuali possono variare, poiché ogni persona ha un’esperienza unica. Tuttavia, ci sono alcune comuni esperienze riportate dagli individui dopo una seduta di EMDR:
- Calma e rilassamento: Molte persone riferiscono di sentirsi più calme, rilassate e rasserenate dopo una seduta di EMDR. La tecnica mira a ridurre l’intensità emotiva dei ricordi traumatici o negativi, quindi molte persone sperimentano un senso di sollievo e tranquillità.
- Riduzione dei sintomi: Dopo una seduta di EMDR, molte persone riferiscono una diminuzione dei sintomi associati al disturbo che stanno affrontando. Ad esempio, le persone con disturbo da stress post-traumatico (PTSD) possono notare una riduzione dei flashback, degli incubi o dell’ipersensibilità.
- Chiarezza e prospettiva: L’EMDR può aiutare le persone a elaborare i ricordi traumatici in modo più adattativo. Dopo una seduta, molte persone riferiscono di avere una maggiore chiarezza e una nuova prospettiva sui loro ricordi e sulle esperienze traumatiche. Questo può portare a una maggiore comprensione di sé e alla capacità di vedere le cose da una prospettiva più positiva.
- Stanchezza o fatica: Alcune persone possono sentirsi stanche o affaticate dopo una seduta di EMDR. L’elaborazione dei ricordi traumatici può richiedere energia emotiva e mentale. È importante dedicare del tempo per riposarsi e prendersi cura di sé dopo una seduta intensa.
- Emozioni intense: In alcuni casi, le persone possono sperimentare un aumento temporaneo delle emozioni dopo una seduta di EMDR. Ciò può essere causato dalla risveglio di ricordi o emozioni sopite durante il processo di rielaborazione. Tuttavia, queste emozioni tendono a diminuire nel corso del tempo.
È fondamentale ricordare che l’esperienza individuale può variare e che è importante comunicare apertamente con il proprio terapeuta riguardo a qualsiasi reazione o sensazione che si manifesta dopo una seduta di EMDR. Un terapeuta esperto sarà in grado di fornire supporto e risposte alle eventuali domande o preoccupazioni che possono sorgere.
Quante sessioni ci vorranno?
Il numero delle sessioni dipende dal problema specifico e dalla storia del paziente, ma diversi studi controllati hanno dimostrato che un singolo trauma può essere elaborato in 3 sessioni nell’80-90% dei casi. Dal momento che non c’è la necessità di elaborare ogni evento fonte di disturbo, la durata della terapia dipenderà dalla complessità della storia del paziente: da uno studio controllato è risultato che l’80% delle vittime civili di trauma multipli non mostravano più segni di DPTS dopo circa 6 ore di trattamento, mentre un altro studio sui veterani di guerra ha riportato che il 77% ne era guarito dopo 12 sessioni.
Quante sessioni di terapia sono necessarie prima di cominciare l’EMDR?
Dipende dalla capacità del paziente di “auto-calmarsi” e di usare una serie di tecniche di auto controllo per diminuire il potenziale disagio. Il terapista dovrebbe insegnare al paziente tali tecniche durante la fase preparatoria, la quantità di preparazione necessaria varierà da caso a caso. Nella maggior parte dei casi l’elaborazione attiva dei ricordi dovrebbe cominciare dopo una o due sessioni.
Quali domande dovrei fare al terapista per scoprire se è qualificato o esperto nell’uso dell’EMDR per quanto riguarda il mio problema/disturbo?
Quando si cerca un terapeuta qualificato ed esperto nell’uso dell’EMDR per trattare un problema o un disturbo specifico, è importante fare le giuste domande per valutare la loro competenza. Ecco alcune domande chiave che puoi porre per accertarti che il terapeuta sia adeguatamente qualificato:
- Qualifiche e formazione: Chiedi al terapeuta se ha completato una formazione specifica sull’EMDR e se ha ottenuto la certificazione riconosciuta da un’organizzazione ufficiale come l’EMDR International Association (EMDRIA). Cerca informazioni sul loro background educativo e sulla loro esperienza clinica.
- Esperienza con il tuo problema/disturbo: Domanda al terapeuta se ha esperienza specifica nel trattamento del problema o disturbo che stai affrontando. Chiedi quanti pazienti con la tua condizione hanno trattato in passato e quali sono stati i risultati.
- Supervisione e aggiornamento professionale: Verifica se il terapeuta riceve regolarmente supervisione da parte di un professionista esperto in EMDR. L’EMDR è una tecnica complessa che richiede una supervisione adeguata per garantire un trattamento efficace e sicuro. Chiedi anche se partecipano a conferenze, workshop o corsi di aggiornamento per rimanere al passo con le ultime conoscenze e pratiche nell’EMDR.
- Approccio integrativo: Domanda se il terapeuta utilizza l’EMDR come unico approccio terapeutico o se lo integra con altre modalità di trattamento. Alcuni terapeuti combinano l’EMDR con approcci psicoterapeutici complementari per offrire un trattamento più completo e personalizzato.
- Risultati attesi e tempistiche: Chiedi al terapeuta quali risultati ci si può aspettare dal trattamento con l’EMDR per il tuo problema/disturbo specifico. Discuti anche delle tempistiche previste per il trattamento e del numero di sedute stimato.
- Domande sul processo: Sentiti libero di chiedere al terapeuta di spiegare il processo di trattamento EMDR in modo dettagliato. Domanda come verranno identificati i ricordi target da elaborare e come verrà condotta la stimolazione bilaterale. Chiedi anche come verranno gestite eventuali reazioni emotive durante il processo.
Queste domande possono aiutarti a valutare la qualificazione e l’esperienza di un terapeuta nell’uso dell’EMDR per trattare il tuo problema/disturbo specifico. È importante sentirsi a proprio agio e avere fiducia nel terapeuta scelto, in quanto la relazione terapeutica è fondamentale per il successo del trattamento.
La terapia EMDR è la stessa cosa dell’ipnosi? Quali sono le differenze e i punti in comune?
L’American Journal of Hypnosis ha pubblicato uno speciale sull’uso dell’EMDR e dell’ipnosi. Un articolo di introduzione scritto dall’editore, nonché ex presidente dell’Associazione Americana di Ipnosi Clinica, affronta direttamente all’argomento dicendo: “Mentre si è discusso a lungo sul categorizzare l’ipnosi come un tipo preciso di metodo di trattamento (ad esempio, Fischolz, 1995; 1997a; 1997b; 2000; Fischholz & Spiegel, 1983), questo problema non sussiste per l’EMDR”.
Come la psicanalisi, l’EMDR è sia una teoria in evoluzione su come nel cervello umano un’informazione venga percepita, immagazzinata e riportata alla memoria, sia un specifico metodo di trattamento basato su tale teoria (Shapiro, 1995, 2001). In effetti l’EMDR è un metodo di trattamento davvero unico che, come altri tipi di trattamenti/metodi/tecniche (ad esempio la terapia psicoanalitica/psicodinamica, comportamentale, cognitivo-comportamentale o ego-state therapy), può incorporare anche l’ipnosi (Hammond, 1990).
Vorremmo qui sottolineare alcune delle differenze più distintive tra ipnosi e terapia EMDR.
Primo, il metodo più diffuso di ipnosi usata a scopi clinici è quello di iniziare inducendo deliberatamente nel paziente uno stato alterato di relax mentale. A contrario all’inizio dell’EMDR non si ricerca uno stato simile, ma si tenta spesso di connettersi a uno stato mentale ansioso (cioè fonte di disturbo e quindi opposto al relax).
In secondo luogo, i terapisti utilizzano spesso l’ipnosi per aiutare il paziente a sviluppare uno stato di forte recettività altamente concentrato su un unico punto (Spiegel&Spiegel, 1978), mentre durante l’EMDR si cerca di mantenere una duplice concentrazione su aspetti sia positivi che negativi di cui il paziente è al momento sicuro, così come sulle stimolazioni emotive dovute al riportare alla memoria la parte più brutta del ricordo fonte d’angoscia. In ogni caso da questo punto di vista l’EMDR ha dei punti in comune con la split-screen techinque per la ristrutturazione cognitiva elaborata da Spiegel (Spiegel&Spiegel, 1978).
Terzo, uno degli effetti che si vuole ottenere ipnotizzando una persona è quello di diminuirne il generale orientamento nella realtà (GRO: Shor; 1979), così da facilitare un aumento della fantasia e dell’immaginazione, ad esempio per sfruttare al meglio l’incremento della logica dello stato di trance (Orne, 1977). A contrario l’EMDR cerca di impedire al paziente di allontanarsi dalla realtà, preferendo uno specifico incoraggiamento, o induzione, mirato ad eliminare le precedenti convinzioni irrazionali o di auto colpevolezza, a favore di nuove più positive e sostenute da una maggiore certezza personale. Shapiro e Forrest (1997) e Nicosia (1995) hanno inoltre notato ulteriori differenze tra l’ipnosi e l’EMDR.
Come posso sapere se la terapia EMDR è adatta a me/funzionerà per il mio genere di ansia? Sono un candidato adatto per questo trattamento?
La terapia EMDR è stata esaustivamente dimostrata come efficace per i problemi derivanti da traumi precedenti, in più diversi terapisti negli ultimi 25 anni hanno riportato che può essere estremamente utile quando si ha la necessità di fare riferimento a dei contributi esperienziali. Prova a leggere il libro Getting Past Your Past: Take Control of Your Life with Self-Help Techniques from EMDR Therapy di Shapiro per vedere se i tuoi problemi trovano riscontro in qualche caso trattato e chiedi ad almeno 3 diversi specialisti se hanno esperienza nell’utilizzo dell’EMDR per il trattamento del tuo particolare disagio.
L’EMDR o i movimenti oculari potrebbero causare crisi epilettiche?
L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e i movimenti oculari utilizzati in questa terapia non sono noti per causare crisi epilettiche. Sono stati riportati solo pochissimi casi in cui si sono verificate crisi epilettiche durante o in relazione alla terapia EMDR, e tutti questi casi riguardavano pazienti già affetti da epilessia. Inoltre, in due di questi casi è stata utilizzata una barra a LED, che potrebbe avere avuto un ruolo nel provocare le crisi.
È importante sottolineare che l’EMDR è una terapia che viene somministrata da terapisti addestrati e qualificati. Prima di iniziare il trattamento, il terapeuta valuterà attentamente la storia clinica del paziente, inclusa la presenza di eventuali condizioni epilettiche o altre condizioni mediche che potrebbero richiedere precauzioni aggiuntive durante la terapia.
Sebbene l’EMDR coinvolga movimenti oculari, questi movimenti sono generalmente di natura sottile e controllata. La tecnica EMDR è stata utilizzata con successo su migliaia di pazienti senza che si verificassero crisi epilettiche. In effetti, molti pazienti riportano benefici significativi dalla terapia EMDR nel trattamento di disturbi legati al trauma, senza segnalare alcun problema di questo genere.
Tuttavia, è importante comunicare al terapeuta eventuali preoccupazioni o condizioni mediche preesistenti, inclusa l’epilessia, in modo che possano essere prese le necessarie precauzioni durante il trattamento. Il terapeuta sarà in grado di valutare attentamente la situazione e adattare la terapia EMDR in modo appropriato per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento.
Rivivrò il trauma con più intensità rispetto a prima?
Alcune persone sono coscienti solo di un’ombra dell’esperienza, mentre altre la sentono ad un livello più profondo. A differenza di alcune altre terapie, l’EMDR non richiede ai pazienti di rivivere il trauma intensamente o per lunghi periodi: gli alti livelli di intensità che possono capitare durano solo pochi momenti e diminuiscono rapidamente da soli o con l’aiuto di tecniche specifiche apprese o dal terapista durante la sua formazione, o dal paziente stesso durante le fasi iniziali.
Confusione, disinformazione e accuse intorno alla “pseudoscienza”
La terapia EMDR è un trattamento psicologico attivo per il DPTS circondato dalla confusione a causa di alcune pubblicazioni di articoli scientifici di ricerca. Un articolo (Perkins & Rouanzoin, 2002) esaminava le ricerche empiriche originali alla luce della letteratura specifica per capire le antiche controversie e le deduzioni contraddittorie riportate da vari autori e ne vengono tratte alcune interessanti conclusioni.
La confusione sembra essere data da (a) Una consapevolezza inadeguata delle lacune dell’effetto placebo nel trattamento del DPTS (b) Delle lacune teoriche e metodologiche nella distinzione tra terapia EMDR e procedure espositive (c) Disinformazione storica che poi è andata mischiandosi ai risultati delle ricerche empiriche.
Tutte queste vecchie accuse sono state smascherate dall’attuale base di ricerca dell’EMDR: la terapia è ora raccomandata in tutto il mondo come trattamento di prima scelta per i traumi. (Research Overview).
In ogni caso potrebbero esserci ancora delle persone disinformate, per questo qui sotto vengono trattate le incomprensioni più comuni:
- La terapia EMDR è superiore solo all’assenza di trattamento e/o non è stata sufficientemente testata.
Si tratta di un’informazione inaccurata dal momento che la terapia EMDR è supportata da più di venti studi randomizzati ed in studi controllati è risultata superiore alla cura standard dell’Amministrazione dei Veterani, al rilassamento assistito con biofeedback, al rilassamento semplice, all’ascolto attivo e a varie forme di psicoterapia individuale usate dalla HMO (Organizzazione per la Salute Mentale), come ad esempio terapia espositiva, cognitiva e psicodinamica. È stata anche paragonata alla terapia cognitivo-comportamentale ed è risultata sostanzialmente alla pari. Mentre la terapia espositiva utilizza 1 o 2 ore di compiti giornalieri, l’EMDR ottiene gli stessi risultati senza di essi. (vd. Efficacy). - L’EMDR è solo una terapia espositiva
Si tratta di un’altra affermazione non accurata: l’EMDR è risultata essere più rapida o in alcune misure superiore alla terapia espositiva in 7 su 12 studi randomizzati. Inoltre la terapia espositiva utilizza 1 o 2 ore di compiti a casa mentre l’EMDR non ne usufruisce e in generale le pratiche dei due trattamenti hanno poco in comune. Un’analisi del metodo ha trovato differenze significative (Rogers et al., 1999) e alcuni ricercatori di uno studio successivo hanno affermato: “In una terapia strettamente espositiva l’uso di alcuni [di una serie di componenti essenziali del trattamento EMDR] è considerato contrario alla teoria. È stato inoltre scoperto precedentemente che terapisti e pazienti preferiscono questa procedura a quella più diretta dell’esposizione” (Boudewyns & Hyer, 1996, p.192). Per ulteriori riferimenti e dettagli vedere la domanda “L’EMDR è una terapia espositiva?” - Il movimento oculare è inutile.
Ulteriore affermazione inaccurata. Il modello dell’elaborazione dell’informazione è stato elaborato nel 1991 ed è stato esaurientemente descritto in tre testi. Diversi neuropsicologi hanno presentato dettagliate teorie e descrizioni delle ragioni per cui il movimento oculare è efficace; numerosi ricercatori hanno inoltre condotto studi per comprovare le ipotesi elaborate sull’efficacia dei movimenti oculari o di altre duplici stimolazioni dell’attenzione. Per ulteriori riferimenti e dettagli vedere la domanda “Nella terapia EMDR quali sono alcuni dei meccanismi d’azione ipotizzati per il movimento oculare?”
A questo punto, avendo le ricerche provato l’effetto positivo del movimento oculare, è evidente che la terapia EMDR non è basata sui principi della tradizionale terapia espositiva ed è ampiamente accettata come un trattamento dei traumi empiricamente supportato.
Per una lista degli studi consultate la pagina dedicata agli studi di efficacia e di neurobiologia.