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Terapia Psicologica EMDR: Come Può Essere Utile?

Hai mai sentito parlare dell’EMDR? Questa terapia psicologica innovativa sta cambiando il modo in cui affrontiamo il trauma e lo stress post-traumatico. Ma come funziona esattamente e perché è così efficace?

L’EMDR, o Eye Movement Desensitization and Reprocessing, è un metodo terapeutico che usa la stimolazione bilaterale. Aiuta le persone a superare esperienze traumatiche. Questa tecnica permette di rielaborare i ricordi dolorosi, riducendo il loro impatto emotivo negativo.

Attraverso sedute mirate, l’EMDR aiuta a elaborare il trauma in modo unico. Permette al cervello di guarire naturalmente. Questa terapia si è dimostrata efficace nel trattamento dello stress post-traumatico, offrendo speranza a chi lotta con ricordi angoscianti.

Ma come funziona realmente questa terapia e perché è così efficace?

Riepilogo dei Punti Chiave

  • La terapia EMDR è stata riconosciuta dall’OMS come trattamento d’elezione per eventi traumatici.
  • Numerosi studi scientifici ne supportano l’efficacia per diverse problematiche psicologiche.
  • Utilizza la stimolazione bilaterale attraverso movimenti oculari per rielaborare i ricordi traumatici.
  • È necessaria la supervisione di un terapeuta specializzato per praticare l’EMDR.
  • Lo scopo del trattamento è gestire efficacemente i traumi, non cancellarli.

Cos’è l’EMDR?

La terapia EMDR, o Eye Movement Desensitization and Reprocessing, è un metodo innovativo di psicoterapia. Si basa sui movimenti oculari per aiutare a superare traumi e disturbi emotivi.

Definizione e significato

L’EMDR è una terapia che usa stimolazioni bilaterali per aiutare a guarire. “Desensibilizzazione” significa ridurre la sensibilità ai ricordi traumatici. “Rielaborazione” significa trasformare questi ricordi in forme meno dolorose.

Origini dell’EMDR

La terapia EMDR è stata scoperta nel 1987 da Francine Shapiro, una psicologa americana. Shapiro notò che i movimenti oculari riducevano i pensieri disturbanti. Questa osservazione ha portato allo sviluppo di un metodo per trattare il trauma.

AspettoDescrizione
FondatoreFrancine Shapiro
Anno di scoperta1987
Principio baseElaborazione adattiva dell’informazione
Obiettivo principaleRielaborazione dei ricordi traumatici

L’EMDR si basa sul modello di elaborazione adattiva dell’informazione. Vuole ripristinare il processo naturale di elaborazione dei traumi. È riconosciuta per la sua efficacia nel trattare il disturbo post-traumatico da stress e altri disturbi.

Scopo della Terapia EMDR

L’obiettivo dell’EMDR è cambiare come i pazienti vedono i ricordi traumatici. Non solo riduce i sintomi, ma cambia anche come si sentono. Usando il processo di elaborazione adattiva dell’informazione, aiuta il cervello a guarire. L’American Psychological Association la riconoscono come una terapia efficace.

Come Funziona l’EMDR?

L’EMDR è una terapia che usa la stimolazione bilaterale per aiutare a gestire i ricordi traumatici. Questo metodo riduce il dolore legato a questi ricordi. La terapia si basa su fasi importanti, come costruire fiducia e identificare eventi chiave nella vita del paziente.

Stimolazione Bilaterale

La base dell’E.M.D.R è la stimolazione bilaterale, che può essere visiva, uditiva o tattile. Il terapeuta usa movimenti oculari, toccare le mani o suoni per guidare il paziente. Questo aiuta a migliorare la comunicazione tra diversi punti del cervello.

Fasi e Struttura delle Sedute

Le fasi dell’E.M.D.R sono ben definite e hanno un ruolo importante nel processo di guarigione:

  1. Valutazione e Preparazione: Costruire una relazione e identificare i ricordi disturbanti. Si crea anche un “posto al sicuro” e si sviluppano le risorse del paziente.
  2. Desensibilizzazione: Si usa la stimolazione bilaterale per ridurre le emozioni negative e le sensazioni legate al trauma.
  3. Rielaborazione del Ricordo: Il paziente ristruttura il ricordo in modo più gestibile, con l’aiuto del terapeuta.
  4. Chiusura e Riequilibrazione: La seduta finisce con una fase di riequilibrio per garantire un buon stato emotivo.

Le sedute di EMDR seguono una struttura ben definita per essere efficaci:

FaseDescrizione
1. AnamnesiRaccolta della storia del paziente
2. PreparazioneSpiegazione del processo e tecniche di stabilizzazione
3. ValutazioneIdentificazione dei ricordi target
4. DesensibilizzazioneApplicazione della stimolazione bilaterale
5. InstallazioneRafforzamento delle cognizioni positive
6. Scansione corporeaVerifica delle sensazioni fisiche residue
7. ChiusuraStabilizzazione e preparazione per la fine della seduta
8. RivalutazioneVerifica dei progressi nella seduta successiva

Benefici della Terapia EMDR

La terapia EMDR aiuta chi ha vissuto esperienze traumatiche. È efficace nel trattare il trauma, aiutando a rielaborare eventi dolorosi velocemente e duraturo.

I principali benefici dell’EMDR includono:

  • Riduzione della sofferenza emotiva legata ai ricordi traumatici
  • Riformulazione delle credenze negative su di sé e sul mondo
  • Diminuzione dell’attivazione fisiologica associata al trauma
  • Elaborazione accelerata sia di traumi singoli che cumulativi

Dopo l’EMDR, molti pazienti dicono che i ricordi traumatici sono meno disturbanti. L’efficacia dell’EMDR è supportata da molte ricerche scientifiche.

Terapia Psicologica EMDR: Applicazioni

La terapia EMDR è molto usata in psicologia clinica. Si applica in molti campi, dal PTSD a vari disturbi psicologici. Mostra di essere efficace e versatile.

Trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico

L’EMDR è famosa per il suo aiuto contro il PTSD. Aiuta i pazienti a gestire i ricordi traumatici e a ridurre le emozioni negative. Dopo il trattamento, i sintomi del PTSD diminuiscono molto.

Altri Disturbi Psicologici

L’EMDR non si limita al PTSD. È utile anche per altri disturbi come:

  • Ansia
  • Depressione
  • Fobie
  • Disturbi alimentari
  • Problemi relazionali

La terapia riconosce l’importanza degli eventi traumatici nei disturbi psicologici. Aiuta i pazienti a rielaborare queste esperienze, migliorando la salute mentale.

DisturboEfficacia EMDRDurata media del trattamento
PTSDAlta8-12 sessioni
AnsiaModerata-Alta6-10 sessioni
DepressioneModerata10-14 sessioni
FobieModerata-Alta4-8 sessioni
Disturbi alimentariModerata12-16 sessioni
*Dati riferiti all’esperienza personale della Drssa Dugandzija

Chi Può Beneficiare dell’EMDR?

L’EMDR è una terapia che aiuta adulti, bambini e adolescenti. È adatta a chi ha subito traumi. Questo metodo si adatta a ogni persona, offrendo sollievo.

Adulti e Traumi Relazionali

Per gli adulti, l’EMDR è ottima contro i traumi. Aiuta a superare abusi o violenze. Così, si possono superare i blocchi emotivi e mentali.

Bambini e Adolescenti

Per i bambini, l’EMDR è un metodo efficace. Aiuta a gestire stress e traumi. È adatto alle loro capacità di comprensione.

GruppoBenefici EMDRTipi di Traumi Trattati
AdultiElaborazione di traumi complessi, superamento di blocchi emotiviTraumi relazionali, PTSD, abusi
BambiniAdattamento alle capacità cognitive, elaborazione non verbaleBullismo, separazioni familiari, incidenti
AdolescentiGestione dello stress, miglioramento dell’autostimaAnsia scolastica, traumi sociali, disturbi alimentari

L’EMDR aiuta chi ha difficoltà a parlare dei propri traumi. È un metodo che va oltre le parole. Offre un supporto terapeutico diverso.

Efficacia dell’EMDR

L’EMDR è riconosciuto come un approccio evidence-based per il trattamento dei disturbi post traumatici. È approvato da enti prestigiosi come l’American Psychological Association e il Ministero della Salute in Italia. Negli ultimi trent’anni, ha ottenuto molte conferme scientifiche, più di ogni altro metodo per i traumi.

L’EMDR è molto efficace nel trattare il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Tra l’84% e il 90% dei pazienti con un trauma non mostrano più sintomi dopo 9 sedute di 60 minuti. Questo dimostra la validità dell’EMDR come metodo di risoluzione adattiva per i traumi.

Over 120.000 clinici in tutto il mondo usano l’EMDR per aiutare i pazienti con traumi. Migliora significativamente la loro vita.

Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR nel trattamento del PTSD e di altri disturbi correlati al trauma. Una meta-analisi di 11 studi ha mostrato che l’EMDR è più efficace della terapia cognitivo-comportamentale (CBT) nel ridurre i sintomi del PTSD. Un’altra meta-analisi ha mostrato che l’EMDR è efficace nel trattamento dei disturbi correlati all’uso di sostanze.

OrganizzazioneRiconoscimento
American Psychological AssociationEvidence-Based
American Psychiatric AssociationEvidence-Based
Ministero della Salute (Italia)Efficacia riconosciuta
Organizzazione Mondiale della SanitàTrattamento efficace

Le ricerche sull’EMDR continuano, anche in progetti per migliorare la qualità di vita dei pazienti con HIV+. L’Associazione EMDR Italia supporta questi progetti, lavorando con università e ospedali.

EMDR in Italia

Negli ultimi anni, l’EMDR è diventato un metodo di psicoterapia ampiamente diffuso e riconosciuto in Italia. L’Associazione EMDR Italia svolge un ruolo fondamentale, offrendo formazione e supporto ai terapeuti in conformità agli standard di EMDR Europe. L’associazione promuove l’utilizzo di questa terapia, assicurando che i terapeuti siano adeguatamente formati e che il metodo sia applicato correttamente per trattare i traumi.

Associazione EMDR Italia

L’Associazione EMDR Italia è responsabile della formazione dei terapeuti EMDR nel nostro paese. Questa organizzazione ne garantisce la qualità professionale e il rispetto degli standard internazionali.

Grazie al lavoro dell’associazione, l’EMDR è riconosciuto dal Ministero della Salute, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’American Psychological Association e dal National Institute of Clinical Excellence. Tale riconoscimento certifica l’efficacia del metodo nel trattamento di svariati disturbi psicologici, e ne favorisce la diffusione e l’accettazione a livello nazionale.

Diffusione della Terapia

Oggi l’EMDR è praticato in molti centri di trattamento EMDR specializzati in tutta Italia, testimonianza della crescente approvazione e adozione di questa terapia. La presenza di un solido meccanismo di formazione e supporto, orchestrato dall’Associazione EMDR Italia, assicura che i terapeuti continuino a ricevere aggiornamenti e che la terapia rimanga al passo con le ultime scoperte scientifiche.

L’impegno dell’associazione e dei singoli terapeuti ha portato al riconoscimento dell’EMDR come uno degli approcci terapeutici più efficaci per il trattamento dei traumi, con studi scientifici a sostegno. Questa diffusione capillare e il continuo aggiornamento garantiscono che l’EMDR rimanga un metodo affidabile e competente per la gestione dei traumi psicologici, contribuendo al miglioramento del benessere mentale di molte persone in Italia.

Conclusione

L’EMDR è un metodo terapeutico efficace per affrontare traumi e disturbi psicologici. Offre speranza a chi cerca sollievo da esperienze dolorose del passato.

Per sfruttare i benefici dell’EMDR, è importante trovare un terapeuta EMDR certificato come la drssa Beatrice Dugandzija. Questi professionisti sanno se l’EMDR fa per te.

Un terapeuta EMDR esperto può creare un trattamento su misura per te. Questo aumenta le possibilità di guarire.

F.A.Q.

Q: Cos’è la terapia psicologica EMDR?

A: La terapia psicologica EMDR è una forma di trattamento che utilizza la desensibilizzazione e la rielaborazione attraverso i movimenti oculari per affrontare disturbi da stress post-traumatico e altri traumi.

Q: Come funziona la terapia EMDR?

A: La terapia EMDR consiste nel rielaborare i traumi con la “t” maiuscola integrandoli in uno schema cognitivo ed emotivo in modo costruttivo durante le sedute di trattamento.

Q: In cosa consiste una seduta di EMDR?

A: Durante una seduta di EMDR, il terapeuta guida il paziente attraverso la rielaborazione dell’evento traumatico utilizzando movimenti oculari alternati e altre forme di stimolazione alternata.

Q: Quali sono i benefici del trattamento con EMDR?

A: Il trattamento con EMDR può aiutare a ridurre i sintomi legati ai traumi, migliorare l’elaborazione degli eventi stressanti e integrare le esperienze in modo costruttivo nella vita della persona.

Q: Come viene integrata l’EMDR in uno schema psicoterapeutico?

A: L’EMDR è spesso integrata in uno schema cognitivo e comportamentale più ampio durante il trattamento psicoterapeutico per affrontare in modo completo i traumi e le difficoltà emotive del paziente.

Q: Qual è l’approccio dell’EMDR e come si differenzia da altre terapie?

A: L’EMDR segue un approccio che si concentra sull’elaborazione degli eventi traumatici attraverso stimoli alternati, differenziandosi da altre forme di terapia cognitive e comportamentali.

Q: Dove posso trovare ulteriori informazioni sull’EMDR in Italia?

A: Per informazioni più dettagliate sull’EMDR in Italia puoi consultare il sito ufficiale dell’associazione di riferimento per questa terapia.

Guarire le ferite del passato con l’EMDR L’importanza di elaborare i traumi infantili prima di diventare genitori

Guarire le ferite del passato con l’EMDR: L’importanza di elaborare i traumi infantili prima di diventare genitori

Le esperienze avverse dell’infanzia (ACE) rappresentano un problema di salute pubblica significativo, con conseguenze a lungo termine sulla salute mentale e sul benessere degli individui. Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, circa il 61% degli adulti ha riportato di aver subito almeno un ACE, mentre il 16% ha riferito di averne subiti quattro o più.

Questi dati allarmanti sottolineano l’importanza di affrontare le conseguenze degli ACE, in particolare quando si tratta di genitorialità.

La ricerca ha dimostrato che i genitori con una storia di ACE possono incontrare difficoltà nell’esercitare una genitorialità efficace e nel fornire un ambiente stabile e supportivo per i propri figli. Questo può portare a una trasmissione intergenerazionale del trauma, in cui le esperienze negative dei genitori influenzano lo sviluppo emotivo, comportamentale e relazionale dei figli.

Affrontare i traumi infantili prima di diventare genitori diventa quindi cruciale per spezzare questo ciclo di trasmissione del trauma. L’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) si presenta come un approccio terapeutico promettente per elaborare i traumi legati agli ACE, offrendo ai genitori uno strumento efficace per superare le proprie esperienze negative e promuovere una genitorialità più consapevole e positiva.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio l’impatto degli ACE sulla genitorialità, i meccanismi di trasmissione intergenerazionale del trauma e il ruolo dell’EMDR nell’elaborazione dei traumi infantili.

L’obiettivo è quello di evidenziare l’importanza di affrontare le ferite del passato prima di diventare genitori, al fine di promuovere il benessere individuale e familiare delle generazioni future.

Argomenti Chiave:

  • L’impatto delle esperienze infantili avverse (ACE) sulla genitorialità: I genitori che hanno vissuto esperienze ACE hanno maggiori probabilità di avere difficoltà nella genitorialità, il che può portare a problemi nello sviluppo emotivo e comportamentale dei loro figli.
  • Trasmissione intergenerazionale del trauma: Gli ACE possono essere trasmessi dai genitori ai figli, creando un ciclo di traumi che può estendersi per generazioni.
  • Il ruolo dell’EMDR nell’elaborazione pregenitoriale: L’EMDR è un approccio terapeutico efficace per aiutare i genitori a elaborare e risolvere i propri traumi, riducendo così il rischio di trasmettere il trauma ai figli.
Guarire le ferite del passato con l'EMDR L'importanza di elaborare i traumi infantili prima di diventare genitori

Le Esperienze Avverse dell’Infanzia (ACE) e il loro Impatto sulla Genitorialità

Le Esperienze Avverse dell’Infanzia (ACE) si riferiscono a una serie di eventi traumatici o stressanti che un individuo può subire durante i primi anni di vita, come abusi fisici o emotivi, trascuratezza, violenza domestica, dipendenze da sostanze da parte dei genitori o problemi di salute mentale in famiglia. Queste esperienze possono avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul funzionamento psicosociale degli individui in età adulta, influenzando anche il loro ruolo genitoriale.

La ricerca ha dimostrato un forte legame tra le ACE dei genitori e le problematiche riscontrate nei loro figli, come disturbi emotivi, comportamentali e relazionali.

I genitori con una storia di ACE possono incontrare difficoltà nell’esercitare una genitorialità efficace e nel fornire un ambiente stabile e supportivo per i propri figli. Questo può portare a una trasmissione intergenerazionale del trauma, in cui le esperienze negative dei genitori influenzano lo sviluppo dei figli.

Disponibilità Emotiva e Strategie Educative

Due aree di particolare interesse nell’ambito della genitorialità influenzata dalle ACE sono la disponibilità emotiva e le strategie disciplinari ed educative dei genitori.

  • I genitori con una storia di ACE possono avere problemi di disponibilità emotiva a causa di deficit nel funzionamento sociale ed emotivo derivanti da avversità infantili non risolte. Di conseguenza, tendono ad avere interazioni con i figli caratterizzate da maggiore disimpegno, intrusività e ostilità, e da una minore sensibilità ed empatia.
  • Per quanto riguarda l’educazione, i genitori con una storia di ACE spesso hanno avuto cattivi modelli di genitorialità nell’infanzia e possono non possedere le competenze necessarie per attuare stili educativi efficaci. Tendono ad associare l’educazione a punizioni e controlli frequenti, ricorrendo a forme di disciplina più aggressive e incostanti, come urlare, colpire e minacciare il bambino.

La Teoria dell’Attaccamento e gli ACEs

La teoria dell’attaccamento svolge un ruolo fondamentale nella comprensione della trasmissione intergenerazionale del trauma.

I genitori con una storia di ACE possono sviluppare modelli di attaccamento insicuri, influenzando negativamente la loro capacità di stabilire legami sicuri con i propri figli. Questo può portare a difficoltà nella regolazione delle emozioni, nell’autostima e nelle relazioni interpersonali dei figli.

In sintesi, le Esperienze Avverse dell’Infanzia dei genitori hanno un impatto significativo sulla loro genitorialità e sullo sviluppo dei figli. Comprendere il legame tra ACE, disponibilità emotiva, strategie educative e teoria dell’attaccamento è fondamentale per sviluppare interventi mirati a spezzare il ciclo di trasmissione intergenerazionale del trauma e promuovere una genitorialità più consapevole e positiva.

Patologie Sviluppate dai Bambini

I figli di genitori che hanno vissuto ACE possono sviluppare una gamma di patologie psicologiche e comportamentali. Tra queste, si annoverano:

  • Disturbi d’ansia e depressivi: I bambini possono manifestare sintomi di ansia e depressione come risultato dell’instabilità emotiva e della mancanza di sicurezza percepita nell’ambiente familiare.
  • Disturbi dell’attaccamento: Possono emergere difficoltà nel formare e mantenere relazioni sicure, derivanti da modelli di attaccamento insicuri trasmessi dai genitori.
  • Disturbi comportamentali: Comportamenti aggressivi, antisociali o autolesionistici possono svilupparsi come meccanismi di coping disadattivi in risposta al trauma familiare.
  • Disturbi dell’umore: Fluttuazioni emotive significative e disturbi dell’umore possono essere comuni, riflettendo l’instabilità emotiva e lo stress psicologico ereditato.
  • Disturbi da stress post-traumatico (PTSD): I bambini possono sviluppare PTSD non solo a seguito di traumi diretti ma anche come risultato dell’esposizione a genitori traumatizzati e alle loro reazioni.
  • Problemi di autostima e di regolazione emotiva: L’esposizione a un ambiente familiare disfunzionale può portare a problemi di autostima e difficoltà nella regolazione delle emozioni.

Ecco una grafico che mette in correlazione le Esperienze Avverse dell’Infanzia (ACE) dei genitori con le possibili patologie o sintomi sviluppati dai figli:

Esperienze Avverse dell'Infanzia (ACE) dei genitori e patologie o sintomi sviluppati dai figli

In questo contesto, l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) emerge come un approccio terapeutico efficace per aiutare i figli di genitori che hanno vissuto traumi significativi che hanno sviluppato psicopatologie. Il terapeuta EMDR lavora con il paziente per identificare e trattare le specifiche memorie traumatiche che potrebbero essere alla base dei disturbi comportamentali e emotivi.

Questo può essere particolarmente prezioso per i bambini che hanno assimilato inconsciamente modelli di comportamento disfunzionali dai loro genitori traumatizzati, offrendo loro strumenti per interrompere il ciclo del trauma transgenerazionale e per costruire una vita emotivamente più stabile e felice.

Il Trauma Transgenerazionale: Come si Trasmette il Trauma dai Genitori ai Figli

Guarire le ferite del passato con l’EMDR L’importanza di elaborare i traumi infantili prima di diventare genitori

Il trauma transgenerazionale rappresenta un fenomeno complesso attraverso il quale le esperienze traumatiche vissute da una generazione vengono trasmesse alle generazioni successive, influenzando profondamente il loro sviluppo emotivo, psicologico e comportamentale.

Questa trasmissione può avvenire attraverso meccanismi psicologici, sociali e biologici, riflettendo la natura multidimensionale del trauma e la sua capacità di infiltrarsi nelle dinamiche familiari e nella psiche individuale oltre il tempo immediato in cui si verifica l’evento traumatico.

Il trauma transgenerazionale si manifesta quando i genitori trasferiscono, spesso inconsciamente, i propri traumi non risolti ai figli. Questi traumi possono derivare da una varietà di esperienze avverse vissute in infanzia (ACE come abbiamo già detto).

Queste esperienze traumatiche dei genitori influenzano il loro modo di interagire con i propri figli, il che può compromettere lo sviluppo di un attaccamento sicuro, essenziale per il benessere emotivo e relazionale del bambino.

Livello Psicologico

A livello psicologico, i genitori con un passato traumatico possono involontariamente trasmettere queste esperienze ai figli attraverso il loro comportamento e la loro modalità di comunicazione. Possono avere difficoltà a stabilire un attaccamento sicuro, influenzando negativamente lo sviluppo emotivo e relazionale del bambino. Inoltre, i modelli di coping disadattivi appresi dai genitori possono essere imitati dai figli, perpetuando così il ciclo del trauma.

Vignetta Clinica: Trauma Transgenerazionale
Personaggi:
Maria, 45 anni, cresciuta in una famiglia dove la madre era spesso depressa e il padre assente a causa del lavoro.
Luca, figlio di Maria, 10 anni.

Scenario:
Maria ha vissuto una infanzia difficile. Sua madre era spesso depressa e distante emotivamente, mentre suo padre era fisicamente assente e poco coinvolto. Durante la sua infanzia, Maria ha imparato a sopprimere le sue emozioni per evitare di aggravare lo stato di sua madre e ha sviluppato un forte senso di responsabilità per prendersi cura di sé stessa.
Ora adulta e madre, Maria ama profondamente suo figlio Luca, ma inconsciamente ripete alcuni schemi comportamentali appresi nella sua infanzia. Tende a essere iperprotettiva e a volte emotivamente distante, particolarmente nei momenti di stress, quando si chiude in se stessa come faceva sua madre.

Episodio:
Una sera, Luca si avvicina a Maria desideroso di raccontare come è andata a scuola, ma Maria è distratta e chiaramente preoccupata per delle questioni di lavoro. Senza rendersene conto, risponde in modo assente e distaccato. Luca, sentendosi trascurato, si ritira silenziosamente nella sua stanza, confuso e triste.

Riflessioni Psicologiche:
In questo scenario, il comportamento di Maria riflette il suo trauma infantile non risolto. Nonostante il suo amore per Luca, le sue modalità di comunicazione e le sue reazioni emotive sono influenzate dai modelli di comportamento che ha appreso da bambina. Questo influenza il modo in cui interagisce con suo figlio, che a sua volta può percepire la distanza emotiva e sentirsi insicuro.
Luca potrebbe iniziare a interiorizzare l’idea che non sia importante o che i suoi bisogni emotivi non siano una priorità, il che potrebbe influenzare il suo sviluppo emotivo e la sua capacità di formare relazioni sicure in futuro.

Conclusione:
Questo episodio illustra come il trauma transgenerazionale si manifesti attraverso comportamenti e modalità comunicative ereditate, potenzialmente compromettendo il benessere emotivo delle generazioni successive.
Maria potrebbe trarre beneficio dal riconoscere e lavorare sui propri traumi con l’aiuto di un terapeuta, interrompendo così il ciclo di trauma nella sua famiglia e migliorando la sua relazione con Luca.

Livello sociale

Sul piano sociale, fattori come povertà, discriminazione e isolamento sociale, che spesso accompagnano le famiglie con traumi, possono limitare la capacità dei genitori di fornire un ambiente stabile e supportivo, esacerbando gli effetti del trauma.

Livello Biologico

Recenti studi sulla epigenetica suggeriscono anche meccanismi biologici di trasmissione del trauma. Il trauma può portare a cambiamenti nel DNA che influenzano la regolazione dello stress e delle emozioni, e questi cambiamenti possono essere trasmessi ai figli, influenzando la loro predisposizione al trauma o alla resilienza.

Meccanismo Epigenetici

I meccanismi epigenetici del trauma includono varie modifiche che possono influenzare l’espressione genica e il comportamento degli individui. La metilazione del DNA è un processo che può ridurre l’espressione di geni legati alla regolazione dello stress, aumentando la vulnerabilità a disturbi come ansia e depressione a seguito di stress o trauma. Le modifiche post-traslazionali delle istoni, come l’acetilazione o la metilazione, possono cambiare la struttura della cromatina e influenzare l’accessibilità dei geni, modificando in modo duraturo l’espressione genica. Inoltre, alterazioni nei RNA non codificanti, inclusi i microRNA, possono influenzare la regolazione dei geni coinvolti nelle risposte allo stress e nelle funzioni neurologiche, contribuendo alla trasmissione delle conseguenze di traumi attraverso le generazioni.

Vie di Trasmissione Biologiche

Questi cambiamenti epigenetici possono essere trasmessi alla prole attraverso diverse vie:

  • Durante la gravidanza: Le esperienze traumatiche di una madre possono influenzare l’ambiente intrauterino, esponendo il feto a ormoni dello stress come il cortisolo, che a sua volta può influenzare lo sviluppo epigenetico del bambino.
  • Dopo la nascita: Le modalità di interazione e cura dei genitori, influenzate dai loro stessi traumi e dai relativi cambiamenti epigenetici, possono alterare la regolazione epigenetica nei figli, specialmente nei primi anni di vita, un periodo critico per lo sviluppo neurologico.

Comprendere il trauma transgenerazionale ha importanti implicazioni per gli interventi terapeutici. Approcci come l’EMDR e la terapia focalizzata sulla mentalizzazione possono aiutare individui e famiglie a elaborare e integrare esperienze traumatiche, promuovendo la guarigione e interrompendo il ciclo di trasmissione del trauma.

Interventi che promuovono resilienza, reti di supporto sociale e accesso a risorse comunitarie possono sostenere le famiglie nel creare ambienti più stabili, riducendo il rischio di trasmissione del trauma alle generazioni future.

L’Importanza della Mentalizzazione Parentale e dell’Elaborazione Pre-Genitoriale

La mentalizzazione parentale, ovvero la capacità dei genitori di comprendere e rispondere in modo adeguato agli stati mentali e ai bisogni emotivi dei propri figli, riveste un ruolo cruciale nel promuovere uno sviluppo sano e un attaccamento sicuro nei bambini. Questa abilità assume particolare rilevanza nel contesto delle esperienze avverse dell’infanzia (ACE) dei genitori, poiché può attenuare l’impatto negativo di tali esperienze sulla genitorialità e sullo sviluppo dei figli.

Numerosi studi hanno evidenziato il legame tra gli ACE dei genitori, la mentalizzazione parentale e gli esiti dello sviluppo dei figli.

Genitori con una storia di ACE possono incontrare difficoltà nel sintonizzarsi con gli stati emotivi dei propri figli e nel fornire risposte sensibili e appropriate, compromettendo così la qualità della relazione genitore-figlio e aumentando il rischio di problemi emotivi e comportamentali nei bambini.

L’elaborazione pre-genitoriale, ovvero il processo di affrontare e risolvere i propri traumi infantili prima di diventare genitori, assume quindi un’importanza fondamentale. Attraverso questo percorso, i futuri genitori possono sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri stati mentali e di quelli dei loro figli, migliorando così la loro capacità di mentalizzazione parentale.

Benefici dell’elaborazione dei traumi infantili

I benefici dell’elaborazione dei traumi infantili prima della genitorialità sono molteplici. In primo luogo, genitori che hanno risolto i propri traumi sono più propensi a creare un ambiente familiare stabile e supportivo, riducendo il rischio di trasmissione intergenerazionale degli ACE. Inoltre, questi genitori sono maggiormente in grado di fornire cure responsive e sensibili, promuovendo lo sviluppo di un attaccamento sicuro nei loro figli.

L’integrazione dell’EMDR e della mentalizzazione parentale nell’elaborazione pre-genitoriale si rivela particolarmente efficace. L’EMDR consente ai futuri genitori di elaborare i ricordi traumatici, riducendone l’intensità emotiva e promuovendo una maggiore integrazione delle esperienze. Parallelamente, il focus sulla mentalizzazione parentale durante questo processo aiuta i genitori a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri stati mentali e di quelli dei loro figli, gettando le basi per interazioni genitore-figlio più sane e supportive.

Tabella che elenca i benefici dell’elaborazione dei traumi infantili prima della genitorialità e i loro potenziali effetti positivi sulla prole, basata sul materiale fornito:

Benefici dell’elaborazione dei traumi infantili prima della genitorialitàPotenziali effetti positivi sulla prole
Maggiore consapevolezza delle proprie esperienze traumatiche e del loro impattoRiduzione del rischio di trasmissione intergenerazionale del trauma
Sviluppo di strategie di coping più adattive per gestire lo stress e le emozioni negativeAmbiente familiare più stabile e supportivo per i figli
Miglioramento della capacità di regolazione emotiva e di gestione della frustrazioneInterazioni genitore-figlio più positive e sensibili
Rafforzamento dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità genitorialiMaggiore disponibilità emotiva e empatia verso i bisogni dei figli
Riduzione dei sintomi di ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico legati ai traumi infantiliMinore rischio per i figli di sviluppare problemi emotivi, comportamentali e relazionali
Maggiore consapevolezza dei propri modelli di attaccamento e delle dinamiche relazionali apprese nell’infanziaPromozione di un attaccamento sicuro e di relazioni sane tra genitori e figli
Sviluppo di competenze genitoriali più efficaci e di uno stile educativo più positivoAmbiente di crescita più nurturante e stimolante per lo sviluppo dei figli
.

Quindi, l’importanza della mentalizzazione parentale e dell’elaborazione pre-genitoriale non può essere sottovalutata nel contesto degli ACE dei genitori.

Affrontare i propri traumi infantili e sviluppare una maggiore capacità di mentalizzazione prima di diventare genitori può avere un impatto positivo duraturo sul benessere individuale, familiare e intergenerazionale.

Investire in interventi mirati a promuovere questi processi può contribuire a spezzare il ciclo di trasmissione del trauma, favorendo lo sviluppo di famiglie più resilienti e di bambini emotivamente sani.

Strategie per Interrompere il Ciclo di Trasmissione del Trauma

Per interrompere efficacemente il ciclo di trasmissione intergenerazionale del trauma è essenziale adottare un approccio multidimensionale che consideri i molteplici fattori coinvolti in questo processo complesso. Le strategie di intervento devono affrontare non solo le esperienze avverse dell’infanzia (ACE) dei genitori ma anche la loro capacità di mentalizzazione e l’utilizzo di terapie efficaci come l’EMDR per promuovere la guarigione e la resilienza.

Un primo passo fondamentale è riconoscere l’importanza di un approccio integrato che affronti gli ACE dei genitori, la loro capacità di mentalizzazione e l’elaborazione dei traumi attraverso terapie mirate. Questo richiede una maggiore consapevolezza e formazione tra i professionisti della salute mentale, gli operatori sociali e gli educatori, al fine di identificare precocemente i genitori a rischio e fornire loro il supporto necessario.

interrompere la trasmissione del trauma

In dettaglio, possiamo riassumere:

  • La promozione della resilienza e del benessere intergenerazionale rappresenta un altro pilastro delle strategie di intervento. Ciò può essere realizzato attraverso programmi di sostegno alla genitorialità che si concentrano sullo sviluppo di competenze genitoriali positive, la costruzione di reti di supporto sociale e l’accesso alle risorse della comunità. Questi interventi possono aiutare i genitori a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri stati mentali e di quelli dei loro figli, migliorando così la loro capacità di mentalizzazione e di risposta ai bisogni emotivi dei bambini.
  • Inoltre, il sostegno alle famiglie nella creazione di ambienti stabili e supportivi è cruciale per interrompere il ciclo di trasmissione del trauma. Questo può includere l’accesso a servizi di assistenza all’infanzia, programmi di sostegno economico e iniziative di sviluppo della comunità che promuovono la coesione sociale e riducono l’isolamento delle famiglie vulnerabili.
  • Infine, investire nella salute emotiva e psicologica dei futuri genitori rappresenta una strategia preventiva chiave. Ciò può essere realizzato attraverso programmi di educazione e sensibilizzazione che incoraggiano i giovani adulti a cercare un supporto terapeutico per affrontare i propri traumi prima di diventare genitori.

L’integrazione di screening per gli ACE e la promozione dell’accesso alle terapie basate sull’evidenza, come l’EMDR, nei servizi di salute riproduttiva e di assistenza prenatale può contribuire a identificare e supportare i futuri genitori a rischio.

L’EMDR come Approccio Terapeutico per Elaborare i Traumi Infantili

L’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) è un approccio terapeutico innovativo che si è dimostrato efficace nel trattamento dei traumi, inclusi quelli derivanti dalle esperienze avverse dell’infanzia (ACE). Sviluppato dalla dottoressa Francine Shapiro negli anni ’80, l’EMDR si basa sul presupposto che i ricordi traumatici non elaborati possano rimanere “bloccati” nel sistema nervoso, causando sintomi persistenti di stress post-traumatico.

L’EMDR utilizza una combinazione di tecniche, tra cui la stimolazione bilaterale (come i movimenti oculari o il tapping), l’immaginazione guidata e la ristrutturazione cognitiva, per aiutare i pazienti a elaborare e integrare i ricordi traumatici.

Cos’è e Come funziona

Durante una sessione di EMDR, il terapeuta guida il paziente attraverso una serie di movimenti oculari o altre forme di stimolazione bilaterale, mentre il paziente si concentra su un ricordo traumatico specifico. Questo processo facilita l’elaborazione delle informazioni legate al trauma, consentendo al paziente di sviluppare una comprensione più adattiva dell’esperienza e di ridurre l’intensità emotiva associata al ricordo.

Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR nel trattamento di una vasta gamma di disturbi legati al trauma, tra cui il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), l’ansia, la depressione e i disturbi di personalità. In particolare, l’EMDR si è rivelato efficace nell’affrontare i traumi derivanti dalle ACE.

EMDR e ACE

Per i genitori con un passato di ACE, l’EMDR può offrire numerosi benefici. Innanzitutto, può aiutarli a elaborare e integrare i ricordi traumatici, riducendo l’intensità emotiva associata a queste esperienze. Questo processo di guarigione emotiva può portare a un miglioramento del benessere psicologico generale, riducendo sintomi come ansia, depressione e disturbi del sonno.

Inoltre, l’elaborazione dei traumi infantili attraverso l’EMDR può avere un impatto positivo sulla genitorialità. I genitori che hanno risolto i propri traumi sono più propensi a sviluppare uno stile genitoriale più sensibile ed emotivamente disponibile, favorendo così lo sviluppo di un attaccamento sicuro con i propri figli. Questo, a sua volta, può ridurre il rischio di trasmissione intergenerazionale del trauma e promuovere il benessere emotivo e relazionale dei figli.

L’EMDR può essere integrato con altri approcci terapeutici, come la psicoterapia e la terapia familiare, per affrontare in modo completo le sfide uniche affrontate dai genitori con un passato di ACE.

Combinando l’elaborazione del trauma con il rafforzamento delle competenze genitoriali e della comunicazione familiare, i genitori possono sviluppare le risorse necessarie per creare un ambiente familiare più stabile e supportivi.

In conclusione, l’EMDR rappresenta un approccio terapeutico promettente per i genitori che desiderano elaborare i propri traumi infantili prima di avere figli. Affrontando le radici del trauma, l’EMDR può promuovere la guarigione emotiva, migliorare la genitorialità e interrompere il ciclo di trasmissione intergenerazionale del trauma, gettando le basi per famiglie più sane e resilienti.

Conclusioni

L’impatto delle esperienze avverse dell’infanzia (ACE) dei genitori sulla genitorialità e sullo sviluppo dei figli rappresenta una sfida complessa e multidimensionale che richiede un approccio integrato e informato per essere efficacemente affrontata. La comprensione del trauma transgenerazionale e dei meccanismi attraverso i quali esso si trasmette, insieme all’applicazione di interventi terapeutici mirati come l’EMDR e la promozione della mentalizzazione parentale, offre una strada promettente per spezzare il ciclo di trasmissione del trauma e promuovere il benessere delle generazioni future.

Affrontare i traumi infantili dei genitori prima che essi possano essere trasmessi ai figli rappresenta un imperativo sociale e terapeutico.

L’EMDR si rivela un approccio efficace per elaborare e integrare le esperienze traumatiche, riducendo l’intensità emotiva dei ricordi e promuovendo una maggiore consapevolezza e capacità di mentalizzazione nei genitori.

Un approccio integrato che consideri gli ACE dei genitori, la teoria dell’attaccamento e l’efficacia di terapie come l’EMDR può gettare le basi per una società più resiliente e psicologicamente sana, in cui il trauma transgenerazionale non sia più un destino inevitabile ma un ciclo che può essere spezzato attraverso interventi mirati e un sostegno informato.

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Internet e Videogiochi tra i giovani

Uso Problematico di Internet e dei Videogiochi tra i Giovani: Una Sfida Moderna

Il Dilemma Digitale: Districarsi tra Uso e Abuso di Internet e Videogiochi tra i Giovani

In un mondo sempre più connesso, Internet e i videogiochi hanno trasformato il modo in cui i giovani interagiscono, apprendono e si svagano. Queste tecnologie offrono opportunità senza precedenti per l’accesso all’informazione, la socializzazione e l’autonomia personale.

Tuttavia, la linea tra un uso equilibrato e uno problematico può essere sottile, con implicazioni significative per il benessere degli adolescenti. Questo articolo esplora le sfide associate all’uso problematico di Internet e dei videogiochi, analizzando le cause sottostanti e proponendo strategie per affrontare efficacemente la questione.

Argomenti chiave dell’articolo

  • Si discute l’uso problematico di Internet e videogiochi nei giovani e le possibili cause.
  • Il concetto di “gioco problematico” viene analizzato e considerato in termini di salute mentale.
  • Il ruolo della regolazione emotiva e degli stili di attaccamento nell’uso problematico dei videogiochi.
  • L’effetto delle esperienze traumatiche in infanzia (ACEs) e la relazione con i comportamenti di dipendenza.
  • Il potenziale impatto dell’uso problematico di Internet e videogiochi sulla salute mentale, le relazioni sociali e il rendimento scolastico.
  • L’importanza della prevenzione e degli interventi precoce.
  • Come supportare i genitori nello sviluppo di un ambiente familiare che promuove un attaccamento sicuro.
  • La resilienza e le competenze di vita come potenziali strumenti utili nel prevenire la dipendenza da Internet e videogiochi.
  • L’importanza delle attività extracurriculari e del sostegno sociale nella prevenzione dell’uso problematico di Internet e videogiochi.
Internet e Videogiochi tra i giovani

Inquadramento del contesto attuale

L’avvento del ventunesimo secolo ha segnato l’era dell’informazione, con Internet e i videogiochi che si sono rapidamente affermati come pilastri della cultura giovanile moderna. Con oltre 2,52 miliardi di giocatori online stimati nel 2022, il gaming online si è trasformato in un’attività di intrattenimento predominante, spesso associata a un aumento dei livelli di benessere.

Tuttavia, l’uso eccessivo di queste piattaforme può compromettere significativamente il funzionamento individuale, portando a quello che i sistemi nosografici hanno iniziato a riconoscere come disturbi clinici caratterizzati da un gaming online incontrollato e disfunzionale.

Oltre la Patologizzazione

Sebbene sia cruciale riconoscere e trattare l’uso problematico di Internet e dei videogiochi, è altrettanto importante evitare di patologizzare indiscriminatamente comportamenti intensi ma non necessariamente dannosi. Alcuni esperti sostengono che il gaming eccessivo o problematico possa rappresentare una strategia di coping maladattiva, utilizzata per affrontare difficoltà psicosociali o disagi interni. Questa prospettiva invita a un approccio più prudente che consideri le sfide individuali e contestuali dei giocatori.

Il concetto di “Gioco Problematico”

Nonostante ci sia un certo consenso tra gli esperti internazionali sul fatto che i criteri del GD siano più utili per identificare l’uso dipendente dei videogiochi online rispetto ai criteri dell’IGD, che potrebbero portare i clinici a patologizzare modelli di gioco intensi ma non problematici, alcuni esperti preferiscono concettualizzare il gaming eccessivo o problematico come una strategia di coping maladattiva utilizzata per affrontare difficoltà psicosociali o distress. Questa concettualizzazione alternativa potrebbe anche evitare di classificare modelli transitori di gaming eccessivo come una dipendenza comportamentale.

Molti studi sottolineano l’importanza di considerare l’uso problematico non solo come un problema comportamentale ma come un sintomo di questioni psicologiche e relazionali più profonde.

Alla luce del dibattito teorico in corso su questo argomento, ritengo più utile utilizzare il termine “gioco problematico” per comprendere i sintomi relativi alle attività di gioco, indipendentemente dalla classificazione nosografica esistente in una prospettiva più dimensionale.

Fondamenti Teorici e Cause del Gioco Problematico

Il gioco problematico emerge come un fenomeno complesso, profondamente intrecciato con una serie di fattori biologici, ambientali e, in particolare, psicologici, che delineano il paesaggio in cui tale comportamento può fiorire.

Tra questi, gli stili di attaccamento, l’alexitimia, le Adverse Childhood Experiences (ACEs) e i meccanismi di dissociazione si rivelano fondamentali nel modellare la suscettibilità e la risposta di un individuo verso la dipendenza da Internet e videogiochi.

La ricerca suggerisce che una predisposizione genetica possa rendere alcuni individui più inclini a sviluppare dipendenze, ma è il tessuto dei fattori ambientali e psicologici a costituire il terreno fertile in cui queste predisposizioni possono prendere radice e crescere.

Il perno centrale della Regolazione Emotiva

La regolazione emotiva si pone come elemento cruciale nella comprensione dei comportamenti umani, specialmente per quanto riguarda la tendenza a ricercare sollievo o fuga attraverso l’uso di Internet e i videogiochi.

Questa capacità, ovvero quella di modulare e gestire le proprie reazioni emotive in maniera efficace, gioca un ruolo determinante nella salute psicologica generale di un individuo. Quando le persone incontrano difficoltà in questo ambito, possono essere portate a cercare alternative per mitigare stati emotivi negativi o stressanti, trovando nei mondi virtuali un rifugio temporaneo.

La ricerca in questo campo ha ripetutamente sottolineato come una limitata o inefficace regolazione emotiva possa funzionare da fattore predittivo per lo sviluppo di comportamenti dipendenti. Questo legame è particolarmente evidente in situazioni dove le attività online o i videogiochi assumono il ruolo di principali meccanismi di coping di fronte a situazioni di stress, ansia, o di bassa autostima. In queste circostanze, la virtualità offre una via di fuga immediata e, in superficie, meno dolorosa rispetto al confronto diretto con le proprie emozioni o con le situazioni problematiche della vita reale.

Tale dipendenza da strategie evasive evidenzia un circolo vizioso in cui l’individuo, anziché sviluppare e rafforzare capacità di regolazione emotiva più resilienti e adattive, si affida ripetutamente a soluzioni di breve termine che, nel lungo periodo, possono aggravare i problemi di regolazione emotiva e portare a dipendenze comportamentali o all’abuso di sostanze.

Pertanto, interventi mirati a migliorare la regolazione emotiva possono non solo aiutare a ridurre la dipendenza da Internet e videogiochi ma anche offrire benefici più ampi per la salute mentale e il benessere generale dell’individuo.

Stili di Attaccamento e Sue Implicazioni

L’attaccamento, un concetto fondamentale introdotto da John Bowlby, descrive il legame emotivo che si sviluppa tra il bambino e le figure di riferimento primarie. Questo legame affettivo è cruciale per il benessere psicologico dell’individuo e influisce sullo sviluppo delle relazioni interpersonali lungo tutto l’arco della vita.

Gli stili di attaccamento, formatisi durante l’infanzia attraverso le interazioni con i caregiver, possono essere categorizzati in sicuro, ansioso e evitante. Questi stili non solo modulano la percezione di sé e degli altri ma influenzano anche le strategie di coping adottate di fronte alle sfide emotive.

Impatto degli Stili di Attaccamento sulla Regolazione Emotiva

Individui con uno stile di attaccamento sicuro tendono a percepire sé stessi e gli altri in modo positivo, facilitando lo sviluppo di relazioni intime e soddisfacenti. Al contrario, coloro con stili di attaccamento insicuro (ansioso o evitante) possono sperimentare difficoltà nelle relazioni, inclinando verso comportamenti di evitamento o dipendenza eccessiva dalle figure affettive. Queste dinamiche possono rendere gli individui con stili di attaccamento insicuro più vulnerabili all’uso problematico di Internet e videogiochi come meccanismi di coping disfunzionali per mitigare l’ansia relazionale o colmare il vuoto emotivo derivante da relazioni insoddisfacenti.

Alessitimia: Una Barriera alla Comprensione Emotiva

L’alexitimia (o Alexitimia), caratterizzata da difficoltà nell’identificare e descrivere le proprie emozioni e da un orientamento esterno nel pensiero, rappresenta un’altra dimensione rilevante nel contesto dell’uso problematico di videogiochi. Individui con tratti alessitimici possono faticare per processare ed esprimere le proprie emozioni, ricorrendo a comportamenti esterni, come il gioco eccessivo, per evadere da uno stato emotivo confuso e angosciante. Questa incapacità di affrontare efficacemente le emozioni può intensificare la dipendenza da attività virtuali come strategia di distrazione dalle tensioni interne.

La letteratura suggerisce che esiste un’interazione significativa tra gli stili di attaccamento e i tratti alessitimici nel modulare il comportamento di gioco problematico. Individui che presentano sia uno stile di attaccamento insicuro sia elevati livelli di alessitimia possono essere particolarmente inclini a ricadere in pattern di gioco eccessivo.

Questo può essere interpretato come un tentativo di compensare le difficoltà relazionali e di regolazione emotiva attraverso l’immersione in mondi virtuali che offrono una temporanea fuga dalla realtà.

Le Esperienze Avverse nell’Infanzia (ACEs)

Le Esperienze Avverse nell’Infanzia (Adverse Childhood Experiences, ACEs) rappresentano un insieme di eventi traumatici o estremamente stressanti che un individuo può subire durante l’infanzia, quali abusi fisici, emotivi, sessuali, negligenza genitoriale e delle figure di attaccamento o varie forme di disfunzionalità familiare. Queste esperienze hanno un impatto significativo sullo sviluppo psicologico e comportamentale dei giovani, influenzando profondamente il loro benessere a lungo termine.

Studi recenti hanno dimostrato che le ACEs sono fattori di rischio significativi per lo sviluppo di comportamenti problematici, inclusa la dipendenza da Internet e i disturbi legati al gioco. I giovani che hanno vissuto esperienze avverse spesso cercano modi per affrontare o sfuggire alle loro esperienze dolorose, e l’immersione nei mondi virtuali dei videogiochi può offrire un temporaneo sollievo dallo stress e dalle emozioni negative.

Relazione tra Dissociazione e Gioco Problematico

Il legame tra ACEs e gioco problematico può essere mediato da meccanismi psicologici come la dissociazione.

La dissociazione, intesa come stato mentale difensivo, rappresenta un complesso meccanismo di coping che il cervello mette in atto in risposta a stress o traumi psicologici. Questo processo si caratterizza per una sorta di disconnessione dal contesto immediato dell’individuo, che può manifestarsi attraverso l’allontanamento dai propri pensieri, sentimenti, memoria o addirittura dal senso di identità personale. Tale fenomeno può variare da episodi lievi e transitori, comuni a molte persone sotto stress, fino a forme più gravi e persistenti, spesso associate a condizioni psichiatriche come il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD).

Nel contesto degli Adverse Childhood Experiences (ACEs) la dissociazione può emergere come una strategia di sopravvivenza. I giovani, in particolare, potrebbero ricorrere a tale meccanismo per distanziarsi emotivamente dalle memorie dolorose o dalle realtà attuali troppo difficili da affrontare. Questo distacco mentale ed emotivo fornisce temporaneamente un rifugio psicologico, una pausa dalle sensazioni di dolore e angoscia.

Tuttavia, la dissociazione, pur servendo inizialmente come un mezzo di difesa o di fuga dalle difficoltà emotive, può avere conseguenze a lungo termine sulla salute mentale e sul comportamento dell’individuo. In particolare, la ricerca ha evidenziato una correlazione significativa tra i livelli di dissociazione e la tendenza a sviluppare comportamenti compensatori o di dipendenza, come il gioco problematico. Il gioco d’azzardo o il gioco su Internet, ad esempio, possono offrire ulteriori livelli di dissociazione, permettendo all’individuo di immergersi in un mondo alternativo, lontano dalle preoccupazioni e dagli stress della vita reale.

Questo legame tra dissociazione e gioco problematico si spiega attraverso il concetto di “automedicazione” psicologica. Gli individui con elevati livelli di dissociazione possono essere particolarmente inclini a ricercare attività che perpetuino o intensifichino lo stato di disconnessione dalla realtà. Il gioco, con le sue caratteristiche di immersione e distrazione, può così diventare un potente strumento per mantenere lo stato dissociativo, offrendo un temporaneo sollievo dalle tensioni interne. Questo ciclo di dissociazione e gioco può rapidamente evolvere in un comportamento compulsivo, dove il gioco non è più una scelta ma una necessità per gestire il disagio psicologico.

Interrogativi e Preoccupazioni dei Genitori

Nella mia esperienza clinica, mi sono frequentemente imbattuta in dubbi e incertezze espressi da genitori preoccupati per il rapporto dei loro figli con internet e i videogiochi. Ho ascoltato storie e vissuto casistiche reali che hanno messo in luce gli effetti negativi derivanti da un uso eccessivo o improprio delle tecnologie digitali.

Una domanda che mi è stata posta più volte riguarda la distinzione tra un hobby sano e una vera e propria dipendenza da videogiochi. Questo interrogativo nasce dal notare come alcuni ragazzi possano trascorrere intere giornate davanti allo schermo, trascurando studi e relazioni sociali.

Mi sono anche imbattuta in genitori che mi hanno chiesto: “Mio figlio utilizza i videogiochi come via di fuga dalla realtà; è normale?“. Questa domanda emerge quando si osserva un cambiamento nel comportamento del giovane, che diventa più introspettivo e disinteressato alle attività che prima lo appassionavano.

Inoltre, è stato frequente il dubbio su quali siano i segnali di un uso problematico di internet e videogiochi. Identificare questi segnali è fondamentale per intervenire in modo tempestivo. Aspetti come la trascuratezza personale, il calo delle prestazioni scolastiche, l’irritabilità in assenza di dispositivi elettronici, e la perdita di interesse per hobby e attività sono spesso discussi nel mio studio. Ma ne parlerò più estesamente nel prossimo paragrafo.

Una delle sfide maggiori che ho affrontato con le famiglie è stata quella di stabilire regole sull’uso di internet e videogiochi senza innescare conflitti. Questo interrogativo si manifesta quando i tentativi di limitare il tempo online si trasformano in fonte di tensioni e lotte di potere tra genitori e figli.

Un caso che ricordo bene riguarda un adolescente che, a causa dell’eccessivo tempo trascorso a giocare online, ha mostrato segni di isolamento sociale e ha sviluppato un ritmo sonno-veglia irregolare, compromettendo sia le sue prestazioni scolastiche sia le sue relazioni. I tentativi dei genitori di imporre limiti più stretti hanno solo esacerbato le tensioni, rendendo il dialogo ancora più difficile.

Da queste esperienze, ho appreso l’importanza di fornire ai genitori gli strumenti e le conoscenze per affrontare queste sfide. Promuovere un dialogo aperto sui media digitali, stabilire regole chiare e condivise, e proporre alternative valide (soprattutto emotivamente e affettivamente!) al tempo online sono passaggi cruciali che consiglio spesso.

Quando il Divertimento si Trasforma in Dipendenza

I videogiochi e il mondo di internet, per molti, rappresentano come detto una via di fuga, un mondo dove esprimersi liberamente senza regole, sperimentare e, talvolta, vivere successi e rivalse che nella vita reale sembrano irraggiungibili. Tuttavia, quando il confine tra uso ricreativo e dipendenza sfuma, possono emergere problematiche significative.

Classificazione dei Disturbi: il Disturbo da Gioco su Internet

L‘Associazione Psichiatrica Americana ha incluso il “Disturbo da Gioco su Internet” (Internet Gaming Disorder, IGD) tra i disturbi mentali che necessitano di ulteriori ricerche nella sezione III del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione – Revisione del Testo (DSM-5-TR).

I criteri diagnostici per l’IGD comprendono:

  • preoccupazione,
  • astinenza,
  • tolleranza,
  • tentativi falliti di controllare le attività di gioco,
  • perdita di interesse per attività non legate al gioco,
  • persistenza nel gioco nonostante difficoltà psicosociali,
  • menzogne sul tempo trascorso a giocare,
  • fuga da sentimenti negativi
  • e compromissione funzionale.

Nonostante la mancanza di criteri ufficiali per il Disturbo da Gioco su Internet nel DSM-5, è possibile fare riferimento a studi e proposte di ricerca che hanno cercato di definire i criteri diagnostici per questo tipo di disturbo, ispirandosi spesso ai criteri per altri disturbi da dipendenza. Ecco una tabella descrittiva basata su proposte generali tratte dalla letteratura esistente:

CriterioDescrizione
Uso eccessivoIl gioco su Internet è spesso praticato per periodi di tempo molto lunghi, ben oltre quelli previsti o socialmente accettabili.
PreoccupazionePensieri persistenti o ossessivi riguardanti il gioco su Internet, anche quando non si sta giocando.
Sintomi di astinenzaDisagio emotivo, irritabilità o disagio fisico quando il gioco su Internet è inaccessibile o interrotto.
TolleranzaLa necessità di spendere sempre più tempo nel gioco su Internet per ottenere soddisfazione o per “sfuggire” dalla realtà.
Perdita di controlloIncapacità ripetuta di ridurre o controllare il comportamento di gioco.
Trascuratezza di altre attivitàSignificativa riduzione dell’interesse o della partecipazione ad attività importanti a causa del gioco su Internet.
Continuazione nonostante le conseguenzeContinuare a giocare su Internet nonostante la consapevolezza di problemi psicologici, sociali, accademici o professionali causati o aggravati da tale comportamento.
IngannoNascondere l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco su Internet agli altri, inclusi familiari o professionisti.
FugaUso del gioco su Internet per sfuggire o alleviare stati d’animo negativi, come sentimenti di impotenza, colpa o ansia.
Rischi relazionali o professionaliMettere a rischio o perdere relazioni significative, opportunità di lavoro o istruzione a causa del gioco su Internet.
Proposta di criteri per il Disturbo da Gioco su Internet

Si prega di notare che questa tabella è solo indicativa e non riflette criteri ufficiali del DSM-5. La ricerca in questo campo è in continua evoluzione, e tali criteri potrebbero essere soggetti a revisioni o modifiche in futuro.

Parallelamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito il “Disturbo da Gioco” (Gaming Disorder, GD) tra i disturbi dovuti a comportamenti di dipendenza nella revisione undicesima della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11).

I criteri per il GD comprendono un interesse diminuito per le attività quotidiane, attività di gioco persistenti nonostante conseguenze negative, un modello persistente di gioco problematico, esclusione di altri disturbi mentali e/o uso di sostanze o farmaci che potrebbero meglio spiegare il gioco problematico e compromissione funzionale.

Differenze di Genere nelle Dipendenze

L’analisi delle differenze di genere nelle dipendenze offre una prospettiva intrigante sulle dinamiche sottostanti che influenzano il comportamento di ricerca di sollievo o di fuga in attività come il gioco d’azzardo e l’uso dei videogiochi. Le ricerche indicano che esistono variazioni significative nel modo in cui uomini e donne si approcciano e sono influenzati da questi comportamenti, riflettendo divergenze sia nelle esperienze di vita che nei meccanismi di coping adottati.

Da una parte, le femmine tendono a riferire un legame più forte e positivo con figure di attaccamento significative, come la madre o i pari. Questo tipo di attaccamento, caratterizzato da legami emotivi solidi e supportivi, può giocare un ruolo cruciale nel fornire alle donne una rete di supporto emotivo più efficace. Tale rete può agire come un fattore di protezione contro lo sviluppo di comportamenti dipendenti, offrendo alternative più sane e supporto nel momento del bisogno, facilitando quindi la gestione dello stress e delle emozioni negative in maniera più adattiva.

D’altra parte, i maschi mostrano spesso una maggiore propensione verso disturbi legati al gioco d’azzardo e alla dipendenza da videogiochi. Questa tendenza può essere parzialmente spiegata dalla ricerca di attività ad alto rischio o ad alta stimolazione, le quali possono essere percepite come più gratificanti o eccitanti. Per alcuni uomini, tali attività possono fungere da meccanismi di coping per affrontare stress o disagi emotivi, specialmente in assenza di una rete di supporto emotivo solida o di strategie di coping efficaci. Il gioco d’azzardo e i videogiochi, con le loro caratteristiche di immediata ricompensa e immersione, possono offrire una via di fuga temporanea dai problemi quotidiani o da sensazioni interne sgradevoli.

È importante notare che queste tendenze non sono universali e possono variare ampiamente tra individui all’interno dello stesso genere. Tuttavia, riconoscere e comprendere queste differenze può essere cruciale per lo sviluppo di strategie di prevenzione e intervento mirate.

Segni e Sintomi del Gioco Problematico: 10 domande per i genitori

Dalla mia esperienza come psicoterapeuta per adolescenti, ho elaborato un decalogo di domande e osservazioni che i genitori dovrebbero considerare per comprendere se il loro figlio sta sviluppando un comportamento di uso patologico di internet o dei videogiochi. Queste riflessioni emergono dal mio lavoro quotidiano con giovani e famiglie alle prese con queste sfide:

  1. Preoccupazione costante: Vostro figlio sembra pensare ai videogiochi anche quando non sta giocando? Notate una preoccupazione persistente per il gioco che va oltre un semplice hobby?
  2. Incremento del tempo di gioco: Avete osservato un aumento nel tempo dedicato ai videogiochi? Vostro figlio sente la necessità di giocare per periodi sempre più lunghi per sentirsi soddisfatto?
  3. Tentativi di riduzione falliti: Ha vostro figlio mai espresso il desiderio di limitare il tempo trascorso a giocare senza riuscirci, indicando così una potenziale perdita di controllo?
  4. Persistenza nonostante le conseguenze: Continua vostro figlio a giocare anche di fronte a conseguenze negative, come problemi scolastici, isolamento sociale o conflitti familiari?
  5. Trascuratezza di altre attività: Avete notato una diminuzione dell’interesse o dell’impegno in attività che prima erano importanti per vostro figlio, come gli hobby, lo sport o gli studi, a favore dei videogiochi?
  6. Uso dei giochi per evadere: Vostro figlio usa i videogiochi come mezzo per sfuggire a stress, ansia o problemi nella vita reale?
  7. Variazioni di umore legate al gioco: Osservate cambiamenti significativi nel comportamento o nell’umore di vostro figlio legati all’accesso o alla restrizione dei videogiochi?
  8. Segni di astinenza: Quando viene impedito l’accesso ai giochi, vostro figlio mostra irritabilità, ansia o altri segni che potrebbero indicare sintomi di astinenza?
  9. Impatto sui rapporti sociali: Come influenzano i videogiochi le relazioni sociali di vostro figlio? Si sta isolando dagli amici e dalla famiglia a causa del gioco?
  10. Risposta emotiva al gioco: Come reagisce vostro figlio alla vittoria o alla sconfitta nei videogiochi? Notate una dipendenza emotiva dai risultati del gioco?
Segni e Sintomi del Gioco Problematico

Queste domande sono frutto delle mie osservazioni e delle mie esperienze cliniche. Ogni famiglia e ogni situazione è unica, ma queste riflessioni possono fornire un punto di partenza per valutare il comportamento di gioco e decidere se sia necessario cercare un supporto professionale. Ricordate, il dialogo aperto e il supporto empatico sono fondamentali nel guidare i vostri figli attraverso le sfide dell’adolescenza e dell’uso digitale.

Conseguenze dell’Uso Problematico

L’uso problematico di Internet e dei videogiochi non è un fenomeno isolato, ma un sintomo di problemi più ampi che possono avere un impatto significativo sulla vita degli adolescenti. Quando questi comportamenti si instaurano e ripetono cronicamente possono verificarsi delle ripercussioni dall’uso eccessivo di queste tecnologie, portando a rischi per la salute mentale e le relazioni sociali.

Impatti sulla Salute Mentale degli Adolescenti

Le conseguenze dell’uso problematico di Internet e videogiochi sulla salute mentale degli adolescenti sono profonde e variegate. La dipendenza da Internet e videogiochi è stata associata a diversi disturbi psicologici, tra cui:

  • ansia,
  • depressione
  • e disturbi del sonno.

Questi effetti sono spesso interconnessi, con l’uso eccessivo che può agire sia come causa che come conseguenza di problemi di salute mentale. Ad esempio, gli adolescenti possono rivolgersi ai videogiochi come forma di fuga da sentimenti di ansia o depressione, ma l’uso eccessivo può a sua volta esacerbare questi disturbi, creando un ciclo vizioso.

Ripercussioni Sociali e di Rendimento Scolastico

Oltre agli effetti sulla salute mentale, l’uso problematico di Internet e videogiochi può avere conseguenze significative sulle relazioni sociali e sul rendimento scolastico degli adolescenti. L’isolamento sociale è una preoccupazione comune, poiché gli individui possono ritirarsi dalle interazioni faccia a faccia a favore delle connessioni online o del gioco. Questo ritiro può portare a una riduzione delle competenze sociali e a un senso di solitudine e alienazione.

Sul fronte delle prestazioni e rendimenti scolastici, l’uso eccessivo di Internet e videogiochi può portare a una diminuzione del rendimento scolastico. Il tempo trascorso online o giocando può sottrarsi allo studio, ai compiti e ad altre attività educative, con un impatto diretto sui voti e sull’apprendimento.

Inoltre, la qualità del sonno può essere compromessa dall’uso eccessivo di schermi, influenzando la capacità di concentrazione e l’apprendimento durante il giorno.

Verso una Soluzione: Strategie di Intervento e Prevenzione

La complessità del problema richiede un approccio integrato e multifattoriale, che consideri non solo l’aspetto comportamentale, ma anche le dinamiche emotive e relazionali sottostanti.

Educazione Emotiva e Promozione di un Attaccamento Sicuro

Un primo passo fondamentale è l’educazione emotiva, che dovrebbe iniziare fin dalla più tenera età. È essenziale insegnare ai bambini a riconoscere, esprimere e gestire le proprie emozioni in modo costruttivo. E’ questo è un compito primariamente genitoriale. Per questo, parallelamente, è cruciale supportare i genitori nel creare un ambiente familiare che promuova un attaccamento sicuro, attraverso interazioni consistenti, empatiche e di supporto.

Supporto Psicologico e Interventi Precoci

Per le famiglie a rischio, gli interventi psicologici precoci possono prevenire lo sviluppo di dinamiche disfunzionali e comportamenti dipendenti. Un approccio basato per esempio sui criteri e canoni della terapia familiare e di quella individuale per esempio tramite un approccio psicoterapeutico EMDR può aiutare a risolvere problemi relazionali e a sviluppare strategie di coping più adattive.

EMDR per il Gioco Patologico

La terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), o EMDR, è riconosciuta come un trattamento efficace e basato su prove di efficacia per i traumi, compreso il PTSD. Mostra risultati promettenti anche per i traumi da attaccamento e le dinamiche familiari disfunzionali.

Questo approccio terapeutico aiuta il cervello a elaborare le esperienze traumatiche e a ridurre i pensieri, le emozioni e i comportamenti negativi associati. Un adattamento della tecnica è rappresentato dall’EMDR focalizzato sull’attaccamento, che va oltre la risoluzione del trauma per migliorare i problemi di attaccamento nelle dinamiche relazionali. Per questo è importante affidarsi ad un psicoterapeuta EMDR esperto in bambini e adolescenti.

Negli studi, sia i bambini che gli adulti hanno dimostrato di aver migliorato i sintomi dei problemi di attaccamento e la regolazione emotiva dopo le sessioni di EMDR.

Attraverso la terapia EMDR per i traumi complessi, il cervello impara a spostare le risposte di allarme associate ai traumi del passato verso uno stato più calmo. Ciò consente alle persone di elaborare il proprio passato traumatico e di alleviare i sintomi. Applicato al contesto familiare, l’EMDR può essere uno strumento per curare le disfunzioni familiari e i traumi da attaccamento in tutti quei casi in cui le esperienze traumatiche del passato di un genitore, immagazzinate in modo disfunzionale, riemergono durante la genitorialità.

La Addiction-Focused EMDR (AF-EMDR)

In uno studio sulla terapia Addiction-Focused EMDR (AF-EMDR) per la dipendenza da gioco d’azzardo, sono stati osservati miglioramenti in alcuni partecipanti durante la fase EMDR, senza effetti negativi. Questi risultati suggeriscono che la terapia AF-EMDR può avere un potenziale nel trattamento di altre dipendenze come il disturbo da gioco d’azzardo.

Un caso di studio specifico ha evidenziato il successo del trattamento della dipendenza da Internet in un ragazzo di 13 anni ossessionato dal gioco. La terapia lo ha aiutato a identificare e desensibilizzare i fattori scatenanti che lo spingevano a giocare. Un altro esempio di applicazione è l’EMDR virtuale, dove il trattamento erogato su piattaforme digitali non ha mostrato differenze significative rispetto alla terapia di persona.

Sviluppo della Resilienza e Competenze di Vita

Incoraggiare lo sviluppo della resilienza nei giovani è un altro pilastro fondamentale. Programmi educativi che insegnano la gestione dello stress, la soluzione dei problemi e le abilità sociali possono dotare i giovani degli strumenti necessari per affrontare le sfide della vita senza ricorrere a comportamenti nocivi.

Agevolare la frequentazione di gruppi di pari

Le reti di supporto sociale e comunitario svolgono un ruolo insostituibile nel fornire un senso di appartenenza e alternative positive ai comportamenti dipendenti. Gruppi sportivi, attività comunitarie e iniziative di volontariato possono offrire agli adolescenti spazi sicuri per esplorare i propri interessi e sviluppare relazioni significative.

Prevenzione e Interventi Precoci

Infine, è essenziale riconoscere l’importanza della prevenzione e degli interventi precoci. Programmi educativi nelle scuole che promuovono l’uso responsabile di Internet e la consapevolezza dei rischi associati all’uso eccessivo di videogiochi possono giocare un ruolo significativo nel prevenire l’insorgenza di comportamenti problematici.

Gli interventi precoci possono anche aiutare a identificare i giovani a rischio, consentendo un supporto tempestivo per prevenire l’escalation del comportamento di gioco problematico.

Conclusioni

Affrontare l’uso problematico di Internet e dei videogiochi tra i giovani richiede una comprensione profonda delle dinamiche psicologiche e relazionali coinvolte. Un approccio che vada oltre la semplice restrizione dell’accesso digitale, mirando a rafforzare le competenze emotive e relazionali, può offrire una soluzione più sostenibile e a lungo termine.

Collaborazione tra famiglie, scuole, professionisti della salute mentale e policymaker è fondamentale per creare un ambiente che supporti lo sviluppo sano e l’uso consapevole delle tecnologie digitali, consentendo ai giovani di navigare con sicurezza nel mondo digitale e di sfruttarne appieno le potenzialità senza cadere nelle sue insidie.

Bibliografia:

Trauma e deficit dell'attenzione

Trauma e Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD): Sfide Diagnostiche e Approcci Integrati

Nel campo della salute mentale infantile Trauma e Deficit dell’Attenzione sono spesso sovrapposti.

Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) si distingue come il disturbo neurologico più frequentemente diagnosticato nei bambini e negli adolescenti. Tuttavia, la strada verso una diagnosi accurata di ADHD può essere complessa e intricata. 

Spesso, i sintomi dell’ADHD possono essere erroneamente attribuiti o confusi con quelli scaturiti da esperienze di vita traumatiche, le quali possono promuovere la disattenzione e la disregolazione emotivo-comportamentale nei giovani. 

In questo articolo, esploreremo la delicata intersezione tra trauma e ADHD, esaminando come i traumi influenzano il comportamento e lo sviluppo cognitivo dei bambini e degli adolescenti, e come questi effetti possano mimare i sintomi dell’ADHD. Inoltre, affronteremo la complessità che emerge quando un trauma si verifica in un individuo già diagnosticato con ADHD, esacerbando potenzialmente i sintomi e complicando ulteriormente la gestione del disturbo. 

Questo approccio integrato mira a fornire una comprensione più profonda delle sfide diagnostiche e delle strategie terapeutiche efficaci nell’ambito dell’ADHD e delle esperienze traumatiche correlate.

Trauma e deficit dell'attenzione
Trauma e deficit dell’attenzione – ADHD e Traumi Psicologici

Impatto degli Eventi Traumatici nell’Infanzia e Adolescenza

In Europa, il fenomeno delle Esperienze Infantili Avverse (ACEs) è di vasta portata e di significativa rilevanza epidemiologica. Si stima che circa 319 milioni di persone abbiano vissuto almeno un tipo di ACE, e 142 milioni abbiano subito più tipi di ACEs.

Ulteriori studi indicano che l’incidenza di ACEs varia significativamente a seconda della regione e del contesto socio-economico. Per esempio, in alcune aree, fino al 25% dei bambini possono essere esposti a tre o più tipi di esperienze avverse durante l’infanzia.

Inoltre, le ricerche sottolineano che i bambini esposti a molteplici ACEs hanno un rischio significativamente maggiore di sviluppare una varietà di problemi di salute fisica e mentale, inclusi disturbi dell’umore, problemi di comportamento e malattie croniche.

Definizione di Evento Traumatico

La definizione di evento traumatico non comprende solo i traumi maggiori (incidenti, catastrofi naturali, guerre), ma anche tutte le esperienze di vita avverse.

Durante il periodo dell’infanzia e adolescenza le più frequenti sono:

  • le difficoltà socioeconomiche,
  • il divorzio dei genitori,
  • la morte di un genitore,
  • i comportamenti antisociali da parte di un familiare,
  • la violenza domestica,
  • la convivenza con persone affette da malattie mentali o problemi di abuso di sostanze
  • la discriminazione razziale, etnica o di qualsiasi altro tipo.

Sviluppo Neuroanatomico e Suscettibilità

Durante l’adolescenza e l’inizio dell’età adulta, il cervello continua a svilupparsi, in particolare il lobo frontale, responsabile delle funzioni esecutive, del controllo degli impulsi, dell’attenzione e previsione delle conseguenze. I traumi subiti in età precoce possono pertanto avere effetti significativi sullo sviluppo di queste aree cerebrali.

Uno studio condotto dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) sulle “Adverse Childhood Events (ACE)” ha rivelato che i bambini e gli adolescenti che hanno sperimentato uno o più ACE mostrano maggiori difficoltà nella regolazione emotiva e nel controllo comportamentale, con effetti che persistono fino all’età adulta.

Gli ACE aumentano significativamente il rischio di sviluppare disturbi mentali e altri esiti avversi in età adulta.

Le esperienze traumatiche possono portare alla presentazione di sintomi simili a quelli riscontrati nei cluster disattenzione e iperattività/impulsività dell’ADHD, come indicato nel DSM-5.

La sovrapposizione tra i sintomi dell’esposizione al trauma e l’ADHD suggerisce che è importante comprendere il ruolo potenziale del trauma in un bambino/ adolescente che presenta disattenzione e/o iperattività e impulsività.

Sintomi principali del Trauma e Deficit dell’Attenzione

Il trauma può innescare una vasta gamma di sintomi nei bambini e negli adolescenti, con una variabilità significativa nelle manifestazioni individuali. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) elenca una serie di sintomi frequentemente associati al trauma, che sono particolarmente rilevanti nella diagnosi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e di altri disturbi correlati a eventi stressanti.

Sintomi da Trauma Psichico

Tra questi sintomi, troviamo la rabbia e sentimenti persistenti di tristezza o disperazione. Gli stati emotivi possono variare notevolmente:

  • alcuni soggetti presentano stati di disregolazione intensa caratterizzata da rabbia e/o angoscia, altri appaiono inibiti sul piano emotivo.
  • I flashback, che sono ricordi vividi e invasivi dell’evento traumatico, costituiscono un altro sintomo chiave. 
  • Il senso di vergogna e colpa,
  • la tendenza all’evitamento/ritiro sociale sono aspetti psicologici profondamente radicati nei soggetti che hanno vissuto un’esperienza traumatica.
  • anche i sintomi fisici sono comuni: il mal di testa e il mal di stomaco emergono frequentemente come manifestazioni somatiche dello stress e dell’angoscia.
  • I disturbi del sonno, tra cui problemi nel prendere sonno o nel mantenerlo e gli incubi, sono altrettanto diffusi.

Questi sentimenti possono influenzare la percezione di sé, degli altri e pertanto  relazioni interpersonali.

Trauma e Stati Dissociativi

Frequentemente i soggetti traumatizzati presentano degli stati dissociativi. Gli stati dissociativi nel contesto del trauma sono una risposta complessa del cervello umano alle esperienze traumatiche.

La dissociazione, in termini psicologici, si riferisce a un distacco dalla realtà, che può manifestarsi in vari modi, come una sensazione di estraneità dal proprio corpo o dall’ambiente circostante, o la perdita di memoria riguardo a specifici eventi o periodi di tempo.

Nei casi più gravi si può sviluppare un disturbo dissociativo dell’identità.

Sintomi da ADHD

Nell’ambito pediatrico e adolescenziale, il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) si manifesta con una serie di sintomi che possono essere classificati in due categorie principali:

  • inattenzione
  • e iperattività/impulsività.

Questi sintomi, nel loro complesso, possono avere un impatto significativo sulle capacità di apprendimento, sulle relazioni interpersonali e sul comportamento quotidiano dei giovani.

I bambini e gli adolescenti con ADHD hanno difficoltà nel sostenere l’attenzione e nel concentrarsi, tendono a dimenticare compiti, o le attività quotidiane, o non sono in grado di organizzarsi, pianificare e portare a termine i propri compiti.

La difficoltà nel concentrarsi si riflette anche nell’incapacità di ascoltare quando si parla direttamente a loro e di seguire istruzioni dettagliate o complesse.

Caratteristiche Cliniche peculiari

  • L’Iperattività/Impulsività è caratterizzata da un costante bisogno di movimento che si manifesta con il dimenarsi sulla sedia, l’agitazione delle mani o dei piedi e la difficoltà a rimanere seduti in momenti in cui sarebbe richiesto.
  • I bambini con ADHD spesso trovano difficile partecipare a giochi o attività che richiedono quiete e calma. Spesso interrompono gli altri, hanno difficoltà nel rispettare il proprio turno in giochi di gruppo o conversazioni e tendenza a parlare eccessivamente.
  • Tendono, inoltre, a rispondere alle domande prima che siano state completamente formulate, a interrompere o intromettersi in conversazioni o giochi e, in un generale, ad agire senza considerare le possibili conseguenze.

Sintomi comuni al Trauma e all’ADHD

Esiste una importante sovrapposizione tra la sintomatologia del trauma e quella da ADHD.  Questa sovrapposizione richiede un’analisi accurata per una diagnosi e un trattamento appropriati.

Sintomi/Aspetti ComuniDescrizioneImpatto
Difficoltà di ConcentrazioneBambini e adolescenti colpiti possono essere facilmente distratti, con difficoltà nell’organizzarsi e nel completare attività che richiedono una concentrazione prolungata.Influenza performance scolastica e capacità di completare compiti quotidiani.
Regolazione degli Stati EmotiviSoggetti possono apparire inibiti sul piano emotivo o in preda a crisi di rabbia/angoscia.Difficoltà nella regolazione emotiva.
Iperattività e IrrequietezzaEnergia eccessiva che si traduce in irrequietezza motoria, difficoltà a rimanere seduti e un generale senso di agitazione.Problematico in contesti strutturati come la scuola.
ImpulsivitàDecisioni avventate e comportamenti problematici.Comportamenti impulsivi che possono essere problematici.
Problemi del SonnoDifficoltà ad addormentarsi, mantenere il sonno o presenza di incubi.Impatto sul benessere e sulla funzionalità quotidiana.

Sintomi e Aspetti comuni a Trauma e ADHD

La difficoltà di concentrazione emerge come un sintomo chiave sia nel trauma che nell’ADHD. Bambini e adolescenti colpiti possono essere facilmente distratti da stimoli esterni o interni, con una conseguente difficoltà nell’organizzarsi e nel completare attività che richiedono una concentrazione prolungata. Tale aspetto influenza significativamente la loro performance scolastica e la capacità di completare compiti quotidiani. 

Spesso i soggetti che hanno subito un trauma, o che hanno una diagnosi di ADHD mostrano una difficoltà nella regolazione degli stati emotivi; possono apparire inibiti sul piano emotivo o in preda a crisi di rabbia/angoscia.

Anche l’iperattività e l’irrequietezza si presentano come tratti comuni. In entrambi i disturbi, i giovani mostrano un’energia eccessiva che si traduce in irrequietezza motoria, difficoltà a rimanere seduti in momenti che lo richiedono e un generale senso di agitazione che può essere problematico in contesti strutturati. 

L’impulsività è un altro sintomo condiviso che può portare a decisioni avventate e a comportamenti problematici.

Inoltre, i problemi del sonno, quali difficoltà ad addormentarsi, mantenere il sonno o la presenza di incubi, sono sintomi comuni che possono avere un impatto notevole sul benessere e sulla funzionalità quotidiana.

Caso Clinico di Martina

In caso che segue è particolarmente rappresentativo di quella che è la tipologia di pazienti che incontro nella mia attività clinica di Terapeuta EMDR per bambini e adolescenti e dell’approccio integrato che da anni applico.

Martina è una bambina di 8 anni, figlia unica, proveniente da un ambiente familiare amorevole ma complesso. La famiglia ha vissuto recentemente un periodo di forte stress a causa di un divorzio conflittuale tra i genitori. La madre di Martina, lavoratrice a tempo pieno, cerca di bilanciare le responsabilità lavorative con quelle di genitore single.

Presentazione del Caso e Sintomi Osservati

Martina è stata indirizzata alla mia attenzione con la richiesta di consulenza neuropsichiatrica a seguito di segnalazioni della scuola riguardanti la sua difficoltà a concentrarsi, frequenti episodi di irrequietezza e comportamenti impulsivi.

Gli insegnanti hanno notato che Martina ha difficoltà a rimanere seduta durante le attività di classe, è facilmente distraibile e mostra frequenti scatti di rabbia. Inoltre, la madre riferisce che Martina ha problemi di sonno, con difficoltà ad addormentarsi e frequenti incubi.

Valutazione Diagnostica Iniziale

Durante la valutazione iniziale, Martina mostra segni di difficoltà nella regolazione emotiva, con momenti di apparente inibizione emotiva alternati a scatti di ira.

Le osservazioni in ambito clinico evidenziavano anche una marcata difficoltà di concentrazione e un’irrequietezza motoria costante.

Iter Diagnostico

Dato il quadro clinico complesso e i sintomi sovrapponibili tra trauma e ADHD, ho ritenuto necessario procedere con un approccio diagnostico multidisciplinare che includeva una valutazione neuropsicologica, interviste cliniche con la bambina e la famiglia e una stretta collaborazione con la scuola.

È stato inoltre importante considerare l’anamnesi familiare e il contesto socio-ambientale di Martina.

Considerazioni Diagnostiche

La sfida principale è stata quella di discriminare tra i sintomi derivanti da possibili esperienze traumatiche legate alla situazione familiare e quelli indicativi di ADHD.

L’analisi ha rivelato che, sebbene Martina mostrasse chiari segni di irrequietezza e difficoltà di concentrazione tipici dell’ADHD, alcuni sintomi come l’alterazione del sonno e le fluttuazioni emotive erano più coerenti con una risposta a eventi traumatici recenti. Inoltre la dettagliata raccolta anamnestica permise di idetificare alcune incongruenze con quello che è un tipico quadro di ADHD “puro” insorto fin dalla prima infanza.

Diagnosi e Approccio Terapeutico

La diagnosi finale ha suggerito la presenza di una risposta comportamentale e emotiva significativa agli eventi di vita stressanti, con una possibile sovrapposizione di sintomi di ADHD.

Il piano di trattamento ha incluso l’avvio di un percorso psicologico caratterizzato da una prima fase di cosolidamento della relazione terapeutica, quindi di una progressiva focalizzazione sugli aspetti relazionali traumatici e l’introduzione alla piccola paziente del EMDR.

Questo al fine di desensibilizzare Martina rispetto ai ricordi traumatici immagazzinati nel suo lobo limbico e quindi aiutarla in seguito a sviluppare strategie di coping e regolazione emotiva più funzionali e adattive per affrontare le questioni legate al contesto familiare.

In tutto questo la collaborazione con la scuola è stata importantissima per fornire un ambiente di apprendimento più adatto alle sue esigenze.

Importanza della Diagnosi Differenziale

La sovrapposizione di alcuni sintomi del trauma e l’ADHD suggerisce quanto sia importante comprendere il ruolo potenziale del trauma in un bambino/adolescente che presenta inattenzione e/o iperattività e impulsività.

La diagnosi può essere complessa, poiché i sintomi possono essere attribuiti erroneamente all’ADHD, quando in realtà sono il risultato di un trauma non riconosciuto.

e, l’agitazione e irritabilità, la disregolazione emotiva, le difficoltà cognitive e le sfide sociali, si sovrappongono tra le due condizioni (indicati con +++ sia per il trauma che per l’ADHD).

Vi è, tuttavia, anche la possibilità che un trauma si verifichi in un soggetto con un quadro clinico di ADHD e che aggravi ulteriormente la situazione.

ADHD come Fattore di Rischio

L’ADHD stessa può essere un fattore di rischio per l’esperienza di traumi o eventi di vita stressanti e per lo sviluppo del Disturbi Post Traumatici da Stress nei giovani. I deficit nella regolazione comportamentale, in particolare l’impulsività possono, infatti, metterli in situazioni di pericolo.

Infine, il trauma essere correlato a una vasta gamma di altri disturbi, tra cui disturbi d’ansia, disturbo della condotta, disturbo depressivo maggiore, disturbo bipolare e schizofrenia.

Tutto ciò rende ancora più complessa la diagnosi e la gestione clinica.

Guida orientativa alla Diagnosi Differenziale tra Trauma e ADHD

Nella mia esperienza clinica come neuropsichiatra, ho spesso affrontato la sfida di distinguere tra i sintomi dell’ADHD e quelli derivanti da un trauma. Questa difficoltà nasce principalmente dalla sovrapposizione di alcuni sintomi tra le due condizioni. Tuttavia, con l’esperienza ho imparato a riconoscere alcuni segni distintivi che sono cruciali per una diagnosi accurata e per sviluppare un trattamento adeguato.

Sintomi più tipici del ADHD

Ad esempio, nell’ADHD, i sintomi come l’iperattività si manifestano spesso in un’eccessiva irrequietezza e difficoltà a rimanere seduti. Ho notato che molti dei miei pazienti con ADHD agiscono impulsivamente, senza considerare le conseguenze, interrompendo gli altri e ingaggiandosi in comportamenti rischiosi. Un altro sintomo comune dell’ADHD è la dimenticanza, dove i pazienti mostrano difficoltà nel ricordare compiti, appuntamenti e responsabilità quotidiane.

Sintomi più tipici del Trauma

Al contrario, nei casi di trauma, ho osservato sintomi come la dissociazione, dove i pazienti sperimentano un senso di distacco da se stessi e dalla realtà circostante. Incubi e flashback legati all’evento traumatico sono frequenti e spesso intensi e vividi. Ho anche notato che molti pazienti che hanno subito un trauma tendono a evitare ricordi dell’evento traumatico e mostrano un‘elevata ipervigilanza, sempre all’erta per potenziali minacce. Inoltre, i sintomi somatici come mal di testa, accelerazione del battito cardiaco e problemi digestivi sono più comunemente osservati nei pazienti che hanno subito un trauma.

Sintomi Comuni

Ci sono anche sintomi che si sovrappongono in entrambe le condizioni, come la disattenzione, l’agitazione e irritabilità, la disregolazione emotiva, le difficoltà cognitive e le sfide sociali.

In questi casi, diventa particolarmente importante valutare attentamente il contesto e la storia complessiva del paziente.

Diagnosi Differenziale tra i Sintomi da Trauma e Deficit dell’Attenzione ADHD

Questa tabella serve come strumento di orientamento nella differenziazione dei sintomi tra trauma e ADHD.

Ovviamente è importante ricordare che la diagnosi dovrebbe essere effettuata da un professionista della salute mentale, che può considerare il contesto completo dei sintomi e la storia individuale.

SintomiTraumaADHD
Iperattività e Irrequietezza+++++
Impulsività++++++
Dimenticanza+++++
Dissociazione++++
Insonnia e Incubi++++
Flashback++++
Evitamento e ipervigilanza+++++
Sintomi somatici++++
Disattenzione e Difficoltà di Concentrazione++++++
Agitazione e irritabilità++++++
Disregolazione emotiva++++++
Difficoltà cognitive++++++
Difficoltà sociali++++++
Tabella basata su valutazioni soggettive derivate dall’esperienza clinica diretta della drssa Dugandzija (+ presenza; – assenza)

Nella tabella, i sintomi come l’iperattività, l’impulsività e la dimenticanza sono più specifici per l’ADHD (indicati con ++++), mentre sintomi come la dissociazione, gli incubi, i flashback, l’evitamento e l’ipervigilanza, e i sintomi somatici sono più specifici per il trauma (anch’essi indicati con ++++). Alcuni sintomi, come la disattenzione, l’agitazione e irritabilità, la disregolazione emotiva, le difficoltà cognitive e le sfide sociali, si sovrappongono tra le due condizioni (indicati con +++ sia per il trauma che per l’ADHD).

Concludo ricordando che, in caso di sospetto di sintomi di ADHD, di trauma, o di entrambi, è fondamentale rivolgersi a un professionista per una valutazione completa e un piano di trattamento personalizzato.

La diagnosi accurata è la chiave per fornire il trattamento più efficace e migliorare la qualità della vita dell’individuo.

Conclusioni

Il caso di Martina illustra vividamente le complessità e le sfide nella diagnosi e nel trattamento di bambini che presentano sintomi sovrapponibili tra il trauma e l’ADHD. Come evidenziato dalla sua storia, un’attenta valutazione multidisciplinare è fondamentale per disentricare i sintomi e per fornire un intervento mirato che tenga conto delle specificità di ciascun individuo.

È importante riconoscere che, mentre l’ADHD è un disturbo neurologico con una componente genetica significativa, i sintomi possono essere esacerbati o mascherati da esperienze traumatiche. Pertanto, un approccio integrato che include la valutazione psicologica, l’assistenza familiare e il sostegno scolastico è cruciale per affrontare efficacemente sia le esigenze immediate che quelle a lungo termine del bambino.

In conclusione, il caso di Martina sottolinea l’importanza di un’attenta osservazione clinica e di una collaborazione tra professionisti della salute mentale, educatori e famiglie.

Solo attraverso un tale approccio olistico e all’uso di adeguate tecniche EMDR possiamo sperare di fornire il migliore supporto possibile ai bambini che vivono con la complessità di sintomi sovrapposti tra trauma e ADHD.

L’obiettivo non è solo di alleviare i sintomi, ma anche di potenziare la resilienza, migliorare la qualità della vita e promuovere un futuro più luminoso e stabile per questi giovani individui.

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Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione: la Depressione Dissociativa

Depressione Dissociativa e Dissociazione: i Disturbi Dissociativi nella Depressione

Nel vasto panorama dei disturbi psicologici e della salute mentale in generale, la depressione è spesso considerata una delle sfide più comuni, ma ciò che molti non sanno è che può assumere molte forme, alcune più elusive e complesse di altre. Una di queste forme è la depressione dissociativa, un fenomeno dove la depressione e la dissociazione si intrecciano in un complicato balletto mentale, lasciando chi ne soffre in uno stato di confusione e smarrimento.

Come è accaduto per la schizofrenia, i precedenti sottotipi di disturbo depressivo, come i tipi endogeno, reattivo, nevrotico, ritardato, agitato e ansioso, hanno perso popolarità nel corso degli anni. La depressione maggiore, che rappresenta il quadro completo del disturbo depressivo, e il disturbo distimico, come tipo più lieve e piuttosto cronico di quest’ultimo, sono stati introdotti per sostituire i precedenti. Tuttavia, nonostante il concetto piuttosto vago di disturbo distimico, non tutte le depressioni “maggiori” sono uguali. Infatti, la depressione può essere il percorso finale comune di diversi disturbi psichiatrici. Questo articolo si occupa di un potenziale sottotipo di disturbo depressivo che è stato teorizzato dall’autore Vedat Sar.

Questo nuovo concetto introdotto da Sar, la depressione dissociativa, si differenzia dalla depressione primaria per sintomatologia, decorso e risposta al trattamento. Essendo legata alla traumatizzazione nell’infanzia, la depressione dissociativa tende a essere cronica ed è solitamente classificata come resistente al trattamento a causa della sua risposta limitata agli interventi biologici.

La psicoterapia incentrata sul trauma e mirata alla psicopatologia dissociativa porta a risultati positivi. Tuttavia, questi pazienti sono solitamente sottotrattati in termini di psicoterapia efficace e diventano destinatari di prescrizioni di antidepressivi a lungo termine. L’introduzione del concetto di depressione dissociativa viene proposta per facilitare l’identificazione di questo ampio gruppo di pazienti che soffrono della loro condizione “senza nome” dal punto di vista della psichiatria ufficiale.

La dissociazione può anche essere intesa come un meccanismo di difesa del nostro cervello contro il trauma o lo stress e può manifestarsi in vari modi: distacco dalla realtà, sensazione di estraneità da sé stessi o dall’ambiente circostante, e persino la perdita di memoria. Quando si combina con i sintomi depressivi, come la tristezza pervasiva, la mancanza di interesse o piacere nelle attività quotidiane, e la fatica cronica, il quadro clinico diventa più complesso e sfuggente.

Questo articolo si propone quindi di esplorare in profondità la natura della depressione dissociativa, analizzando come i sintomi dissociativi si intrecciano con quelli della depressione, come influenzano la vita quotidiana di chi ne soffre, e quali sono le opzioni terapeutiche disponibili.

Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione
Dissociazione e Disturbi Dissociativi nella Depressione

Contenuti

Tipi di Dissociazione

Esistono diversi tipi di dissociazione che possono essere distinti sulla base della loro funzione adattiva e del livello di compromissione che determinano:

  • Processi dissociativi non patologici: sono parte del normale funzionamento mentale quotidiano, come quando una persona è assorta nei propri pensieri o compie azioni in modo automatico. Queste forme di dissociazione consentono di alternare stati mentali diversi in modo funzionale.
  • Disturbo dissociativo dell’identità: si caratterizza per la presenza di due o più identità o stati della personalità distinti all’interno della persona. C’è una discontinuità nel senso di sé e nel comportamento, con incapacità di ricordare informazioni personali importanti.
  • Fenomeni di distacco: includono esperienze di depersonalizzazione, in cui la persona si sente distaccata dal proprio corpo e dai propri processi mentali, e di derealizzazione, in cui l’ambiente esterno appare strano e irreale. Vi è una sensazione di estraneità da sé e dal mondo.
  • Fenomeni di compartimentazione: comprendono amnesia dissociativa, in cui vi sono vuoti di memoria per eventi stressanti, interruzioni del controllo motorio e alterazioni della percezione corporea come nel disturbo di conversione. Parti di esperienze personali appaiono separate e non integrate.

La dissociazione, se persiste in modo cronico, può diventare fonte di disagio e interferire con il normale funzionamento della persona. La valutazione del tipo e del livello di dissociazione risulta quindi cruciale ai fini diagnostici e terapeutici.

Funzioni della Dissociazione

La dissociazione svolge una importante funzione difensiva e adattiva in risposta ad eventi traumatici o a emozioni intollerabili. In situazioni di grave minaccia, il distacco dissociativo protegge la persona dagli aspetti emotivamente sconvolgenti dell’esperienza, consentendo di mantenere un comportamento adattivo e funzionale.

La dissociazione permette così di preservare un senso di continuità e integrità del Sé a fronte di circostanze altrimenti travolgenti.Tuttavia, se la dissociazione persiste a lungo termine anche quando il pericolo è cessato, può diventare disadattiva e fonte di disagio psicopatologico. I ricordi traumatici non adeguatamente elaborati possono riemergere sotto forma di flashback e sintomi intrusivi, mentre il distacco emotivo cronico compromette la capacità di provare emozioni positive e di entrare in relazione con gli altri.

Numerosi studi confermano che la dissociazione è frequentemente correlata a esperienze traumatiche, soprattutto quando queste si sono verificate durante l’infanzia ad opera di figure di accudimento. Bambini esposti a gravi forme di maltrattamento sviluppano strategie dissociative per far fronte a emozioni intollerabili generate da abusi ripetuti.

Tuttavia il legame non è sempre diretto o lineare. Possono intervenire fattori di resilienza individuale, di supporto ambientale e trattamenti efficaci.

In sintesi, la comprensione delle funzioni adattive della dissociazione e della sua correlazione con eventi avversi risulta centrale sia per spiegare molte psicopatologie, sia per impostare interventi clinici mirati a rielaborare adeguatamente i vissuti traumatici alla base dei sintomi dissociativi.

Manifestazioni Cliniche della Dissociazione

I manuali diagnostici DSM-5 e ICD-11 descrivono diversi disturbi caratterizzati da sintomi dissociativi quali amnesia, depersonalizzazione, derealizzazione, identità frammentata.

Nel DSM-5 i disturbi dissociativi sono solo 3 e includono: disturbo dissociativo dell’identità, amnesia dissociativa, disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.

L’ICD-11 categorizza i disturbi dissociativi in: Disturbo neurologico dissociativo, Amnesia dissociativa, Disturbo da trance, Disturbo da trance da possesso, Disturbo dissociativo dell’identità, Disturbo dissociativo parziale dell’identità, Disturbo da depersonalizzazione-derealizzazione, Altri disturbi dissociativi specificati.

Distacco: depersonalizzazione, derealizzazione, intorpidimento emotivo

I fenomeni di distacco comprendono vissuti di depersonalizzazione, in cui la persona ha la sensazione di essere distaccata dal proprio corpo e dai propri processi mentali, e derealizzazione, in cui l’ambiente esterno appare strano, distante, irreale. Vi è inoltre una riduzione del coinvolgimento emotivo, con sensazione di intorpidimento affettivo. Questi sintomi riflettono una dissociazione della coscienza di sé e della realtà circostante.

Compartimentazione: amnesia, interruzioni del controllo, conversione

I fenomeni di compartimentazione includono amnesia dissociativa, con incapacità di ricordare eventi stressanti, interruzioni del controllo motorio e sensoriale come nei disturbi di conversione, e compartimentazione di parti di sé o dell’esperienza. Si ha una mancata integrazione di processi mentali e funzioni fisiche che normalmente sono sotto controllo cosciente.

Dissociazione psicoforme e somatoforme

Il modello di dissociazione strutturale postula una connessione tra sintomi fisici medicalmente inspiegabili, trauma e dissociazione. Si è soliti ricorrere ad una distinzione tra sintomi fisici e sintomi psichici nella dissociazione, sebbene entrambi i tipi di sintomi riflettano un’eziologia mentale (traumatogena) simile.

  • Dissociazione psicoforme: comprende sintomi come amnesia dissociativa, depersonalizzazione e frammentazione dell’identità. Esempi di dissociazione psicoforme sono l’amnesia per eventi traumatici, gli stati di trance, il disturbo dissociativo dell’identità.
  • Dissociazione somatoforme: comprende sintomi come analgesia, anestesia, dolore e perdita della funzione motorie. Questi sono considerati “ricordi” fisici legati al trauma. Esempi di dissociazione somatoforme sono la perdita sensoriale o motoria, l’anestesia, le crisi non epilettiche.

Correlazioni con diversi tipi di trauma

Studi preliminari suggeriscono una correlazione tra diversi tipi di trauma infantile e dissociazione somatica vs psicologica:

  • Traumi da incuria (trascuratezza) → dissociazione somatica
  • Traumi intrusivi (abusi) → dissociazione psicologica

Sia nella depressione che in altri disturbi possono essere presenti entrambe le forme, anche se prevalenti in quadri differenti.

Il Modello TRASC della Dissociazione

Il modello dei disturbi dissociativi legati al trauma (TRASC) proposto da Frewen e Lanius si focalizza sul ruolo centrale delle alterazioni della coscienza in risposta ad eventi traumatici, sia acuti che cronici.

Secondo questo modello, la dissociazione rappresenta una risposta difensiva messa in atto dall’individuo per far fronte a minacce percepite come ineluttabili e intollerabili. Di fronte a tali minacce, si attivano cambiamenti neurobiologici che portano ad alterazioni in quattro dimensioni chiave della coscienza:

  • Senso del tempo (es. distorsioni temporali, flashback)
  • Pensiero (es. stati di trance, assorbimento)
  • Corpo (es. depersonalizzazione, anestesia)
  • Emozioni (es. intorpidimento affettivo, labilità emotiva)

I diversi disturbi dissociativi e post-traumatici possono essere concettualizzati come pattern specifici di alterazione in una o più di queste dimensioni della coscienza.

Ad esempio, nel PTSD prevalgono tipicamente intrusioni traumatiche e iperattivazione emotiva. Nel disturbo dissociativo dell’identità, sono più marcate la compartimentazione di stati mentali differenti e l’amnesia.

TARSC e Disturbi Comorbili

Il modello TRASC può essere applicato per comprendere le basi comuni di diversi disturbi psicopatologici frequentemente associati a esperienze traumatiche.

Nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD) prevalgono tipicamente alterazioni nella dimensione temporale, con intrusioni traumatiche e rivissuto come se l’evento si stesse ripresentando nel qui e ora. Vi possono essere anche alterazioni nella dimensione emotiva, con iperattivazione emotiva e intensa riattività fisiologica ai trigger.

Nella depressione possono prevalere alterazioni nella dimensione temporale, con una sensazione di “blocco” e fissazione sul passato doloroso, e nella dimensione emotiva, con intorpidimento affettivo, incapacità di provare emozioni positive e sensazione di vuoto interiore.

Nel disturbo borderline di personalità possono essere particolarmente compromesse la dimensione corporea, con comportamenti autolesivi, e la dimensione emotiva, con intensa instabilità affettiva.

Questa concettualizzazione multidimensionale del trauma evidenzia come diverse psicopatologie possano derivare da alterazioni specifiche ma interconnesse delle dimensioni fondamentali dell’esperienza cosciente di Sé. Ciò ha implicazioni per impostare trattamenti integrati che affrontino in modo globale gli effetti traumatici sulla persona.

Trauma e Dissociazione

Il trauma, soprattutto quando sperimentato nelle fasi precoci dello sviluppo, è riconosciuto come un importante fattore di rischio per la depressione.

Numerosi studi hanno dimostrato che le esperienze stressanti infantili aumentano la vulnerabilità a sviluppare episodi depressivi, sia nell’infanzia che nell’età adulta.

In particolare, maltrattamenti, abusi e trascuratezza durante l’infanzia sono associati ad un esordio più precoce della depressione, ad un decorso più grave e cronico, ad una maggiore comorbilità con altri disturbi e ad una minore risposta ai trattamenti. I meccanismi alla base di questa relazione sono complessi e coinvolgono fattori biologici, psicologici e sociali.

Dal punto di vista neurobiologico, il trauma infantile induce alterazioni permanenti nei sistemi di risposta allo stress, in particolare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con conseguente ipersensibilità agli eventi stressanti in età adulta. Anche la neurotrasmissione serotoninergica appare compromessa.

Psicologicamente, il trauma può portare allo sviluppo di schemi disfunzionali negativi su di sé, modelli di attaccamento insicuro e difficoltà nella regolazione emotiva, tutti fattori di rischio per la depressione. Il trauma infantile è associato anche a stili di coping disadattivi come l’evitamento.

Socialmente, le esperienze avverse precoci aumentano la probabilità di ulteriori eventi stressanti nel corso della vita, perpetuando la vulnerabilità individuale.

Valutazione della Dissociazione: Strumenti per la valutazione della dissociazione

Esistono diversi strumenti self-report per valutare la presenza e la gravità dei sintomi dissociativi in popolazioni cliniche e non cliniche.

Tra i più utilizzati vi sono la Dissociative Experiences Scale (DES), la sua versione breve DES-T, la Multiscale Dissociation Inventory (MDI) e l’intervista diagnostica strutturata Dissociative Disorder Interview Schedule (DDIS) per i disturbi dissociativi del DSM-5

La DES è una scala di 28 item che valuta la frequenza di esperienze dissociative nella vita quotidiana. Ha dimostrato buone proprietà psicometriche ed è ampiamente utilizzata nella ricerca sulla dissociazione. La versione breve DES-T con 8 item è utile per uno screening rapido della dissociazione patologica.

La MDI è una scala di 30 item che valuta più specificamente la presenza di sintomi dissociativi clinicamente rilevanti. Ha sei sottoscale: disimpegno, depersonalizzazione/derealizzazione, costrizione emotiva, disturbi della memoria, disturbi dell’identità. Un punteggio ≥20 indica dissociazione patologica.

Screening nei pazienti con depressione

Dati gli elevati tassi di comorbidità tra depressione e dissociazione, è raccomandabile effettuare uno screening di routine con strumenti self-report come DES-T o MDI nei pazienti con disturbi depressivi. Ciò consente di identificare la presenza di sintomatologia dissociativa clinicamente significativa che potrebbe richiedere specifici interventi terapeutici.

Depressione Dissociativa

La depressione dissociativa è stata proposta come un sottotipo depressivo caratterizzato da peculiari caratteristiche di decorso, sintomatologia e scarsa risposta ai trattamenti farmacologici standard.

L’esordio dei sintomi depressivi nella depressione dissociativa è descritto come precoce, talvolta già nella prima infanzia, con un’età di insorgenza inferiore rispetto agli altri pazienti depressi.

Prevalenza della depressione dissociativa

La dissociazione è definita come un’interruzione delle funzioni mentali solitamente integrate che riguardano la memoria, la coscienza, l’identità, le emozioni, la consapevolezza del corpo, la percezione di sé e dell’ambiente e le capacità sensomotorie. I disturbi dissociativi cronici complessi, come il disturbo dissociativo dell’identità (DID), sono sempre più considerati sindromi post-traumatiche strettamente correlate all’abuso e/o all’abbandono infantile.

Quasi tutti i pazienti con disturbi dissociativi gravi e cronici, come il DID e le sue forme sub-soglia, sono cronicamente depressi. Ciò significa che tra i pazienti con depressione cronica è vero anche il contrario.

In particolare, secondo i dati raccolti da un campione rappresentativo di donne della popolazione generale di una città della Turchia centrale (Sivas City), proporzioni considerevoli di donne con una diagnosi di depressione maggiore in vita (39,2%) e di depressione maggiore attuale (41,3%) avevano una storia di disturbo dissociativo DSM-V (American Psychiatric Association, 1994) in vita.

Nello stesso studio, la prevalenza in vita della depressione maggiore era del 31,7% e quella attuale del 10,0%.

Sintomatologia e Decorso clinico

Dal punto di vista sintomatologico, i pazienti con depressione dissociativa riportano più frequentemente difficoltà di concentrazione, pensieri di colpa e inutilità, ideazione suicidaria cronica e tentativi di suicidio multipli. Sono inoltre più frequenti oltre che le citate variazioni rapide e improvvise dell’umore, anche i sintomi di depersonalizzazione e derealizzazione e una varietà di sintomi somatici non spiegati medicamente.

La depressione dissociativa è una condizione di salute mentale complessa caratterizzata da una serie di sintomi che la differenziano dalle forme più tipiche di depressione. Ecco una panoramica della sua sintomatologia:

  • Umore depressivo cronico e irregolare: a differenza della depressione tipica, che può presentare episodi distinti di depressione seguiti da remissione, la depressione dissociativa tende ad avere un decorso più cronico e fluttuante.
  • Insorgenza precoce: Questa condizione spesso inizia presto nella vita, a volte già nell’infanzia, distinguendola da altre forme di depressione che di solito iniziano in fasi successive della vita.
  • Sintomi cognitivi ed emotivi: I soggetti affetti da depressione dissociativa presentano spesso difficoltà di concentrazione, pensieri persistenti di colpa e inutilità e idee suicide. Questi sintomi sono risultati particolarmente prevalenti in uno studio incentrato sulle donne turche affette da depressione dissociativa.
  • Sintomi fisici: Anche le variazioni di peso sono una caratteristica comune, che riflette il profondo impatto di questo disturbo sulla salute fisica e mentale.
  • Esperienze di influenza passiva: I pazienti possono riferire esperienze che assomigliano ai sintomi schneideriani (come la sensazione che i loro pensieri o le loro azioni siano controllati da una forza esterna).
  • Comorbilità con il disturbo borderline di personalità: C’è una maggiore incidenza di criteri di disturbo borderline di personalità nei soggetti con depressione dissociativa.
  • Suicidalità: I pensieri di suicidio sono persistenti e più difficili da articolare in termini di causalità rispetto alla depressione primaria. Nonostante la loro cronicità, i pazienti spesso tengono sotto controllo questi pensieri.
  • Disregolazione degli affetti: La regolazione dell’umore nella depressione dissociativa può imitare la ciclotimia o il disturbo bipolare II. I cambiamenti d’umore possono essere rapidi e di breve durata, spesso senza una chiara causa scatenante, oppure possono essere provocati da segnali esterni. I pazienti descrivono cambiamenti di umore improvvisi e inspiegabili, sentendosi “giù” o “su”.

La comprensione della sintomatologia unica della depressione dissociativa è fondamentale per una diagnosi e un trattamento efficaci. Questa condizione richiede un approccio personalizzato che affronti le sue caratteristiche distintive, in particolare la sua natura cronica e la miscela di sintomi dissociativi e depressivi.

Il decorso è caratterizzato da cronicità e fluttuazioni irregolari dell’umore depressivo, piuttosto che da episodi depressivi maggiori netti alternati a periodi di remissione. Questa forma depressiva mostra spesso resistenza ai trattamenti antidepressivi tradizionali.

In sintesi, la valutazione delle caratteristiche peculiari della depressione dissociativa può contribuire a identificare specifici bisogni clinici in un sottogruppo di pazienti depressivi resistenti ai trattamenti standard.

Studi sulla dissociazione in campioni depressivi

Diversi studi hanno esaminato la presenza di sintomi dissociativi in campioni di pazienti con disturbi depressivi, riscontrando tassi significativi di dissociazione patologica. Ad esempio, in uno studio nei pazienti con disturbo depressivo maggiore, il punteggio medio alla Dissociative Experiences Scale è risultato più elevato rispetto ai controlli sani. In particolare, il 7% dei pazienti depressi ha ricevuto anche una diagnosi di disturbo dissociativo.

In un altro studio il 35% dei depressi ha ottenuto punteggi patologici alla DES, indicativi di dissociazione clinica. Questo sottogruppo presentava anche una maggiore frequenza di sintomi legati a trauma e dissociazione. I risultati confermano che la valutazione della dissociazione nei quadri depressivi può contribuire a identificare specifiche caratteristiche cliniche e bisogni terapeutici.

Confronto tra sottogruppi

Alcuni studi hanno confrontato le caratteristiche di sottogruppi di pazienti depressivi con e senza dissociazione clinica: hanno riscontrato che i pazienti con depressione e dissociazione riportavano più frequentemente abusi fisici infantili, mancanza di supporto familiare, sintomi borderline e somatizzazione. Questi risultati confermano differenze tra questi sottogruppi, indicando una maggiore compromissione psicopatologica e bisogni clinici specifici nei pazienti con depressione dissociativa.

Valutazione e diagnosi differenziale

Data l’elevata comorbidità tra depressione e dissociazione, è importante che i clinici effettuino una valutazione approfondita per determinare se la dissociazione sia una condizione comorbide alla depressione o rappresenti il problema primario. In quest’ultimo caso, la depressione può essere una delle modalità con cui il disturbo dissociativo si manifesta.

È fondamentale una diagnosi differenziale accurata tra depressione dissociativa e altri disturbi come disturbo bipolare o borderline di personalità.

Trattamento: implicazioni teoriche e cliniche

La dissociazione può essere concettualizzata come un fattore trasversale che influenza molte psicopatologie, piuttosto che come un disturbo specifico. I sintomi dissociativi sono presenti in una varietà di disturbi mentali oltre ai disturbi dissociativi veri e propri.

Ad esempio, livelli clinicamente significativi di dissociazione sono stati riscontrati in disturbi d’ansia, disturbi depressivi, disturbo da stress, disturbo borderline di personalità, disturbi da uso di sostanze e disturbi del comportamento alimentare. In tutti questi disturbi, la presenza di dissociazione è associata ad una maggiore gravità psicopatologica, peggiore funzionamento e outcome sfavorevoli.

I sintomi dissociativi possono interferire con il normale decorso terapeutico ostacolando l’elaborazione emotiva e l’integrazione di nuove informazioni e competenze. Ad esempio, nei disturbi d’ansia la presenza di depersonalizzazione/derealizzazione può mantenere elevati i livelli di paura percepita. Nei disturbi depressivi, l’intorpidimento emotivo può limitare la capacità di provare emozioni positive.

Comorbilità o problema primario

Data l’elevata comorbidità, è importante determinare se la dissociazione sia una condizione comorbida alla depressione o rappresenti il problema primario. In quest’ultimo caso, la depressione può essere una delle modalità con cui il disturbo dissociativo si manifesta. È fondamentale una diagnosi differenziale accurata tra depressione dissociativa e altri disturbi come disturbo bipolare o borderline.

Pertanto, la valutazione della dissociazione e di eventuali bisogni terapeutici specifici ad essa correlati dovrebbe essere parte integrante del processo diagnostico e terapeutico nella maggior parte dei disturbi mentali. Ciò può contribuire a migliorare l’efficacia degli interventi psicoterapeutici.

Approccio Terapeutico Integrato

Il trattamento della depressione dissociativa richiede un approccio terapeutico integrato che affronti non solo i sintomi depressivi ma anche quelli dissociativi e post-traumatici alla base.

Le terapie evidence-based per il disturbo post-traumatico da stress, come la psicoterapia EMDR e le terapie cognitivo comportamentali focalizzate sul trauma, possono aiutare ad elaborare gli aspetti traumatici sottostanti la sintomatologia dissociativa e depressiva. L’esposizione graduale agli elementi traumatici, integrata con tecniche di gestione dell’ansia e del distacco dissociativo, può facilitare l’integrazione delle memorie traumatiche.

Altri interventi utili sono il dialogo tra le parti dissociate della personalità, l’immaginazione guidata e le tecniche di grounding, per migliorare la comunicazione e la cooperazione interna e ridurre i sintomi di depersonalizzazione/derealizzazione.

È fondamentale costruire una relazione terapeutica di supporto e validazione, per contrastare gli schemi disfunzionali di sfiducia e i vissuti di abbandono. Il clinico deve modulare con attenzione il lavoro sul trauma per non sovraccaricare le capacità di elaborazione del paziente.

Sono necessari ulteriori studi sull’efficacia di approcci integrati per la depressione dissociativa, date le sue peculiari caratteristiche. Tuttavia un modello che affronti in modo globale sia i sintomi depressivi che quelli post-traumatici e dissociativi sembra promettente per migliorare gli esiti a lungo termine.

FAQ

Q: Quali sono le cause del disturbo dissociativo?

A: Le cause dei disturbi dissociativi sono spesso legate a eventi traumatici o stressanti, soprattutto durante l’infanzia, che possono portare a una disconnessione dalle emozioni e dai ricordi.

Q: Quali sono i sintomi del disturbo dissociativo?

A: I sintomi includono episodi di depersonalizzazione, derealizzazione, perdita di memoria, e la sensazione di osservare se stessi da un punto di vista esterno.

Q: Come avviene la diagnosi del disturbo dissociativo?

A: La diagnosi del disturbo dissociativo avviene attraverso una valutazione clinica approfondita che tiene conto dei sintomi e della storia personale del paziente.

Q: Qual è il trattamento raccomandato per i disturbi dissociativi?

A: Il trattamento può includere psicoterapia, stabilizzazione e gestione dello stress post-traumatico, con l’obiettivo di riunire i diversi aspetti della personalità.

Q: Qual è la relazione tra disturbo dissociativo e depressione?

A: Il disturbo dissociativo può essere associato alla depressione, poiché entrambi possono derivare da traumi psicologici e possono manifestarsi in sintomi simili.

Q: Cosa si intende con il termine “disturbo da stress post-traumatico” in relazione alla dissociazione?

A: Il disturbo da stress post-traumatico è un disturbo mentale che può causare sintomi dissociativi in seguito a un evento traumatico, come un abuso o un incidente grave.

Q: Come può essere trattato il trauma infantile e le conseguenti manifestazioni dissociative?

A: Il trauma infantile e le sue conseguenze possono essere trattati attraverso interventi terapeutici mirati che puntano a ristabilire la connessione tra mente, corpo e emozioni.

Q: Qual è il ruolo della psicoterapia nel trattamento dei disturbi dissociativi?

A: La psicoterapia svolge un ruolo fondamentale nel trattamento dei disturbi dissociativi, poiché mira a identificare, comprendere e integrare le parti dissociate della personalità.

Q: Cosa significa depersonalizzazione e derealizzazione nel contesto dei disturbi dissociativi?

A: La depersonalizzazione è la sensazione di distacco dalla propria personalità o corpo, mentre la derealizzazione è la percezione distorta della realtà circostante, entrambe tipiche dei disturbi dissociativi.

Q: Qual è l’incidenza dei disturbi dissociativi nella popolazione generale?

A: I disturbi dissociativi sono considerati rari nella popolazione generale, ma possono manifestarsi in persone che hanno vissuto traumi significativi o hanno disturbi di salute mentale preesistenti.

Bibliografia

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Terapia EMDR Cosa è e Come Può Aiutarti

Cos’è la terapia EMDR? La terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio terapeutico psicoterapico usato per curare eventi traumatici e stressanti. È basata sul modello AIP (Adaptive Information Processing) che sostiene che l’elaborazione dei ricordi può essere interrotta in caso di eventi traumatici. 

Terapia EMDR cosa è e come funziona

L’EMDR si concentra sulla rievocazione dell’evento traumatico e si propone di far rielaborare il ricordo in modo adeguato, riducendo così la sintomatologia. La stimolazione bilaterale del cervello permette di desensibilizzare il ricordo e di modificare le convinzioni negative ad esso associate.

Questa terapia è efficace nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), del disturbo da stress acuto, del disturbo post-traumatico complesso e di altri disturbi legati al trauma.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’EMDR come un approccio terapeutico valido per il trattamento dei traumi e dei disturbi ad essi correlati. L’Associazione EMDR Italia offre corsi di formazione per i professionisti interessati a praticare questa terapia.

terapia emdr cosa è
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Principali concetti chiave:

  • La terapia EMDR è un approccio terapeutico psicoterapico utilizzato per curare eventi traumatici e stressanti.
  • L’EMDR si basa sul modello AIP e si concentra sull’elaborazione dei ricordi traumatici interrotti.
  • La stimolazione bilaterale del cervello viene utilizzata per desensibilizzare i ricordi e modificare le convinzioni negative ad essi associate.
  • L’EMDR è efficace nel trattamento di disturbi come il PTSD, il disturbo da stress acuto e il disturbo post-traumatico complesso.
  • La durata del trattamento può variare in base alla risposta del paziente e al tipo di trauma affrontato.

Il modello AIP e l’elaborazione dei ricordi traumatici

Il modello AIP (Adaptive Information Processing) sostiene che l’elaborazione dei ricordi può essere interrotta in caso di eventi traumatici. Questo modello forma la base su cui si basa la terapia EMDR, un approccio terapeutico psicoterapico ampiamente utilizzato per curare eventi traumatici e stressanti.

L’AIP suggerisce che i ricordi traumatici possono essere bloccati nella loro elaborazione da eventi traumatici. Questo modello sostiene che l’elaborazione dei ricordi può essere disturbata da pensieri negativi, emozioni intense e sensazioni fisiche associate all’evento traumatico. L’obiettivo dell’EMDR è di consentire al paziente di fare i conti con l’evento traumatico in modo sicuro e controllato, rielaborando il ricordo in modo da ridurre i sintomi e favorire il benessere emotivo.

L’EMDR si concentra sulla rievocazione dell’evento traumatico e si propone di far rielaborare il ricordo in modo adeguato, riducendo così la sintomatologia associata al trauma. Durante una seduta di EMDR, il terapeuta incoraggia il paziente a rivivere l’evento traumatico mentre si focalizza su un movimento o una stimolazione bilaterale, come il movimento degli occhi o dei suoni alternati ad entrambe le orecchie.

La stimolazione bilaterale del cervello permette di desensibilizzare il ricordo traumatico, rendendolo meno intensamente emotivo e facilitando la sua rielaborazione. Attraverso questo processo, l’EMDR mira a modificare le convinzioni negative associate al trauma, favorendo una visione più adattiva e positiva di sé stessi e degli eventi vissuti.

Il modello AIP sostiene che l’elaborazione dei ricordi può subire delle interruzioni in caso di eventi traumatici.

La terapia EMDR si è dimostrata particolarmente efficace nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), del disturbo da stress acuto e del disturbo post-traumatico complesso. Numerosi studi scientifici hanno confermato l’efficacia di questa terapia nel ridurre i sintomi post-traumatici e migliorare il benessere generale dei pazienti.

Disturbi trattati con l’EMDR:
Disturbo da stress post-traumatico (PTSD)
Disturbo da stress acuto
Disturbo post-traumatico complesso
Altri disturbi legati al trauma

Le sedute di EMDR possono essere emotivamente intense, ma il processo terapeutico guidato permette di affrontare il trauma in modo sicuro e progressivo. Il risultato finale è una riduzione significativa dei sintomi e un miglioramento generale del benessere mentale ed emotivo.

Come funziona la terapia EMDR nel trattamento dei traumi

La terapia EMDR si concentra sulla rievocazione dell’evento traumatico e si propone di far rielaborare il ricordo in modo adeguato, riducendo così la sintomatologia. Questo approccio terapeutico psicoterapico utilizza la stimolazione bilaterale del cervello per desensibilizzare il ricordo traumatico e modificare le convinzioni negative ad esso associate. Durante le sedute, il terapeuta può utilizzare il movimento degli occhi, i suoni o il tatto per stimolare entrambi i lati del cervello, favorendo l’elaborazione e l’integrazione di nuove informazioni.

Stimolazione bilaterale del cervello

La stimolazione bilaterale del cervello è un componente chiave della terapia EMDR. Durante le sedute, il terapeuta può utilizzare diverse tecniche per stimolare entrambi i lati del cervello, come il movimento degli occhi, i suoni o il tatto. Questa stimolazione bilaterale favorisce la connessione tra i due emisferi cerebrali, consentendo al paziente di accedere a ricordi traumatici e di rielaborarli in modo più adeguato.

La stimolazione bilaterale del cervello sembra influenzare l’attività cerebrale correlata all’elaborazione dell’evento traumatico, riducendo l’intensità emotiva associata al ricordo e favorendo l’integrazione di nuove informazioni.

In questo articolo ho parlato proprio delle prove neuroscientifiche che sottendono e cercano di spiegare perchè e come l’EMDR funzioni.

Questo processo può portare a una diminuzione dei sintomi post-traumatici e a una migliore gestione del trauma vissuto.

Benefici della terapia EMDR nel trattamento dei traumi
Desensibilizzazione del ricordo traumatico
Rielaborazione del ricordo in modo adeguato
Riduzione dei sintomi post-traumatici
Miglioramento del benessere emotivo

Efficacia della terapia EMDR e suoi utilizzi

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR nel ridurre i sintomi post-traumatici. Questa terapia è particolarmente efficace nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), del disturbo da stress acuto e del disturbo post-traumatico complesso, così come in altri disturbi legati al trauma.

Un aspetto chiave dell’EMDR è come detto la stimolazione bilaterale del cervello. Durante le sedute, la stimolazione viene attivata attraverso movimenti oculari, tocchi alternati o suoni, consentendo di desensibilizzare il ricordo traumatico e di modificare le convinzioni negative ad esso associate.

Benefici dell’EMDR nel trattamento dei traumi

  • Riduzione dei sintomi post-traumatici come flashbacks, incubi e iperalertezza.
  • Miglioramento della capacità di gestire lo stress e l’ansia.
  • Riduzione delle reazioni di panico e degli attacchi di ansia.
  • Aumento della resilienza e del senso di sicurezza.
  • Miglioramento delle relazioni interpersonali e dell’autostima.

La durata del trattamento varia in base alla risposta del paziente e al tipo di trauma affrontato. Le sedute possono essere emotivamente intense, ma numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR nel ridurre i sintomi post-traumatici e nel favorire un miglioramento generale del benessere mentale ed emotivo.

Disturbi trattati con EMDREfficacia
Disturbo da stress post-traumatico (PTSD)Dimostrata efficacia
Disturbo da stress acutoDimostrata efficacia
Disturbo post-traumatico complessoDimostrata efficacia
Altri disturbi legati al traumaDimostrata efficacia

Riconoscimento ufficiale e opportunità di formazione

LOrganizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’EMDR come un approccio terapeutico valido per il trattamento dei traumi e dei disturbi ad essi correlati. Questo riconoscimento ha contribuito a aumentare l’attenzione e l’interesse intorno a questa forma di terapia, offrendo maggiori opportunità di formazione e sviluppo professionale per coloro che desiderano praticarla.

L’Associazione EMDR Italia è un’organizzazione dedicata alla promozione e alla diffusione della terapia EMDR in Italia. Essa offre corsi di formazione e supervisione per i professionisti interessati a specializzarsi in questa terapia. Attraverso questi corsi, i partecipanti possono acquisire le competenze necessarie per utilizzare efficacemente l’EMDR nella loro pratica clinica.

La formazione professionale in EMDR comprende sia la teoria che la pratica della terapia. Durante i corsi, i partecipanti imparano i fondamenti teorici dell’EMDR, compreso il modello AIP su cui si basa questa terapia. Vengono inoltre fornite linee guida dettagliate per l’applicazione pratica dell’EMDR, compresi i protocolli specifici per il trattamento di diversi disturbi legati al trauma.

Per questo motivo è importante sapere di potersi affidare ad un professionista psicoterapeuta EMDR formato e in grado di gestire ogni condizione oltre che di guidare in sicurezza il proprio paziente.

Un’opportunità di crescita professionale

La formazione professionale in EMDR offre un’opportunità di crescita e sviluppo professionale per i terapeuti che desiderano ampliare le loro competenze nell’ambito del trattamento dei traumi e dei disturbi ad essi correlati. Questa formazione è aperta a psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, counselor e altri professionisti della salute mentale che desiderano integrare l’EMDR nella loro pratica clinica.

Benefici della formazione in EMDR:
Aumenta le competenze terapeutiche nel trattamento dei traumi e dei disturbi ad essi correlati.
Offre linee guida chiare per l’applicazione pratica dell’EMDR.
Consente di acquisire familiarità con i protocolli specifici dell’EMDR.
Contribuisce alla crescita e allo sviluppo professionale.

Sebbene la terapia EMDR possa essere emotivamente intensa, i risultati positivi riportati da pazienti e professionisti dimostrano il valore di questa forma di trattamento. Con un’adeguata formazione e supervisione, i terapeuti possono offrire un sostegno prezioso a coloro che cercano di superare eventi traumatici e stressanti, fornendo loro gli strumenti per rielaborare i ricordi negativi e ripristinare il benessere mentale ed emotivo.

Conclusioni sulla terapia EMDR

In questa sezione conclusiva, abbiamo fatto un riassunto su cos’è la terapia EMDR e dei suoi benefici nel trattamento dei traumi e degli eventi stressanti. La terapia EMDR, basata sul modello AIP (Adaptive Information Processing), offre un approccio terapeutico psicoterapico efficace per curare eventi traumatici e ridurre la sintomatologia associata.

Attraverso la rievocazione dell’evento traumatico e la stimolazione bilaterale del cervello, l’EMDR permette di desensibilizzare i ricordi traumatici e di modificare le convinzioni negative ad essi associate. È risultata particolarmente efficace nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), del disturbo da stress acuto e del disturbo post-traumatico complesso, oltre ad altri disturbi legati al trauma.

Le sedute possono essere emotivamente intense, ma numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR nel ridurre i sintomi post-traumatici.

Pertanto, se stai cercando un approccio terapeutico valido per curare i traumi e migliorare il tuo benessere mentale e emotivo, potresti considerare la terapia EMDR.

FAQ

Q: Cos’è la terapia EMDR?

A: La terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio terapeutico psicoterapico usato per curare eventi traumatici e stressanti. Si basa sul modello AIP (Adaptive Information Processing) che sostiene che l’elaborazione dei ricordi può essere interrotta in caso di eventi traumatici. L’EMDR si concentra sulla rievocazione dell’evento traumatico e si propone di far rielaborare il ricordo in modo adeguato, riducendo così la sintomatologia.

Q: Come funziona la terapia EMDR?

A: La terapia EMDR utilizza la stimolazione bilaterale del cervello per desensibilizzare il ricordo traumatico e modificare le convinzioni negative ad esso associate. Attraverso l’utilizzo di occhi che seguono determinati movimenti o altre forme di stimolazione bilaterale, si facilita l’elaborazione dei ricordi traumatici, permettendo al paziente di ridurre i sintomi post-traumatici e migliorare il proprio benessere emotivo.

Q: Quali sono i disturbi che la terapia EMDR può trattare?

A: La terapia EMDR è efficace nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), del disturbo da stress acuto, del disturbo post-traumatico complesso e di altri disturbi legati al trauma. Oltre a ciò, può essere utilizzata per affrontare e rielaborare eventi stressanti che causano sintomi persistenti.

Q: Quanto dura il trattamento con la terapia EMDR?

A: La durata del trattamento varia in base alla risposta del paziente e al tipo di trauma affrontato. In generale, la terapia EMDR è considerata una terapia breve, ma la durata esatta può dipendere da molteplici fattori. Il terapeuta valuterà il caso specifico e stabilirà un piano di trattamento personalizzato.

Q: È normale che le sedute di terapia EMDR siano emotivamente intense?

A: Sì, è normale che durante le sedute di terapia EMDR si verifichino emozioni intense. La terapia si concentra sulla rievocazione del trauma e sulla rielaborazione dei ricordi traumatici, il che può portare a un coinvolgimento emotivo significativo. Il terapeuta sarà presente per guidare e supportare il paziente durante il processo terapeutico.

Q: Ci sono studi scientifici che dimostrano l’efficacia della terapia EMDR?

A: Sì, numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia della terapia EMDR nel ridurre i sintomi post-traumatici e migliorare il benessere emotivo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’EMDR come un approccio terapeutico valido per il trattamento dei traumi e dei disturbi ad essi correlati.

Q: Come posso formarmi per diventare un terapeuta EMDR?

A: Se sei interessato a praticare la terapia EMDR, puoi considerare i corsi di formazione offerti dall’Associazione EMDR Italia. Questi corsi sono progettati per fornire le competenze e le conoscenze necessarie per applicare correttamente la terapia EMDR nel trattamento dei traumi e degli eventi stressanti.

Associazione EMDR Italia: Terapia efficace per il trauma

EMDR.it l’Associazione EMDR a Milano

L’associazione EMDR Italia è un’organizzazione che si impegna a promuovere l’utilizzo dell’EMDR come terapia per i traumi. Fondata da professionisti esperti nel campo della salute mentale, l’associazione offre supporto e formazione agli operatori sanitari interessati ad utilizzare l’EMDR nella loro pratica clinica.

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio terapeutico ormai diffuso nel mondo che si basa sull’integrazione di tecniche cognitive, comportamentali ed emozionali per affrontare i disturbi legati ai traumi.

L’obiettivo principale dell’associazione EMDR Italia è diffondere la consapevolezza sull’efficacia dell’EMDR come approccio terapeutico. Attraverso conferenze, workshop e pubblicazioni scientifiche, l’associazione mira a informare il pubblico e gli operatori sanitari sulle potenzialità di questa metodologia nel trattamento dei traumi. Inoltre, fornisce risorse e supporto continuo ai professionisti che desiderano implementare l’EMDR nella loro pratica clinica.

Se sei interessato all’utilizzo dell’EMDR o semplicemente desideri saperne di più su questa forma di terapia, continua a questa breve guida.

Associazione EMDR Italia Milano
Associazione EMDR Italia Milano

Cos’è l’EMDR e i suoi benefici nella terapia dei traumi

L’EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, è una forma di terapia che aiuta le persone a elaborare i traumi attraverso movimenti oculari o altri stimoli bilaterali. Questa tecnica è stata sviluppata negli anni ’80 dalla psicologa americana Francine Shapiro.

I benefici dell’EMDR sono molteplici e includono:

  • Riduzione dei sintomi post-traumatici: grazie alla stimolazione bilaterale degli emisferi cerebrali durante la terapia, l’EMDR favorisce il processamento degli eventi traumatici, riducendo così i sintomi associati come flashback, ansia e ipervigilanza.
  • Miglioramento del benessere emotivo: l’EMDR permette alle persone di affrontare in modo più efficace le emozioni negative legate al trauma, favorendo un miglioramento generale del benessere emotivo.
  • Promozione della resilienza: attraverso la rielaborazione dei traumi, l’EMDR aiuta le persone a sviluppare una maggiore resilienza psicologica (capacità di riprendersi da esperienze difficili), consentendo loro di affrontare meglio gli eventi stressanti futuri.

È importante sottolineare che l’efficacia dell’EMDR nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è stata ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale. Numerosi studi hanno dimostrato che questa forma di terapia può portare a risultati positivi significativi per coloro che soffrono di PTSD.

Come funziona l’EMDR e il suo ruolo nell’affrontare lo stress e l’ansia

Durante una sessione di EMDR, il terapeuta guida il paziente attraverso movimenti oculari o stimoli bilaterali per facilitare l’integrazione delle esperienze traumatiche nel sistema nervoso.

L’EMDR può aiutare ad affrontare lo stress e l’ansia riducendo la reattività emotiva alle situazioni scatenanti.

Il processo di lavorazione dell’EMDR favorisce la rielaborazione delle memorie traumatiche, consentendo al paziente di sviluppare una prospettiva più equilibrata e meno disturbante.

L’associazione EMDR Italia: formazione, certificazione e obiettivi

Lassociazione EMDR Italia offre programmi di formazione per gli operatori sanitari interessati ad acquisire competenze nell’utilizzo dell’EMDR. Questi programmi sono progettati per fornire una solida base teorica e pratica sull’EMDR, consentendo agli operatori sanitari di utilizzare questa terapia in modo sicuro ed efficace.

Certificazione

Inoltre, l’associazione EMDR Italia promuove l’importanza della certificazione per garantire standard elevati nella pratica dell’EMDR. La certificazione attesta che un terapeuta ha completato con successo una formazione specifica sull’EMDR e ha dimostrato competenza nel suo utilizzo. Ciò garantisce ai pazienti che ricevono trattamenti EMDR di essere assistiti da professionisti qualificati.

Obiettivi

Gli obiettivi principali dell’associazione EMDR Italia includono la diffusione dell’EMDR in Italia, la promozione della ricerca scientifica e il sostegno agli operatori sanitari che utilizzano questa terapia. L’associazione si impegna a far conoscere l’efficacia dell’EMDR come approccio terapeutico valido per il trattamento di vari disturbi psicologici. Inoltre, promuove la ricerca scientifica sull’efficacia dell’EMDR e collabora con istituti accademici e organizzazioni internazionali per favorire lo sviluppo continuo di questa terapia.

Attraverso la sua rete di professionisti certificati, l’associazione EMDR Italia offre supporto e risorse agli operatori sanitari che utilizzano l’EMDR. Questo sostegno può includere supervisione clinica, gruppi di studio e scambio di esperienze tra professionisti.

La ricerca scientifica sull’efficacia dell’EMDR e le testimonianze dei pazienti

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR nel trattamento del PTSD e di altri disturbi legati ai traumi. Questa tecnica è stata sviluppata negli anni ’80 dalla psicologa americana Francine Shapiro ed è diventata sempre più popolare nel campo della psicoterapia.

Traumi

Le testimonianze dei pazienti che hanno sperimentato l’EMDR evidenziano i benefici della terapia nel ridurre i sintomi post-traumatici e migliorare la qualità della vita. Molte persone che hanno sofferto di traumi emotivi, come ad esempio incidenti automobilistici, abusi sessuali o violenze fisiche, riportano un notevole sollievo dopo aver seguito un percorso di EMDR. I pazienti affermano di aver ridotto l’intensità delle emozioni negative associate al trauma e di essere in grado di affrontare meglio gli eventi passati.

Altri disturbi

La comunità scientifica internazionale considera l’EMDR come uno degli approcci terapeutici più efficaci per il trattamento dei traumi. Sono stati condotti numerosi studi clinici che dimostrano l’efficacia dell’EMDR nel ridurre i sintomi del PTSD, come flashback intrusivi, iperarousal e evitamento di situazioni legate al trauma. Inoltre, l’EMDR è stato utilizzato con successo anche nel trattamento di altri disturbi come l’ansia, la depressione e i disturbi dissociativi.

Trovare un terapeuta EMDR qualificato in Italia

È possibile trovare un terapeuta EMDR qualificato in Italia consultando il sito web ufficiale dell’associazione EMDR Italia. Gli operatori sanitari che utilizzano l’EMDR devono essere adeguatamente formati e certificati dall’associazione EMDR Italia per garantire standard professionali elevati.

La ricerca di un terapeuta EMDR qualificato può essere facilitata attraverso il contatto diretto con l’associazione EMDR Italia.

Centro EMDR qualificato a Milano

Il centro EMDR qualificato di Milano, guidato dalla Drssa Beatrice Dugandzija, offre servizi di terapia e formazione nell’utilizzo dell’EMDR.

Il centro è composto da terapeuti altamente qualificati e certificati dall’associazione EMDR Italia. Questi professionisti sono esperti nel fornire supporto ai pazienti che desiderano sperimentare l’EMDR come approccio terapeutico per i traumi.

La Drssa Beatrice Dugandzija è una figura nota nel campo dell’EMDR a Milano, con anni di esperienza nella pratica clinica e nella formazione dei professionisti. Grazie alla sua competenza e passione per questa metodologia, il centro offre un ambiente sicuro e accogliente per coloro che cercano aiuto attraverso l’EMDR.

I servizi offerti dal centro includono:

  • PsicoTerapia individuale: la Drssa Beatrice Dugandzija lavora personalmente con i pazienti per affrontare i traumi e le difficoltà emotive utilizzando l’EMDR come strumento terapeutico efficace.
  • Percorsi di avvicinamento all’EMDR: il centro fornisce percorsi per possibili pazienti interessati ad approfondire le proprie conoscenze sull’EMDR o ad avviare un percorso EMDR.
  • Supporto continuativo: il team del centro si impegna a fornire un sostegno costante ai propri pazienti durante tutto il processo terapeutico, garantendo una cura completa ed efficace.

Se sei alla ricerca di un centro EMDR qualificato a Milano, il centro guidato dalla Drssa Beatrice Dugandzija è la scelta ideale. Sia che tu stia cercando una terapia individuale o una guida professionale, potrai contare su un team di esperti pronti ad aiutarti nel tuo percorso di guarigione e crescita personale.

Conclusioni sull’importanza dell’associazione EMDR Italia

In conclusione, l’associazione EMDR Italia riveste un ruolo fondamentale nell’ambito della terapia dei traumi e nel supporto agli individui che desiderano affrontare lo stress e l’ansia. Grazie alla formazione, certificazione e obiettivi stabiliti dall’associazione, i terapeuti EMDR qualificati in Italia sono in grado di offrire un trattamento efficace basato su una metodologia scientificamente validata.

L’EMDR ha dimostrato di essere una terapia altamente efficace per la gestione dei traumi e delle esperienze dolorose, ed è supportata da numerose testimonianze positive da parte dei pazienti.

Se stai cercando un terapeuta EMDR qualificato in Italia, ti consigliamo di visitare il sito web dell’associazione EMDR Italia. Qui troverai informazioni dettagliate sulla formazione e certificazione dei terapeuti, nonché un elenco di professionisti qualificati nella tua zona.

Domande frequenti sull’associazione EMDR Italia:

Qual è il processo di formazione per diventare un terapeuta EMDR qualificato?

Il processo di formazione per diventare un terapeuta EMDR qualificato richiede la partecipazione a un programma di formazione approvato dall’associazione EMDR Italia. Questo programma prevede corsi teorici, supervisione clinica e la presentazione di casi clinici per ottenere la certificazione.

Come posso verificare se un terapeuta è effettivamente qualificato da EMDR Italia?

Puoi verificare se un terapeuta è qualificato da EMDR Italia consultando l’elenco dei professionisti qualificati sul sito web dell’associazione. Inoltre, puoi richiedere al terapeuta di mostrarti la sua certificazione EMDR e chiedere informazioni sulla sua esperienza nel trattamento dei traumi.

L’EMDR è adatto a tutti i tipi di traumi?

L’EMDR può essere utilizzato per trattare una vasta gamma di traumi, compresi quelli causati da abusi, incidenti, perdite e altre esperienze dolorose. Tuttavia, è importante valutare attentamente ogni caso individualmente e lavorare in collaborazione con un terapeuta qualificato per determinare se l’EMDR sia il trattamento più appropriato.

Quanto tempo dura una sessione di terapia EMDR?

Una sessione di terapia EMDR di solito dura circa 60-90 minuti.

EMDR e Neuroscienze: come e perchè funziona

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una tecnica di psicoterapia che si è dimostrata efficace nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Tuttavia, i meccanismi alla base del funzionamento dell’EMDR non sono ancora del tutto chiari.

Il modello dell’Elaborazione Adattiva dell’Informazione (AIP), alla base dell’EMDR, suggerisce che i ricordi del trauma immagazzinati in modo disadattivo creano ostacoli all’elaborazione razionale delle informazioni, che avviene nell’area della corteccia prefrontale del cervello.

Si ipotizza pertanto che la stimolazione bilaterale, attraverso i movimenti oculari o altri meccanismi tattili o acustici, rimuova questi ostacoli e permetta l’elaborazione completa del ricordo, portando a una riduzione dei sintomi del trauma.

EMDR e Neuroscienze
EMDR e Neuroscienze

Che cosa è l’Adaptive Information Processing (AIP)

Il modello dell’elaborazione adattiva dell’informazione (AIP) è il quadro teorico alla base della terapia EMDR. Il modello AIP suggerisce che il disagio psicologico e i sintomi derivano da ricordi ed esperienze non elaborati che vengono immagazzinati in modo disadattivo nel cervello.

Secondo il modello AIP, questi ricordi ed esperienze non elaborati possono essere accessibili e rielaborati attraverso una stimolazione bilaterale, come i movimenti oculari, che facilitano l’integrazione del materiale traumatico nelle reti di memoria adattive.

L’obiettivo della terapia EMDR è quello di facilitare la rielaborazione di questi ricordi ed esperienze, consentendo lo sviluppo di reti neurali più adattive e il potenziamento delle risposte positive in futuro.

Il modello AIP sottolinea anche l’importanza di affrontare il quadro clinico complessivo, comprese le esperienze passate, i fattori scatenanti attuali e gli obiettivi futuri, al fine di ottenere una guarigione completa. La terapia EMDR mira a colpire le cause sottostanti del disagio e della disfunzione, anziché limitarsi ad alleviare i sintomi, affrontando i ricordi e le esperienze che contribuiscono alle difficoltà del cliente.

Inoltre, il modello AIP evidenzia l’interconnessione di vari approcci terapeutici, come le pratiche psicodinamiche, cognitivo-comportamentali e sistemiche, nell’applicazione della terapia EMDR. La terapia EMDR integra elementi di questi diversi approcci per fornire un trattamento completo che risponda alle esigenze e alle esperienze uniche del cliente.

In sintesi, il modello dell’elaborazione adattiva delle informazioni (AIP) è il fondamento teorico della terapia EMDR: presume che il disagio psicologico derivi da ricordi ed esperienze non elaborati e che la terapia EMDR miri a rielaborare e integrare questi ricordi per promuovere un funzionamento adattivo e risposte positive in futuro.

Tipologie di Stimolazione Bilaterale

La stimolazione bilaterale è una tecnica terapeutica che prevede l’utilizzo di stimoli sensoriali, come suoni, battiti e movimenti oculari, per attivare entrambi i lati del cervello secondo uno schema ritmico.

Ecco alcuni esempi di schemi ritmici utilizzati nella stimolazione bilaterale:

  • Stimolazione bilaterale uditiva: Può comportare l’ascolto di toni che si alternano tra il lato destro e quello sinistro della testa.
  • Stimolazione bilaterale tattile: Può consistere nell’attraversare il corpo in uno schema ritmico, come i colpetti a farfalla, in cui si mette la mano destra sulla spalla sinistra e la mano sinistra sulla spalla destra, e poi si alternano colpetti delicati su ciascuna spalla in un ritmo o schema coerente.
  • Stimolazione bilaterale basata sul movimento: Si tratta di attività come camminare, fare jogging o battere su un tamburo con le mani alternate.
  • Stimolazione bilaterale basata sui movimenti oculari: Si tratta di un elemento centrale della terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR), che consiste nel seguire con gli occhi le dita del terapeuta o una luce in movimento secondo uno schema ritmico.

Nel complesso, la stimolazione bilaterale è una tecnica versatile che può essere utilizzata in diversi contesti terapeutici per aiutare i clienti a elaborare i ricordi traumatici e promuovere la guarigione.

Gli schemi ritmici utilizzati nella stimolazione bilaterale possono variare a seconda del tipo di stimoli sensoriali utilizzati, ma tutti implicano l’attivazione di entrambi i lati del cervello in uno schema ritmico.

Teorie sul Funzionamento dell’EMDR

Da quando Francine Shapiro ha introdotto questa terapia nel 1989, sono state avanzate molte teorie riguardo al motivo per cui l’EMDR sia efficace. Esploriamo le principali teorie che cercano di chiarire le basi neurobiologiche dietro l’efficacia dell’EMDR, fornendo una comprensione approfondita di come potrebbe funzionare a livello cerebrale.

Modello Adattativo dell’Informazione (AIM)

Proposto da Shapiro, l’AIM suggerisce che l’EMDR faciliti la connessione tra le reti neurali disadattive (associate ai ricordi traumatici) e quelle adattive. Questo modello sostiene che i movimenti oculari facilitino l’accesso a reti neurali adattive, permettendo al cervello di rielaborare l’informazione traumatica in un modo meno perturbante.

L’Analogia con il Sonno REM e il Ruolo delle Saccadi

Il sonno a movimento oculare rapido (REM) ha sempre giocato un ruolo centrale nella nostra comprensione dei processi di elaborazione emotiva e di consolidamento della memoria. Secondo una teoria formulata da Stickgold, i movimenti oculari caratteristici dell’EMDR potrebbero avere una funzione simile alle saccadi del sonno REM. Questi movimenti, infatti, potrebbero aiutare a ripristinare un equilibrio neurobiologico, portando a un’elaborazione più efficace dei ricordi traumatici e riducendo l’incidenza di risposte emotive negative. Questa analogia suggerisce che l’EMDR potrebbe sfruttare meccanismi simili a quelli operativi durante il sonno REM per favorire la guarigione.

Differenze con la Terapia di Esposizione e il Riconsolidamento della Memoria

La terapia di esposizione ha una lunga storia di efficacia nel trattamento dei disturbi correlati ai traumi, ma l’EMDR sembra operare attraverso percorsi leggermente differenti. Landin-Romero e altri autori avanzano l’idea che l’EMDR possa indurre un processo di riconsolidamento della memoria, permettendo la rielaborazione e la modifica dei ricordi traumatici. Questo non solo offre una nuova prospettiva sul modo in cui l’EMDR opera, ma pone anche l’accento su regioni cerebrali come l’ippocampo e l’amigdala, essenziali per l’elaborazione e la conservazione della memoria.

Teoria dell’Orientamento Duale

Secondo questa teoria, i movimenti oculari in EMDR aiutano a riequilibrare il sistema di orientamento del cervello, che può essere iperattivo a seguito di traumi. I movimenti oculari possono ridurre l’arousal, permettendo al cervello di processare le informazioni traumatiche senza diventare eccessivamente allarmato.

Teoria Polivagale

Basata sulla teoria polivagale di Stephen Porges, questa teoria sostiene che l’EMDR possa influenzare il sistema nervoso autonomo, in particolare il nervo vago, che gioca un ruolo cruciale nella regolazione dell’arousal e della risposta allo stress. L’EMDR potrebbe aiutare a riportare il sistema in uno stato di “sicurezza”, facilitando la rielaborazione dei ricordi traumatici.

Teoria della Distrazione

Alcuni ricercatori suggeriscono che i movimenti oculari servano semplicemente come una distrazione, riducendo l’intensità emotiva delle memorie traumatiche e permettendo una rielaborazione più facile. Questa teoria è stata meno accettata rispetto ad altre, dato che sminuisce l’importanza dei meccanismi neurobiologici alla base dell’EMDR.

Teoria del Processamento Sensoriale

Questa teoria propone che i movimenti oculari e altre stimolazioni bilaterali utilizzate nell’EMDR (come i suoni o i tap bilaterali) possano attivare entrambi gli emisferi cerebrali, promuovendo una maggiore integrazione tra l’emisfero sinistro (più logico e linguistico) e l’emisfero destro (più emotivo e creativo). Ciò può facilitare una rielaborazione completa dei ricordi traumatici.

Studi di Neuroimaging

Gli studi di neuroimmagine hanno fornito prove preliminari sui correlati neuronali della terapia EMDR. Questi studi hanno mostrato cambiamenti nell’attività cerebrale prima, durante e dopo la terapia EMDR, suggerendo che l’EMDR può avere un impatto sulle reti neurali coinvolte nell’elaborazione emotiva e nella memoria.

Inoltre, è stato dimostrato che l’EMDR provoca cambiamenti morfovolumetrici nel cervello. Ad esempio, i cambiamenti successivi all’EMDR in pazienti con PTSD hanno incluso un aumento significativo del volume della materia grigia nel giro paraippocampale sinistro e una diminuzione significativa nella regione del talamo sinistro.

Studi di Elettrofisiologia

Uno studio che ha utilizzato l’elettroencefalogramma (EEG) ha rilevato che i movimenti oculari bilaterali, una componente chiave della terapia EMDR, migliorano l’interazione interemisferica. Ciò suggerisce che i movimenti oculari utilizzati nell’EMDR possono facilitare la comunicazione tra gli emisferi cerebrali.

Studi di Neurofisiologia

Studi neurofisiologici hanno dimostrato che l’EMDR disattiva in modo efficace le regioni del mesencefalo coinvolte nella downregulation dell’iperarousal del sistema nervoso autonomo (SNA).
Inoltre, attiva aree come l’ippocampo, la corteccia cingolata anteriore (ACC), la corteccia prefrontale mediale (mPFC) e la corteccia orbitofrontale (OFC), che svolgono ruoli cruciali nei processi cognitivi, affettivi e comportamentali.

Questi risultati suggeriscono che la terapia EMDR non solo aiuta a disattivare le regioni del cervello posteriore implicate nell’iperarousal, ma attiva e modifica anche le aree cerebrali coinvolte in processi cognitivi ed emotivi cruciali, portando in ultima analisi a una riduzione dei sintomi del trauma e a un miglioramento della salute mentale.

Il Ruolo dell’Ippocampo nella Rielaborazione dei Traumi

Il ruolo dell’ippocampo nel consolidamento della memoria durante la terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR) è stato studiato negli anni dalle neuroscienze. .

L’ippocampo è una struttura cerebrale cruciale coinvolta nella formazione e nel consolidamento dei ricordi. Svolge un ruolo fondamentale nella codifica e nel recupero dei ricordi episodici e spaziali. Durante il consolidamento della memoria, l’ippocampo interagisce con altre regioni cerebrali, come la corteccia entorinale, per integrare le nuove informazioni nelle reti di memoria esistenti.

Il Consolidamento della Memoria

Le ricerche suggeriscono che l’ippocampo è coinvolto nella codifica iniziale e nell’immagazzinamento temporaneo dei ricordi, ma col tempo le informazioni vengono gradualmente trasferite ad altre regioni cerebrali per l’immagazzinamento a lungo termine. Questo processo, noto come consolidamento della memoria, comporta la riorganizzazione e il rafforzamento delle connessioni neurali, consentendo una memorizzazione stabile dei ricordi.

L’ippocampo è coinvolto anche negli aspetti contestuali della memoria, collegando tra loro diversi elementi di un’esperienza: aiuta a formare associazioni tra i diversi input sensoriali e le informazioni contestuali, consentendo il recupero dei ricordi in contesti specifici.

Nel contesto della terapia EMDR, si propone che la stimolazione bilaterale, come i movimenti oculari, utilizzata nell’EMDR possa facilitare il riconsolidamento dei ricordi traumatici. Questo processo potrebbe comportare l’attivazione di regioni cerebrali coinvolte nell’elaborazione della memoria, tra cui l’ippocampo.

Tuttavia va detto che sono necessarie ulteriori ricerche per indagare specificamente il ruolo dell’ippocampo nel consolidamento della memoria durante la terapia EMDR.

Processi su cui agisce l’EMDR

La terapia EMDR aiuta i processi cognitivi, affettivi e comportamentali attivando e lavorando con le regioni cerebrali coinvolte in questi processi. In particolare, la terapia EMDR:

Processi cognitivi: L’EMDR attiva l’ippocampo, la corteccia cingolata anteriore (ACC), la corteccia prefrontale mediale (mPFC) e la corteccia orbitofrontale (OFC), che sono coinvolte nel consolidamento della memoria, nel controllo cognitivo e nel processo decisionale. Questo aiuta le persone a rielaborare i ricordi traumatici e a sviluppare nuove prospettive adattive sulle loro esperienze.

Processi affettivi: L’EMDR disattiva in modo efficace le regioni del cervello posteriore coinvolte nella downregulation dell’iperarousal del sistema nervoso autonomo (ANS). Ciò contribuisce a ridurre l’angoscia emotiva e l’ansia associate ai ricordi traumatici, consentendo agli individui di gestire meglio le loro risposte emotive ai fattori scatenanti.

Processi comportamentali: Intervenendo sui processi cognitivi e affettivi, la terapia EMDR può portare a cambiamenti nel comportamento. Quando gli individui sviluppano nuove prospettive sulle loro esperienze traumatiche e gestiscono meglio le loro risposte emotive, possono mostrare strategie di coping più sane e migliorare il funzionamento nella vita quotidiana.

Altre Tecnice Terapeutiche che usano la Stimolazione Bilaterale

La stimolazione bilaterale è una tecnica terapeutica che prevede come detto l’utilizzo di stimoli sensoriali, come suoni, colpetti e movimenti oculari, per attivare entrambi i lati del cervello. È un elemento centrale della terapia EMDR ma viene utilizzato anche in altri contesti e pratiche terapeutiche.

Ecco alcune altre tecniche terapeutiche che utilizzano la stimolazione bilaterale:

  • Terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT): È un tipo di terapia che aiuta i bambini e gli adolescenti che hanno subito un trauma. Utilizza una serie di tecniche, tra cui la stimolazione bilaterale, per aiutare i clienti a elaborare i ricordi traumatici e a sviluppare abilità di coping.
  • Brainspotting: È un tipo di terapia che utilizza la posizione degli occhi per aiutare i clienti ad accedere ai ricordi traumatici e ad elaborarli. Si tratta di identificare un “punto cerebrale”, cioè un punto del campo visivo che corrisponde all’esperienza emotiva o fisica del trauma, e di utilizzare la stimolazione bilaterale per elaborare il ricordo.
  • Esperienza somatica: È un tipo di terapia che si concentra sulle sensazioni fisiche associate al trauma. Utilizza la stimolazione bilaterale, tra le altre tecniche, per aiutare i clienti a rilasciare la tensione e a regolare il sistema nervoso.
  • Tecniche di libertà emozionale (EFT): È un tipo di terapia che prevede il picchiettamento di punti specifici del corpo mentre ci si concentra su un ricordo traumatico o un’emozione negativa. Il picchiettamento è una forma di stimolazione bilaterale che si ritiene aiuti a rilasciare i blocchi emotivi e a promuovere la guarigione.
  • Tecnica di agopressione Tapas (TAT): È un tipo di terapia che prevede il mantenimento di specifici punti di agopressione sul corpo mentre ci si concentra su un ricordo traumatico o un’emozione negativa. Si tratta di una forma di stimolazione bilaterale che si ritiene aiuti a sciogliere i blocchi emotivi e a promuovere la guarigione.

Nel complesso, la stimolazione bilaterale è una tecnica versatile che può essere utilizzata come processo o procedura in diversi contesti terapeutici.

Conclusioni su EMDR e Neuroscienze

In conclusione, sebbene gli esatti meccanismi d’azione dell’EMDR siano ancora in fase di studio, sono state proposte diverse teorie per spiegarne le basi neurobiologiche.

Queste teorie suggeriscono che l’EMDR potrebbe coinvolgere processi quali il consolidamento della memoria, il riconsolidamento e la modulazione dell’attività cerebrale nelle regioni coinvolte nell’elaborazione emotiva e nella memoria.

Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno i meccanismi alla base della terapia EMDR e la sua efficacia nel trattamento del PTSD.

Bibliografia

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I Migliori Specialisti EMDR a Milano: Una Guida

Come scegliere il proprio Terapeuta EMDR a Milano

Stai cercando un terapeuta esperto in EMDR a Milano per affrontare un trauma o sintomi stressanti? Scopri che l’EMDR è un metodo di psicoterapia innovativo, utilizzato con successo per il trattamento di disturbi post-traumatici.

Questa guida ti aiuterà a conoscere i migliori specialisti EMDR a Milano, illustrando come funziona questo metodo e quali benefici può apportare. Non perdere l’occasione di trasformare la tua vita con la giusta terapia.

Punti chiave

  • L’EMDR è una terapia per superare i traumi con l’aiuto dei movimenti oculari e stimoli bilaterali.
  • La terapia EMDR a Milano è offerta da ottimi specialisti come la dottoressa Beatrice Dugandzija.
  • L’EMDR può trattare molte condizioni, tra cui stress post-traumatico, ansia, depressione, disturbi alimentari e dolore cronico.
  • Per scegliere il giusto terapeuta EMDR, considera la formazione, l’esperienza, la metodologia di lavoro, le capacità comunicative, l’empatia e l’etica professionale del praticante.
A therapist using EMDR therapy with clients, showcasing different individuals, their emotions and experiences.

Che cos’è EMDR?

EMDR, acronimo di “Eye Movement Desensitization and Reprocessing” (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), è un approccio psicoterapico riconosciuto a livello internazionale per l’efficacia nel trattamento dei traumi.

Questa terapia aiuta le persone a superare traumi passati che causano disagio nel presente. L’EMDR utilizza movimenti oculari e altre forme di stimolazione ritmica per trattare disturbi legati a esperienze passate e disagi attuali.

Nonostante l’attenzione sugli occhi, il cuore dell’EMDR è il sistema cognitivo del paziente. Durante una sessione, il terapeuta lavora attentamente con il paziente per identificare e processare le informazioni disturbanti che sono alla base dei loro problemi attuali.

L’obiettivo non è dimenticare o cancellare le esperienze traumatiche, ma piuttosto sviluppare la capacità di relazionarsi ad esse senza influire negativamente sulla vita del paziente.

Come funziona il metodo EMDR?

Il metodo EMDR funziona stimolando il movimento degli occhi o altri stimoli bilaterali per ridurre l’impatto emotivo dei ricordi traumatici e favorire la rielaborazione del trauma.

Le applicazioni della psicoterapia EMDR

La psicoterapia EMDR trova impiego in una notevole varietà di disturbi mentali e fisici. I migliori specialisti EMDR a Milano, utilizzano questo metodo integrandolo in diverse forme di psicoterapia.

  • Terapia cognitivo-comportamentale: L’EMDR si rivela efficace nel combinazione con quest’approccio per alcuni tipi di patologie.
  • Schema Therapy: L’implementazione dell’EMDR può arricchire la pratica della Schema Therapy.
  • Trattamento dei disturbi d’ansia: Per pazienti ansiosi, l’EMDR può offrire sollievo rapido dai sintomi debilitanti.
  • Trattamento della depressione: La terapia EMDR è un metodo promettente per affrontare le radici emozionali della depressione.
  • Psicologia dei disturbi alimentari: Anche i problemi alimentari possono beneficiare dell’approccio EMDR.
  • Psicoterapia costruttivista: L’EMDR si integra bene nella psicoterapia costruttivista per creare nuovi modelli cognitivi ed emotivi.
  • Psicoterapia espressivo-supportiva
  • Psicoterapia della Relazione

Benefici e efficacia del metodo EMDR

Il metodo EMDR offre numerosi benefici ed è stato dimostrato essere efficace nel trattamento dei disturbi post-traumatici da stress e di altri sintomi psicologici.

Per quali sintomi e condizioni può essere efficace?

La terapia EMDR può dimostrare la sua efficacia in una vasta gamma di sintomi. Questi includono:

  1. Difficoltà relazionali: L’EMDR può aiutare a superare le sfide nelle interazioni personali e romantiche.
  2. Dipendenze emotive o relazionali: La terapia EMDR offre strumenti per gestire e superare queste dipendenze.
  3. Attacchi di panico: L’approccio dell’EMDR può fornire sollievo per coloro che soffrono di attacchi di panico frequenti.
  4. Ansia e depressione: Questa terapia può alleviare i sintomi associati all’ansia e alla depressione cronica.
  5. Agorafobia: L’EMDR è un metodo potente per affrontare e superare l’agorafobia.
  6. Traumi infantili o esperienze avverse: L’EMDR è particolarmente efficace nell’affrontare il trauma dell’infanzia e le relative conseguenze psicologiche.
  7. Disturbi della personalità: La terapia EMDR può essere utile nel trattamento di vari disturbi della personalità.
  8. Disturbi ossessivo-compulsivi: I pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo possono trarre beneficio da questa terapia.
  9. Disturbi alimentari: L’EMDR può offrire strategie efficaci per affrontare i comportamenti alimentari problematici.
  10. Abusi sessuali: Le vittime di abusi sessuali possono trovare nell’EMDR uno strumento valido nella loro ripresa.

Terapeuti EMDR a Milano

A therapist conducting an EMDR session in a calm and peaceful therapy room, focusing on the human face with detailed features.

Ecco una presentazione dei migliori specialisti EMDR a Milano, tra cui lo Studio EMDR della drssa Beatrice Dugandzija. Scopri quale terapista potrebbe essere giusto per te!

Lo Studio EMDR della drssa Beatrice Dugandzija a Milano

Situato nel cuore di Milano, lo Studio EMDR della dottoressa Beatrice Dugandzija è rinomato per l’offerta di servizi di terapia EMDR di alta qualità. La dottoressa Dugandzija, uno dei migliori specialisti EMDR in città, utilizza il metodo EMDR per aiutare i pazienti a elaborare ed affrontare eventi traumatici.

Attraverso un protocollo strutturato, la dottoressa Dugandzija esplora la storia del paziente e identifica le convinzioni negative che possono essere radicate. Grazie alla terapia EMDR, molti pazienti hanno avuto successo nel rivisitare e risolvere ricordi del passato non completamente elaborati.

Altri specialisti a Milano

Per ogni necessità di trovare un terapeuta nelle vostre vicinanze (anche in tutta Italia) si segnala la possibilità di consultare l’albo ufficiale dei Terapeuti e Practitioner EMDR presente online sul sito della Associazione EMDR Italia.

In questo articolo segnalerò alcune fidate colleghe.

La dr.ssa Angela Sebastio è uno dei terapeuti di rilievo nella terapia EMDR a Rho (MI). La sua esperienza e competenza lo rendono una figura di riferimento per chi cerca supporto nella gestione dei disturbi post-traumatici da stress nei minori e adulti Dotato di un approccio terapeutico personalizzato, la dottoressa Sebastio offre ai suoi pazienti un percorso di cura efficace e risolutivo.

Un altro nome che merita attenzione è la dr.ssa Sophie Perichon. Specializzata nella terapia EMDR, la dottoressa Perichon pratica a Buccinasco (Mi) ed ha una vasta esperienza nel settore della psicotraumatologia dell’età evolutiva. La dottoressa opera nel campo della psicoterapia infantile e EMDR.

Inoltre, la dr.ssa Claudia Bernasconi, psicologa psicoterapeuta, offre la terapia EMDR per adulti presso il centro Ginestra a Milano. Oltre alla sua competenza nell’EMDR, la drssa Bernasconi è nota per la sua specializzazione in Mindfulness.

Come scegliere il terapeuta EMDR giusto per te

Per scegliere il terapista EMDR giusto per te, considera la sua formazione e competenza professionale. Scopri di più su come individuare il terapeuta ideale nell’articolo completo.

Quali doti e formazione professionale deve avere un terapeuta EMDR practitioner a Milano?

Scegliere un terapeuta EMDR practitioner a Milano richiede attenzione sui seguenti aspetti:

  1. Formazione professionale: Il terapeuta deve possedere una formazione specifica in terapia EMDR. Questa formazione dovrebbe essere riconosciuta e accreditata da organizzazioni internazionali come l’EMDR Europe Association di cui l’Associazione EMDR Italia fa parte.
  2. Esperienza pratica: Un buon terapeuta EMDR ha una vasta esperienza nel trattamento di disturbi legati a traumi e abusi sessuali. Potrebbe avere anni di esperienza o centinaia di ore di pratica clinica.
  3. Metodologia di lavoro: La terapia EMDR mira a raggiungere un equilibrio neurofisiologico progressivo e la risoluzione del trauma. Il terapeuta dovrebbe quindi lavorare per sviluppare la capacità dell’individuo di relazionarsi alle proprie esperienze traumatiche senza che queste influenzino negativamente la vita presente.
  4. Utilizzo delle tecniche corrette: Nell’ambito della terapia EMDR, il praticante utilizza stimolazioni bilaterali, come i movimenti oculari, per attivare il sistema innato di elaborazione delle informazioni del cervello.
  5. Capacità comunicative: Un buon terapeuta deve avere ottime capacità comunicative e il paziente deve sentirsi a proprio agio con lui o lei.
  6. Empatia: L’empatia è essenziale nella relazione tra paziente e psicoterapeuta; il paziente deve sentirsi compreso, accolto e non giudicato.
  7. Etica professionale: La riservatezza è fondamentale nella professione dello psicoterapeuta; tutti i dettagli discussi durante le sessioni devono rimanere confidenziali.
  8. Ottenere referenze: Potrebbe essere utile chiedere consiglio al proprio medico o ad altri professionisti della salute mentale prima di scegliere un praticante EMDR a Milano.

Conclusioni e prossimi passi

Ora che hai una chiara visione della terapia EMDR, non rimane che fare il prossimo passo.

Scegliere uno specialista a Milano è un importante viaggio personale.

Assicurati di selezionare il professionista che risponde meglio alle tue esigenze personali.

Buona fortuna nella tua ricerca!

Domande Frequenti

1. Come posso trovare i migliori specialisti EMDR a Milano?

Puoi trovare i migliori specialisti EMDR a Milano facendo una ricerca online, consultando i siti web dei professionisti o chiedendo raccomandazioni a amici, familiari o altri professionisti della salute mentale.

2. Cos’è l’EMDR e come può aiutarmi?

L’EMDR è una terapia che utilizza il movimento degli occhi per trattare i traumi e le esperienze negative. Può aiutarti a ridurre l’ansia, affrontare i ricordi traumatici e migliorare il benessere emotivo complessivo.

3. Quali sono i costi per una sessione con uno specialista EMDR?

I costi per le sessioni con gli specialisti EMDR possono variare. È consigliabile contattare direttamente i professionisti per ottenere informazioni sui loro prezzi e le opzioni di pagamento.

4. Quanto tempo dura una sessione di terapia EMDR?

La durata di una sessione di terapia EMDR può variare, ma di solito dura da 60 a 90 minuti. Tuttavia, la durata esatta dipenderà dalle tue esigenze individuali e dalla tua situazione clinica.

Quando l’EMDR non funziona: cause e soluzioni possibili

Cosa fare quando l’EMDR non funziona?

Avete provato l’EMDR per risolvere un problema ma non avete ottenuto i risultati sperati? Anche io ho vissuto questa situazione come psicoterapeuta avendo riscontrato che il trattamento EMDR può non funzionare per tutti.

In questo articolo, esploreremo le possibili cause del mancato successo dell’EMDR e suggeriremo soluzioni alternative. Continuate a leggere per scoprire come ottenere il massimo dalla vostra esperienza terapeutica.

Punti chiave

  • L’EMDR potrebbe non funzionare per tutti a causa di aspettative eccessive o perché potrebbe non essere adatto a determinati problemi.
  • Quando l’EMDR non funziona, è possibile consultare un terapeuta specializzato in altre tecniche terapeutiche o provare altre forme di terapia complementari.
  • È importante fornire un feedback onesto al proprio terapeuta riguardo all’efficacia dell’EMDR per esplorare alternative e trovare la migliore soluzione per il proprio benessere emotivo.
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Cosa è l’EMDR?

L’EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Re-processing, è un approccio psicoterapeutico innovativo sviluppato per trattare disturbi come il Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) e problemi di ansia associati.

Questa tecnica usa il movimento degli occhi del paziente per alleviare la sofferenza legata a memorie traumatiche. Il terapista guida i movimenti oculari del paziente mentre ripercorre mentalmente l’evento stressante.

Gradualmente, con l’EMDR, queste memorie perdono il loro carico emotivo negativo, permettendo al paziente di gestirle più facilmente.

Il meccanismo dell’EMDR ricorda il processo cognitivo che avviene durante il Sonno Rem, la fase di sonno in cui si sognano esperienze vissute durante la giornata. La tecnica EMDR stimola una sorta di sincronizzazione tra i due emisferi del cervello, facilitando quindi la rielaborazione dei ricordi traumatici.

Nonostante l’efficacia dell’EMDR non sia attribuita ai movimenti oculari stessi, la ricerca scientifica in questo settore ha dimostrato come questa terapia possa ridurre i sintomi del DPTS nel più del 78% dei pazienti.

Quando l’EMDR non funziona: possibili cause

Ci sono diverse possibili cause per cui l’EMDR potrebbe non funzionare come previsto.

Aspettative eccessive

La convinzione che l’EMDR sia una cura rapida ed efficace per tutti può portare ad aspettative eccessive. In realtà, come ogni trattamento psicoterapico, l’EMDR non garantisce risultati immediati o universali.

Anche se l’EMDR ha dimostrato di essere un metodo efficace per il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) e dei disturbi d’ansia, è cruciale comprendere che ogni individuo reagisce in modo diverso alla terapia.

Spesso, la percezione di non progredire dopo alcune sessioni può portare a frustrazione e scoraggiamento. È importante ricordare che il processo di guarigione richiede tempo e costanza.

L’Eye Movement Desensitization and Re-processing (EMDR), come tutte le terapie, richiede un impegno da parte del paziente e una volontà di affrontare le difficoltà per raggiungere un cambiamento significativo.

Non adatto per tutti i problemi

L’EMDR, come ogni altro trattamento terapeutico, potrebbe non essere efficace per tutti i problemi. Può essere particolarmente efficace per il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e disturbi d’ansia correlati, ma non è adatto o benefico per tutti i tipi di problemi.

  • Per le persone con determinate condizioni fisiche o mentali preesistenti, l’approccio dell’EMDR potrebbe non produrre i risultati sperati o potrebbe addirittura peggiorare le loro condizioni. Ad esempio, individui con certe malattie neurologiche, disturbi visivi o altre condizioni che influenzano la capacità di seguire gli stimoli visivi, potrebbero trovare difficile o scomodo partecipare al trattamento. Allo stesso modo, coloro che hanno condizioni psichiatriche complesse e gravi potrebbero necessitare di un approccio terapeutico differente o aggiuntivo per affrontare al meglio le loro sfide.
  • Quando si tratta di dolore cronico, l’EMDR è stato sviluppato principalmente per trattare i traumi psicologici e, sebbene alcune persone possano trovare beneficio nel suo utilizzo per il dolore cronico, non è necessariamente la terapia più indicata. Il dolore cronico può avere cause e manifestazioni estremamente varie, che vanno da cause fisiche a cause emotive. Sebbene la terapia EMDR possa aiutare a trattare eventuali traumi o stress legati al dolore, potrebbe non affrontare direttamente le radici del dolore stesso. Pertanto, coloro che soffrono di dolore cronico potrebbero aver bisogno di un approccio integrato che combini diverse terapie e interventi.

In sintesi, benché l’EMDR possa offrire un valido aiuto in molte circostanze, è fondamentale che i pazienti siano valutati attentamente dai loro terapeuti per determinare il trattamento più adatto alle loro esigenze specifiche.

A volte, altre forme di terapia possono essere più appropriate. Pertanto, è fondamentale selezionare il trattamento giusto in base al problema specifico del paziente.

Non importa quanto sia efficace un trattamento terapeutico, sarà inefficace se scelto per il problema sbagliato.

Condizioni fisiche o mentali preesistenti

Le condizioni fisiche o mentali preesistenti possono avere un ruolo significativo nell’efficacia del trattamento EMDR. Disturbi come la depressione cronica, l’ansia generalizzata o problemi di salute fisica prolungata possono influenzare il modo in cui il paziente risponde alla terapia.

D’altra parte, la presenza di traumi non elaborati o di disturbi di personalità complessi può complicare il processo terapeutico. È importante considerare queste condizioni preesistenti nel determinare l’approccio migliore al trattamento.

  • In alcuni casi, potrebbe essere necessario un lavoro preliminare con altre forme di terapia prima di avviare l’EMDR. La comprensione e il riconoscimento delle proprie condizioni di all’ottimizzazione dell’esito del trattamento psicoterapico con EMDR.

Ruolo del Terapeuta nella selezione del paziente adatto

Il terapeuta svolge un ruolo cruciale nel determinare se un paziente è adatto per l’EMDR. Prende in considerazione diversi fattori come la gravità dei sintomi, la presenza di una diagnosi psichiatrica grave come la schizofrenia o il disturbo bipolare, e l’esperienza di traumi molto recenti o attuali.

Tali dettagli possono influenzare l’efficacia del trattamento con EMDR. Inoltre, è importante che il paziente sia adeguatamente preparato e motivato per iniziare la terapia EMDR. Se si ritiene che l’EMDR non sia l’opzione migliore per il paziente, il terapeuta può suggerire altre tecniche terapeutiche.

La selezione corretta del paziente contribuisce significativamente al successo del trattamento con EMDR. La mia esperienza come terapeuta mi ha insegnato quanto sia fondamentale questo aspetto del processo.

Soluzioni possibili quando l’EMDR non funziona

Consultare un altro terapeuta

Cercare l’opinione di un altro terapeuta può essere una mossa strategica quando l’EMDR non porta i risultati sperati. Il cambiamento può portare  nuove prospettive, aiutando a scoprire alternative e a capire meglio il percorso di guarigione.

Non si deve vedere questo come un fallimento, ma piuttosto come un’opportunità per esplorare nuovi modi di affrontare i problemi. Un terapeuta diverso potrebbe avere tecniche e approcci diversi che potrebbero essere più adatti alle proprie condizioni attuali.

Se si avverte che la relazione con il terapeuta attuale non è forte o se si sente che le sessioni non stanno aiutando a progredire, trovare un nuovo terapeuta potrebbe rivelarsi la mossa giusta.

Infine, ricordiamo che la terapia è un processo personale e, a volte, è solo questione di trovare la persona giusta che possa aiutarmi nel percorso di guarigione.

Sperimentare altre tecniche terapeutiche

Esplorare altre tecniche terapeutiche può essere un passo cruciale per il miglioramento e la guarigione. Questo non significa che l’EMDR non sia efficace, ma ogni individuo è unico e ciò che funziona per una persona potrebbe non funzionare per un’altra.

La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, è stata largamente riconosciuta come efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia e dello stress post-traumatico. La psicoterapia cognitivo comportamentale aiuta le persone a riconsiderare e cambiare i pensieri negativi o distorti.

Inoltre, alcune persone trovano la terapia di esposizione utile. Questa tecnica comporta l’esposizione ripetuta a stimoli induttori d’ansia in un ambiente sicuro e controllato. Quindi, esistono molte opzioni tra cui scegliere, è importante lavorare con il terapeuta per trovare il metodo più adatto.

Fornire un feedback onesto al terapeuta

Quando partecipi a una terapia EMDR e senti che non sta funzionando come ti aspettavi, è importante fornire un feedback onesto al tuo terapeuta. Il feedback ti permette di esprimere le tue preoccupazioni, i tuoi obiettivi e le tue aspettative riguardo alla terapia.

Quando dai il tuo feedback, assicurati di essere specifico e dettagliato, in modo che il terapeuta possa capire appieno ciò che stai vivendo. È importante comunicare in modo costruttivo, senza giudicare o accusare il terapeuta.

Ricorda che il tuo feedback può riguardare la percezione di mancanza di progressi nella terapia o il desiderio di provare diverse strategie e tecniche terapeutiche. Il terapeuta dovrebbe essere aperto e disposto ad ascoltare attentamente il tuo feedback, in modo da poter collaborare insieme per trovare la soluzione migliore per te.

La mia esperienza con l’EMDR: testimonianze

A woman reflects on her EMDR therapy experience in a peaceful garden surrounded by nature.

RIportiamo una tipica testimonianza di un mio paziente sottoposto a psicoterapia con l’integrazione di EMDR

Ho voluto condividere questa esperienza con l’EMDR per darti un’idea di come questa terapia può essere efficace per affrontare il disturbo da stress post-traumatico e altri problemi legati all’ansia.

“Prima di iniziare l’EMDR, ero tormentato da ricordi traumatici che mi facevano sentire ansioso e intrappolato nel passato. La terapia EMDR mi ha permesso di affrontare questi ricordi dolorosi in modo sicuro e progressivo.

Durante le sessioni, il mio terapeuta mi ha guidato attraverso i movimenti oculari mentre ero immerso nei ricordi. Questo ha aiutato a ridurre gradualmente l’intensità delle mie emozioni negative legate a quegli eventi traumatici.

Con il tempo, ho iniziato a sperimentare un notevole sollievo e una maggiore sensazione di controllo sulla mia vita. L’EMDR ha davvero cambiato la mia prospettiva e mi ha dato gli strumenti per affrontare meglio le sfide della vita.”

Se stai cercando una soluzione efficace per superare traumi o ansie, consiglio vivamente di considerare l’EMDR come opzione di trattamento.

Domande frequenti sull’EMDR

Efficacia dell’EMDR: Scopri quanto è efficace il trattamento EMDR e come può aiutarti a superare i tuoi problemi. Leggi di più!

Efficacia dell’EMDR

L’EMDR è un trattamento efficace per il disturbo da stress post-traumatico. Dati hanno dimostrato che il 78% dei pazienti ha sperimentato una significativa riduzione dei sintomi dopo aver seguito l’EMDR.

È importante notare che l’efficacia di questo trattamento non è solo attribuita ai movimenti oculari, ma al processo cognitivo che avviene durante la terapia. Studi hanno anche dimostrato che l’EMDR funziona in modo simile alla terapia di esposizione, che coinvolge la ripetuta esposizione a stimoli che causano ansia.

Nonostante ciò, l’EMDR può essere più efficace nel ridurre i sintomi d’ansia traumatica rispetto ad altri tipi di terapia o all’assenza di trattamento.

Durata della terapia EMDR

La durata della terapia EMDR può variare da persona a persona e dipende dalla complessità dei problemi affrontati. In generale, una sessione di EMDR può durare da 60 a 90 minuti.

Il numero totale di sessioni necessarie per ottenere risultati positivi può variare da 1 a 12 o più. Tuttavia, è importante ricordare che ogni individuo ha un percorso terapeutico unico e che la terapia EMDR può richiedere tempo per affrontare completamente le esperienze traumatiche.

Spesso, i pazienti iniziano a notare miglioramenti dopo alcune sessioni, ma è importante mantenere un impegno costante durante l’intero processo di trattamento per raggiungere risultati duraturi.

Possibili effetti collaterali dell’EMDR: è pericoloso?

Gli effetti collaterali dell’EMDR non sono stati dimostrati come pericolosi. Durante la terapia potrebbero verificarsi alcune reazioni temporanee come sensazioni di stanchezzasogni vividi o emozioni intense.

È importante ricordare che ogni persona reagisce in modo diverso alla terapia e questi effetti collaterali tendono a essere transitori. In alcuni casi, potrebbe verificarsi un aumento temporaneo dell’ansia durante la terapia, ma è un sintomo che di solito diminuisce con il tempo.

La sicurezza del paziente è una delle principali preoccupazioni dei terapisti EMDR e sono disponibili diverse tecniche per gestire eventuali reazioni avverse durante la terapia.

Interruzione della terapia EMDR: cause e conseguenze

Quando si interrompe la terapia EMDR, ci possono essere diverse cause e conseguenze da tenere in considerazione. Una possibile causa potrebbe essere una mancanza di progressi o un senso di frustrazione nel processo terapeutico.

Altre ragioni potrebbero includere la difficoltà a mantenere costanza nella terapiaproblemi finanziari o il rifiuto di affrontare determinati ricordi dolorosi. Interrompere la terapia EMDR potrebbe comportare diverse conseguenze, come un ritorno dei sintomi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD) o un senso di sconfitta personale.

Inoltre, potrebbe prolungare il periodo di recupero e richiedere ulteriori sforzi per affrontare i problemi emotivi. È importante riflettere attentamente prima di interrompere la terapia EMDR e discuterne con il proprio terapeuta per valutare le migliori opzioni disponibili.

Conclusione

Conclusioni

La terapia EMDR è una modalità terapeutica validata e efficace per molti, ma come con tutte le terapie, non è universale e potrebbe non essere adatta a tutti. Se stai sperimentando difficoltà con l’EMDR, ciò potrebbe essere attribuito a una serie di fattori individuali o esterni. Tuttavia, ci sono varie vie da esplorare e strategie da adottare per garantire che tu riceva la cura di cui hai bisogno.

È fondamentale aprirsi e comunicare con il proprio terapeuta sulle proprie esperienze; potrebbe essere anche utile considerare l’opinione di un altro professionista o esplorare altre forme di terapia. La chiave sta nel riconoscere che ogni persona è un’entità unica con bisogni e reazioni individuali. Quindi, ciò che funziona per un individuo potrebbe non avere lo stesso effetto su un altro.

La ricerca del benessere emotivo e psicologico è un percorso, a volte complicato, che richiede pazienza, resilienza e adattabilità. Anche se un approccio non fornisce i risultati desiderati, è essenziale non perdere la speranza e continuare a cercare fino a trovare il trattamento più efficace per te. La tua salute e il tuo benessere valgono questo sforzo e dedizione.

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